“Probabilmente io non vedrò la fine della Camorra, ma almeno ho provato a combatterla ed è meglio di tutti coloro che hanno scelto il silenzio”.
Parla così agli studenti la giornalista Marilena Natale, ex Gazzetta di Caserta, sotto scorta da due anni per le sue inchieste sul traffico di rifiuti della Camorra nella Terra dei Fuochi, nel corso dell’ ultimo incontro con il ‘Premio Borsellino’, organizzato dall’Istituto Alberghiero Ipssar ‘De Cecco’ di Pescara, nell’ambito del XXIII Premio Nazionale ‘Paolo Borsellino’, alla vigilia della cerimonia di consegna dei riconoscimenti, domani a Pescara. Marilena Natale è tra i tre giornalisti che riceveranno il premio, insieme a Daniele Piervincenzi, che fu aggredito a Ostia e a Klaus Davi che, ha annunciato oggi nell’incontro con gli studenti, ogni martedì, nell’ambito della rubrica di Tgcom24, Fatti e Misfatti di Paolo Liguori, alle 13,30, racconterà storie dai territori come quella di Marilena.
“Nella borsa – ha raccontato Marilena Natale – ho sempre una copia della Costituzione Italiana e l’Agenda Rossa di Paolo Borsellino di cui leggo qualche frase ogni mattina e vado avanti. Sono sotto scorta dal 10 febbraio del 2017 ed è una tragedia per me, ho scritto 365 lettere al Prefetto, sono andata dall’ex sottosegretario Legnini, ho scritto al ministro Salvini, perché i 4 Carabinieri che mi seguono hanno 8 figli in tutto, se decideranno di uccidermi i 4 ragazzi si faranno uccidere per me, e io non posso portarmi questo peso, preferisco morire, ma dire sempre la verità per la mia terra”. La sfida, ha incalzato Klaus Davi, “è quella di continuare a raccontare, ovviamente abbiamo paura, sarebbe da stupidi il contrario, ma continueremo a farlo sui giornali, in televisione, sul web, senza alcuna tregua”. E rivolto agli studenti ha detto: “Bisogna sempre lottare, e purtroppo in questa generazione vedo molto impegno virtuale sui social, e poco a livello concreto. Dalle Istituzioni, invece, dobbiamo pretendere che si schierino. Il Premio Borsellino è nato per celebrare un magistrato ucciso perché all’epoca le Istituzioni non sono state chiare”. (ANSA).