Dopo il successo di pubblico e media a Roma, Buenos Aires, Mantova, Catania e Matera, la grande mostra LUCE – L’immaginario italiano arriva a Napoli, ospitata al Convento di San Domenico Maggiore dal 9 novembre 2017 all’11 marzo 2018. L’evento è stato presentato questa mattina (mercoledì 8 novembre) nel corso di una conferenza stampa, alla quale hanno partecipato: Nino Daniele (Assessore alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli), Roberto Cicutto (Presidente e amministratore Delegato dell’Istituto Luce-Cinecittà) e Roland Sejko (curatore artistico e regia video).
“Tra incantamento e riflessione critica – ha dichiarato l’assessore Nino Daniele – la visita di questa mostra si presenta come una straordinaria esperienza culturale offerta ai nostri concittadini, e sono particolarmente lieto che possiamo ospitarla nel Grande Refettorio di San Domenico Maggiore, esso stesso uno dei luoghi più suggestivi e interessanti della nostra città”. Per Roberto Cicutto, “portare la mostra ‘Luce. L’immaginario italiano’ a Napoli significa metterla al centro dell’immaginario del mondo. Questà città rende eterno tutti e tutto ciò che la tocca più di qualsiasi altro luogo, e fa diventare napoletano chi riesce ad avvicinarla con rispetto e amore. Solo Napoli evoca immediatamente i suoi uomini e le sue donne, le vicende che hanno attraversato, lo splendore regale, la paura del fuoco, la fame, la guerra, la gioia, la musica”.
“C’è un corpo centrale – spiega il curatore Roland Sejko – di questa mostra che racconta la storia d’Italia e del ‘900. Ad ogni città è dedicato un approfondimento, che trova riscontro nell’archivio storico del Luce. Certo su Napoli esiste un materiale così vasto, in tanti campi artistici, che c’era l’imbarazzo della scelta. Quello che è nelle nostre videoinstallazioni è qualcosa che vivi quotidianamente, già camminando per le strade del centro storico… L’evoluzione della città viene descritta dagli anni 20 fino ad oggi attraverso vari contributi, tratti dagli archivi dell’Istituto Luce. Dal famoso viaggio di Hitler a Napoli, passando per i tre video che entrano nei suoni e riti di Partenope, fino ad una grande videoinstallazione, che racconta un inedito Antonio de Curtis dietro le quinte e a contatto con il popolo”.
L’esposizione racconta la storia dell’Istituto Luce dalla fondazione nel 1924 a oggi: una delle più grandi imprese culturali del Paese, un luogo di elezione della sua conoscenza storica, e il deposito materiale di memorie, segreti, sogni dell’Italia nel XX secolo e oltre. Un’interessante sezione finale è dedicata a Napoli con una videoinstallazione formata da tre schermi: dove sono esposte foto e immagini d’archivio dagli anni ‘20 fino ai tempi nostri, che raccontano l’evoluzione della città dal punto di vista sociale, ma anche storico e artistico.
L’esposizione racconta la storia dell’Istituto Luce dalla fondazione nel 1924 a oggi: una delle più grandi imprese culturali del Paese, un luogo di elezione della sua conoscenza storica, e il deposito materiale di memorie, segreti, sogni dell’Italia nel XX secolo e oltre. Un’interessante sezione finale è dedicata a Napoli con una videoinstallazione formata da tre schermi: dove sono esposte foto e immagini d’archivio dagli anni ‘20 fino ai tempi nostri, che raccontano l’evoluzione della città dal punto di vista sociale, ma anche storico e artistico.
La mostra, ideata e realizzata da Istituto Luce-Cinecittà, promossa dall’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli è curata da Gabriele D’Autilia (curatore scientifico e testi) e da Roland Sejko (curatore artistico e regia video). L’organizzazione generale è di C.O.R. Creare Organizzare Realizzare.
LA MOSTRA
Nato nel 1924 come L.U.C.E., L’Unione Cinematografica Educativa, con l’intuizione e l’intento di raccontare l’attualità del Paese, della sua società e del mondo attraverso l’ancora nuovo linguaggio delle immagini in movimento, e ribattezzato con Regio decreto l’anno seguente, l’Istituto Nazionale Luce venne presto sostenuto con forza e controllato da Benito Mussolini, che ne comprese e sfruttò le enormi potenzialità divulgative e politiche. Dopo oltre 90 anni e una vicenda che ha accompagnato in parallelo e continuità tutta la recente Storia d’Italia, quell’intuizione è diventata oggi la più antica istituzione di cinema pubblico al mondo e, con un archivio di decine di migliaia di filmati e tre milioni di fotografie, un patrimonio di immagini impareggiabile per quantità e ricchezza di temi. Tanto da meritare nel 2013 l’ingresso per il fondo ‘Cinegiornali e fotografie dell’Istituto Nazionale L.U.C.E.’ nel Registro Memory of the World dell’UNESCO. Un bene italiano divenuto bene mondiale.
