Giunta alla 11° edizione l’Arte della Felicità affronta il tema centrale del nostro essere al mondo, l’interrogativo con cui si sono misurate e si misureranno inevitabilmente tutte le forme di pensiero, a Napoli dal 16 al 23 novembre 2015.
Nella nostra cultura moderna e secolarizzata si è creata una netta separazione tra la vita e la morte: la morte è la questione centrale della nostra esistenza eppure esitiamo perfino a pronunciarne il nome. Tutti noi pensiamo – forse sbagliando – che la morte arrivi al termine della vita e che la morte sia nemica della vita. La morte ci spaventa perché ci mette di fronte all’innegabile impermanenza di tutte le cose: tutto viene e va perché la morte è insita nella vita di tutte le cose.
Eppure noi la releghiamo all’altro mondo. Si potrebbe dire che la cultura contemporanea ha “ucciso i morti”.
Una vita che non abbraccia la morte è dunque una “vita dimezzata”, eppure noi spesso dimentichiamo la morte e diamo per scontata la vita; ma così rischiamo anche l’equivoco che la vita e il suo significato siano da qualche parte lontano da noi, fuori da noi.
E ricorriamo a teorie e concettualizzazioni per darvi un senso.
Ma se i concetti e le elaborazioni sono ovviamente importanti, non possiamo però dimenticare di osservare direttamente noi stessi, le nostre esperienze concrete e la nostra vita.