Nuovi studi su Dinosauro Ciro all’Osservatorio Vesuviano.

Un'immagine relativa al baby dinosauro Ciro diffusa oggi 21 giugno 2011. Era uscito dal guscio da pochissimi giorni eppure il baby dinosauro Ciro era gia' una ''buona forchetta ''. Prima di morire aveva assaggiato alcuni pesci, una lucertola e un rettile squamato. A svelare l'ultima pappa del dinosauro più famoso d'Italia sono i paleontologi del Museo di Storia Naturale di Milano, che hanno condotto una vera e propria autopsia hi-tech sul fossile che risale a 110 milioni di anni fa e scoperto nel 1980 a Pietraroia (Benevento). ANSA / UFFICIO STAMPA MUSEO STORIA NATURALE DI MILANO
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Nuovi studi scientifici sono in corso, nell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia dell’Osservatorio Vesuviano di Napoli, sul fossile Scipionyx samniticus, noto a livello popolare col soprannome di “Ciro”.

Il progetto propone un programma di studio dei tessuti scheletrici e molli di Scipionyx, attraverso la digitalizzazione in tre dimensioni del fossile tramite scansioni tomografiche computerizzate: una vera e propria “dissezione” virtuale del dinosauro per comprendere meglio la sua anatomia.

Istituti promotori del progetto sono il Field Museum of Natural History di Chicago e il Museo di Storia Naturale di Milano; Istituti collaboratori del progetto sono l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) presso l’Osservatorio Vesuviano di Napoli e il Dipartimento di Scienze e Tecnologie dell’Università degli Studi del Sannio di Benevento, con il supporto della Regione Campania che ha già dedicato a “Ciro” un’attività nell’ambito dell'”Ecosistema digitale per la cultura”, finanziato con i fondi europei del Fesr 2014-2020.

Presso la Soprintendenza Archeologia belle arti e paesaggio per le province di Caserta e Benevento è stata infatti realizzata un’ipotesi ricostruttiva in 3D del dinosauro con un modello del animato in movimento e in corsa.

Trovato nel 1980 a Pietraroia (Benevento) da un privato cittadino, ‘Ciro’ rimane il dinosauro meglio conservato al mondo, poiché preserva tessuti molli come muscoli e organi interni, incluso l’intestino. “Questo fossile rappresenta un’opportunità unica per comprendere l’anatomia di tessuti molli e organi interni nei dinosauri – spiega il dr. Matteo Fabbri, ricercatore al Field Museum of Natural History di Chicago -.

Conoscere la morfologia scheletrica e dei tessuti molli ancora nascosti nella roccia calcarea sarebbe molto importante per comprendere come gli organi interni si siano evoluti durante la transizione evolutiva dai rettili più antichi agli uccelli moderni, e come questi cambiamenti si possano correlare con l’origine del volo”. (ANSA).

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