Alcuni cancellieri, un magistrato e un centinaio di legali, molti dei quali appartenenti al Foro di Napoli: sono loro ad aver sollevato dubbi sull’aderenza dell’ultimo decreto in merito al Green Pass ai principi espressi nella carta fondamentale.
“I firmatari del presente appello – è scritto nel documento – non possono esimersi dal denunciare la criticità del provvedimento. Esso, oltre a difettare dei requisiti di necessità ed urgenza, addirittura con una previsione differita, lede i diritti del singolo e della collettività, ponendosi in contrasto con principi costituzionali fondanti l’impianto normativo nazionale, letto anche alla luce delle norme sovranazionali recepite”.
«L’obbligo di green pass per accedere a molti ambiti della vita collettiva lede soprattutto i diritti del singolo e della collettività, ponendosi in contrasto con principi costituzionali fondanti l’impianto normativo nazionale letto anche alla luce delle norme sovranazionali recepite. Chiediamo, quindi, fermamente che il decreto venga immediatamente ritirato e che la materia venga disciplinata con criteri che garantiscano la libertà individuale nella scelta terapeutica senza sacrificio dei diritti fondamentali oggi illegittimamente compressi e compromessi».
Gli articoli della Costituzione violati dal dl n. 127 del 21 settembre 2021, sarebbero, tra gli altri, il numero 1, sulla dignità del lavoro e dei lavoratori e il numero 4, che riconosce il diritto al lavoro a tutti i cittadini.
Per i promotori dell’iniziativa sarebbero state violate anche alcune norme europee, in particolare il Regolamento Europeo 953/2021 all’Art.36, che recita:«prevenire la discriminazione diretta o indiretta nei confronti degli individui che non sono vaccinati» compresi coloro che, benché non impossibilitati, hanno semplicemente «scelto di non farsi vaccinare» .
«Allo stato, la norma presenta, nella sua ratio e negli effetti pratici da un lato introduce un surrettizio obbligo vaccinale senza che una legge lo disponga, dall’altro individua due categorie di cittadini evidentemente con trattamento diseguale – spiegano – È un palese e intollerabile atto discriminatorio che incide sull’economia dei singoli e delle famiglie creando un doppio binario in termini di libertà della scelta terapeutica. Potranno continuare a scegliere di non vaccinarsi solo coloro i quali potranno permetterselo perché in condizione economica vantaggiosa. Il concetto di libertà non può essere declinato in termini economici. La libertà è o non è, non si compra con una reviviscenza di antichi istituti romanistici nei quali lo schiavo poteva acquistare la propria emancipatio. Se c’è libertà di scelta, la stessa va preservata favorendo l’inclusione paritaria in ogni sua forma. Ogni diversa opzione è un arbitrio che, come avvocati, non potremo tollerare».
Secondo l’avvocatura napoletana l’obbligo di esibire la certificazione verde, stabilito dal Consiglio dei ministri in «prosecuzione delle iniziative di carattere straordinario e urgente intraprese al fine di fronteggiare adeguatamente possibili situazioni di pregiudizio per la collettività», violerebbe non solo la libertà del singolo ma anche la legge. «Un sistema giuridico fondato sulla dignità del lavoro e dei lavoratori previsto dall’articolo 1 della Costituzione – si legge nel documento stilato dagli avvocati – sull’adempimento dei doveri di solidarietà politica, previsti dall’articolo 2, sull’obbligo della Repubblica di rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale ritenuti limite alla libertà ed all’uguaglianza tra i cittadini previsto dall’articolo 3, sul riconoscimento al diritto al lavoro previsto dall’articolo 4, sulla riserva di legge per i trattamenti sanitari obbligatori, comunque limitati dal divieto di violazione del rispetto della persona umana prevista dall’articolo 32, non può non espellere come corpo estraneo un provvedimento che, nei fatti, si pone in antitesi coi principi fondamentali richiamati e che ha lo scopo dichiarato di obbligare i cittadini e, nello specifico, i lavoratori, a sottoporsi a un trattamento sanitario pena un danno economico o la perdita dello stipendio o del lavoro».