Per raccontare questa evoluzione, LUCE – L’immaginario italiano si muove su due binari ideali: come l’Italia si è rappresentata nei decenni attraverso le immagini del Luce, e come l’Italia si è rivelata, confessata, svelata attraverso e nonostante le immagini delle sue rappresentazioni ufficiali. Dal suo esordio il Luce ha provveduto a rivelare l’immagine degli italiani a loro stessi, e a fornire una conoscenza di base del Paese. Grazie ai ‘cinegiornali’ Luce, milioni di cittadini dagli anni ’20 in poi hanno potuto vedere e scoprire per la prima volta città, geografie lontane, popolazioni sconosciute, forme sociali e culturali differenti. La nascita di un’opinione pubblica in Italia passa di qui, insieme alla stessa formazione di ‘luoghi comuni’. È su questo terreno condiviso ed elementare che il fascismo poté promulgare le sue propagande e il suo controllo. Ma anche che il Paese uscito dalla Guerra riuscì a testimoniare gli sforzi e la spinta civile della ricostruzione, e gli sviluppi di una nuova società democratica e di massa avviata alla modernità. Di questo aspetto educativo, informativo e propagandistico, il Luce fornisce milioni di documenti. Il Paese ‘si mette in posa’. Ma la mostra racconta anche il rovescio di quell’immagine. Per la natura realistica del cinema e della fotografia, allo spettatore di ieri, e ancor più a quello di oggi, non poteva e non può sfuggire la retorica (e a volte la goffaggine) delle ‘pose’ di Mussolini nei suoi comizi; o la povertà e la fatica dei contadini messi in scena sorridenti davanti all’obiettivo, e lo sconforto dei soldati in una guerra che si raccontava trionfale, mentre si subiva una sconfitta. E l’ironia di uno speaker sulle donne lavoratrici negli anni ’50, la compostezza dei rappresentanti dei partiti politici, i volti allegri dei giovani in una festa o in una manifestazione, rivelano in controluce i sommovimenti e le richieste di una nuova età di diritti. In tutti questi rovesci dell’immagine il Paese svela e confessa il suo intimo. Il suo immaginario.
Il percorso espositivo
Nel racconto di questo autoritratto della nazione, LUCE – L’immaginario italiano è concepita con un approccio espositivo non statico, ma come un flusso continuo di immagini. Il percorso parte dal concetto e dalla forma di ‘strip’: grandi pannelli organizzati secondo un ordine tematico-cronologico, su cui in più di 20 schermi sono proiettate speciali videoinstallazioni, montaggi realizzati ad hoc di centinaia di filmati dell’Archivio storico Luce. Accanto alle immagini in movimento, più di 500 splendide fotografie dell’Archivio fermano dettagli e momenti significativi, mentre pannelli di testo approfondiscono l’analisi storica e linguistica dei video. Un percorso visivo e uditivo di notevole impatto, che fa sì che ogni visitatore si confronti con un’immagine differente, e in cui ciascun video dialoga con quelli vicini per analogie e differenze. Una serie di parole-chiave lega l’itinerario. Si va così dagli anni ’20 di città/campagna, ai ’30 di autarchia, uomo nuovo, architettura, censura e propaganda. Si arriva a Guerra e rinascita, Cassino (icona della brutalità distruttiva delle guerre), vincitori e vinti (con sequenze poco conosciute e straordinarie, anche a colori, dell’ingresso degli alleati non solo a Roma, ma anche nelle profondità del Paese) modernità/arretratezza (un parallelo significativo di immagini dell’Italia anni ‘60), giovani, economia, corpi politici, neotelevisione, e tante altre.
Alcune installazioni mostrano aspetti specifici e suggestivi. Da non perdere un’imperdibile antologia delle retoriche e dei silenzi di Mussolini.
Il Luce a Napoli
Un’interessante sezione è dedicata a Napoli. Ad aprire il percorso espositivo è un’immagine di circa sette metri, dove è raffigurata la piazza del Plebiscito: una folla sterminata è riunita in occasione della nascita del principe; militari e cittadini sono accorsi per il lieto evento. Siamo nel 1937. A seguire una videoinstallazione dove sono esposte foto e immagini d’archivio, che raccontano – dagli anni ‘20 fino ad oggi – l’evoluzione della città dal punto di vista sociale, ma anche storico e artistico. Nelle tante immagini una piazza del Plebiscito ancora gremita, che saluta l’arrivo di Mussolini per l’anniversario della storica adunata delle Camicie Nere.
Tra le foto quella del 1928 dei capitani delle squadre di calcio della Roma e del Napoli, che posano in campo, insieme a un’autorità militare e ad altre personalità – tra cui Alessandro Melchiori – mostrando due bassorilievi incorniciati, raffiguranti la Madonna con il Bambino.
Sono del 1938 le incredibili immagini del viaggio di Hitler a Napoli, che su invito di Mussolini, percorse a tappe le città d’arte più rappresentative del bel paese a suggellare l’eterna amicizia tra le due nazioni “sorelle”. Lo accoglie una capitale del Mezzogiorno addobbata, dove una grande parata navale nelle acque del Golfo mostrerà al Führer la preparazione militare dell’alleata.
A seguire la “Liberazione” americana che filma il popolo in fila, anche per ricevere l’acqua. Volti di riscatto e povertà di un’Italia in bianco e nero. Lontana e vicinissima.
La sezione partenopea continua con una videoinstallazione formata da tre schermi. Un susseguirsi di suoni, “sapori”, facce, nei budelli più nascosti dei vicoli, ma anche tra le tipiche piazze, riti religiosi, di una metropoli, che cambia per rimanere sempre se stessa.
Dura dieci minuti l’imponente video dedicato ad Antonio de Curtis: immagini “rubate” dal set, alcuni momenti intimi, inediti, del Totò attore, che cammina per la strada, immerso tra il popolo o da solo riflette. Stralci anche dal censurato lungometraggio di Mario Monicelli, “Totò e Carolina”. Il Principe della risata ritratto nei suoi cavalli di battaglia, ma anche quando riceve premi e riconoscimenti.
Indirizzo: Convento di San Domenico Maggiore – Vico San Domenico Maggiore 18 – Napoli