A Napoli, recentemente si è verificato un episodio spiacevole che ha coinvolto gli studenti di due istituti liceali, il Liceo Mercalli e il Liceo Umberto, che si sono scontrati in una rissa, evento che ha avuto luogo tra giovedì e venerdì.
In seguito a questo accaduto, don Giuseppe Carmelo, il parroco della chiesa dell’Ascensione a Chiaia, ha deciso di intervenire, sperando di promuovere un dialogo costruttivo tra i giovani coinvolti.
Il sacerdote ha quindi invitato gli studenti, assieme ai loro genitori, a una serata di riflessione e riconciliazione presso la sua chiesa, che avrebbe dovuto svolgersi alle 20 di una specifica sera.
Tuttavia, l’invito di don Giuseppe non ha riscosso l’adesione sperata: solo i rappresentanti d’Istituto del Liceo Umberto e alcuni genitori hanno partecipato.
Diversi genitori, infatti, hanno contattato il sacerdote per informarlo che preferivano non mandare i propri figli all’incontro, motivando questa decisione con la necessità di “tutelarli”.
Ciò suggerisce un clima di preoccupazione e protezione che prevale sulle opportunità di confronto e dialogo. Il ritrovo ha avuto luogo a porte chiuse all’interno degli spazi della chiesa, creando un ambiente raccolto per i partecipanti.
Don Giuseppe, nel suo intervento, ha sottolineato che la violenza tra i giovani era scaturita da rivalità di natura sportiva-calcistica, un tema su cui riflettere per comprendere come l’eccessivo fervore sportivo possa degenerare. Ha scelto di comunicare con i ragazzi attraverso una lettera aperta sui social media, sottolineando il loro potenziale straordinario e interrogandosi sul perché sprechino le loro energie in conflitti anziché in attività costruttive.
Il parroco ha poi fatto appello ai ragazzi, mettendo in evidenza le contraddizioni nel comportamento giovanile: se da un lato essi potrebbero essere capaci di scendere in piazza contro le guerre mondiali, dall’altro si ritrovano a combattere battaglie personali e locali.
L’appello di don Giuseppe termina con un invito a cambiare rotta, a scegliere la convivenza pacifica e la creatività piuttosto che lo scontro, offrendo luoghi dove poter dialogare, studiare, ascoltare musica e giocare in maniera sana. Questo incontro doveva avvenire nei pressi del luogo dello scontro stesso, simbolicamente per dimostrare che proprio dove si è svolto il conflitto potrebbe nascere una nuova intesa.
L’invito del sacerdote ha voluto mostrare fiducia nei confronti dei giovani, auspicando che possano riconoscere le loro potenzialità e incamminarsi verso un futuro di collaborazione e comprensione reciproca.
Nonostante le buone intenzioni, la partecipazione ridotta all’incontro dimostra le difficoltà nel coinvolgere pienamente i ragazzi in processi di questo tipo, sottolineando la necessità di ulteriori sforzi da parte della comunità per promuovere un cambiamento effettivo.