Le ultime sette parole di Cristo in croce, il Quartetto Mitja e la Nuova Orchestra Scarlatti giovedì 13 alla Chiesa di San Marcellino e Festo.

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In attesa della Primavera musicale (un fitto calendario di appuntamenti a maggio e a giugno), la Nuova Orchestra Scarlatti propone un evento particolare per la Settimana Santa: giovedì 13 aprile, ore 19.00, Chiesa dei SS. San Marcellino e Festo (Largo San Marcellino, n. 10, Napoli), Le ultime sette parole di Cristo in croce di Franz Joseph Haydn, nella versione cameristica eseguita dal Quartetto ‘Mitja’, eccellenza artistica emergente in campo nazionale e internazionale, nata e cresciuta in seno alla Nuova Scarlatti, e attualmente composta da Giorgiana Strazzullo e Sergio Martinoli (violini), Carmine Caniani (viola), Veronica Fabbri (violoncello).

Il programma sarà arricchito da un testo di Antonello Farulli letto dal giornalista e attore napoletano Paolo Borzillo.  

Costo del biglietto: € 10,00, acquistabile presso la sede del concerto da un’ora prima dell’inizio.

Le diverse versioni che i quattro Vangeli tramandano delle ultime frasi che Gesù avrebbe pronunciato prima di spirare sulla croce (‘Padre perdona loro, che non sanno quello che fanno’, ‘Donna, ecco tuo figlio’, ‘Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?’, ecc.), sono raccolte nell’antica e suggestiva devozione per il Venerdì Santo delle Septem verba Domini Jesu Christi.

Nel 1786, su commissione di un canonico di Cadice, Haydn concepisce a commento di questa sorta di concentrato testamento che riassume in sé i molteplici significati della vicenda terrena di Cristo la “Musica instromentale sopra le sette ultime parole del nostro Redentore in croce”, articolata in una maestosa Introduzione, sette Sonate – ovvero sette intime meditazioni musicali, una per ciascuna frase – e un ‘Terremoto’ finale che dipinge in una manciata di vorticose battute lo squarciarsi del velo del tempio e la resurrezione  dei santi che, nella narrazione di Matteo, accompagnano la morte di Gesù.

Haydn ha tanto amato questo suo raro e bellissimo ‘polittico musicale’ originariamente destinato all’orchestra, da approntarne una riduzione per pianoforte e una trascrizione per quartetto d’archi (e più tardi, nel 1796, anche una versione per coro e orchestra).

La versione in programma per quartetto d’archi è quella che forse più di tutte evidenzia come il maestro viennese circondi le parole di Cristo con il suo stile più alto e maturo, in cui la trama strumentale si fa dialogo umanissimo, appassionato, tenero, profondo: un capolavoro assoluto.     

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