Nel 1979, attraverso una dimostrazione pratica in televisione, precisamente ad un talk show di Maurizio Costanzo dal titolo “Bontà loro”, venne presentata dallo psicologo Stefano Benemeglio, per la prima volta in Italia, la tecnica alla base delle discipline analogiche, una tecnica che parte dall’osservazione dell’individuo nei suoi minimi movimenti per arrivare ad instaurare un dialogo con l’entità emozionale dell’individuo stesso: l’inconscio.
Attraverso questo dialogo, ripercorso dallo psicologo Stefano Benemeglio, padre delle discipline analogiche, milioni di volte, esaminando centinaia di migliaia di casi concreti nel corso dei suoi 54 anni di attività, si scopre che l’essere umano -alla fine- non è poi così razionale come si crede e difronte -ad esempio- ad una domanda come: «è meglio un uovo oggi o una gallina domani?» la risposta non è poi così scontata.
«Che l’uomo sappia scegliere il meglio, almeno per se stesso, e che solo in circostanze emotive particolari perda il controllo razionale è un falso mito» sottolinea lo psicologo Stefano Benemeglio (www.stefanobenemeglio.com).
La ricerca sulle scelte in condizioni di incertezza, portata avanti dagli psicologi israeliani Amos Tversky e Daniel Kahneman -vincitore quest’ultimo del premio Nobel per l’Economia nel 2002 insieme a Vernon Smith «per avere integrato risultati della ricerca psicologica nella scienza economica, specialmente in merito al giudizio umano e alla teoria delle decisioni in condizioni d’incertezza»– ha dimostrato che in realtà questo “controllo razionale” è molto relativo, essendo le deformazioni dei nostri processi mentali una costante.
«L’essere umano è un essere razionale, ma a razionalità limitata. Il sistema cognitivo umano è infatti un sistema a risorse limitate che, non potendo risolvere problemi tramite processi algoritmici, fa uso di euristiche come efficienti strategie per semplificare decisioni e problemi» spiega Samuela Stano, presidente dell‘Università Popolare “Stefano Benemeglio” delle Discipline Analogiche (www.upda.it).
«Le decisioni negli ambienti ostili necessitano di essere rapide, efficaci e conservative. Fu così che l’homo sapiens ha maturato la trasformazione da preda in predatore e che il suo cervello si è evoluto. Le euristiche sono state dunque indispensabili per la sopravvivenza dell’uomo e sono ancora oggi utili in quanto “alleggeriscono” il pensiero nelle attività meno importanti e quotidiane: nel prendere decisioni semplici con le euristiche si risparmia tempo e fatica» aggiunge Stefano Benemeglio.
La comprensione e la consapevolezza dei nostri «bias cognitivi» -giudizi non necessariamente corrispondenti all’evidenza, basati sull’interpretazione di informazioni non logicamente o semanticamente connesse tra loro- hanno portato poi allo sviluppo di procedure per contrastare gli errori in molti campi: dagli errori clinici in sala operatoria o nella guida di una macchina, fino alle procedure per favorire comportamenti salutari. Eppure capita spesso che una volta commesso un errore si continui a sbagliare in modo sistematico, pur essendone consapevoli.
É dunque meglio un uovo oggi o una gallina domani? Per rispondere a questa domanda vengono oggi in aiuto proprio le discipline analogiche, consentendo di dare una spiegazione ciò che fino a questo momento sembrava inspiegabile e di capire quindi perché ciascuno predilige una scelta piuttosto che un’altra.
Stefano Benemeglio, il fondatore delle discipline analogiche, ha individuato tre archetipi che corrispondono a tre diversi stili di preferenze: Asta, Cerchio e Triangolo. Ciascuno di noi appartiene ad uno di questi archetipi, è stimolato da uno di questi archetipi ed è stimolante di uno di questi archetipi.
L’archetipo Asta rimanda analogicamente alla figura paterna, l’archetipo Triangolo alla figura materna, l’archetipo Cerchio alla figura se-stessi e tutti e tre insieme costituiscono i referenti analogici di base, la radice di ogni simbolismo psicologico.
Ogni individuo contestualizza se stesso nell’ambiente della famiglia ed in base a come vive o ha vissuto il proprio rapporto con i genitori e con se stesso ogni individuo può essere conflittuale padre (tendenza ad attribuire al padre la causa dei propri problemi), conflittuale madre (tendenza ad attribuire alla madre la causa dei propri problemi) oppure conflittuale cerchio (tendenza ad attribuire a se stessi la causa dei propri problemi).
«In funzione di questi archetipi e della necessità di ciascuno di avere un “Guardiano di Porta” -referente di istituzionalità- oppure un “Mastro di Chiavi” -simbolo di trasgressione- si determinano queste 8 tipologie emotive ed in funzione della propria tipologia si ha una preferenza verso le “ricompense” più grandi -la gallina- anche se ritardate, oppure verso le “ricompense” immediate -l’uovo- anche se più piccole» puntualizza Stefano Benemeglio.
In base alla propria tipologia emotiva ciascuno di noi ha una preferenza più o meno marcata, con un approccio che può essere più o meno flessibile alla soluzione del dilemma. «Le tipologie con un elevato grado di flessibilità -ad esempio- tendono a preferire le “ricompense” ritardate solo nel caso in cui tali “ricompense” siano molto grandi» commenta Samuela Stano.
Fattore comune per tutte le tipologie emotive è tuttavia che l’approccio alla ricompensa non dipende affatto da fattori genetici ma dipende esclusivamente dall’ambiente e da fattori culturali. Insomma dipende dal proprio archetipo analogico.