Presentate oggi al Museo archeologico dell’antica Capua di Santa Maria Capua Vetere le due sculture recuperate dal Nucleo TPC.

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Stamattina al Museo archeologico dell’antica Capua di Santa Maria Capua Vetere, il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, Dott. Carmine Renzulli, il Comandante dei Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale (TPC), Gen. B. Roberto Riccardi, e la Direttrice del Museo archeologico dell’antica Capua, dell’Anfiteatro campano e del Mitreo, Dott.ssa Ida Gennarelli, hanno incontrato i giornalisti in merito all’attività investigativa che ha portato al recupero di importanti beni culturali illecitamente trafugati ed esportati negli Stati Uniti e provenienti da Santa Maria Capua Vetere.

Per l’occasione è stata allestita un’esposizione dei reperti, che entrano a far parte delle collezioni della sezione romana del Museo e che saranno presto fruibili al pubblico.

L’importante recupero è il frutto di un’attività investigativa della Sezione Archeologia del Reparto Operativo del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, in collaborazione con la Sezione Elaborazione Dati e coordinata dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere.

Il 18 novembre 1985, in Santa Maria Capua Vetere (CE), presso l’Antiquarium dell’Anfiteatro campano, venne consumata una rapina nel corso della quale furono asportati numerosi reperti archeologici, di vario genere e tipologia, che, successivamente e in diverse circostanze, vennero recuperati, ad eccezione di una scultura in marmo raffigurante la divinità “Diana” e di due teste marmoree raffiguranti l’imperatore “Settimio Severo” del III Sec. d.C. e la divinità “Dioniso” del II Sec. d.C.

Nel 2016, nel corso delle attività di monitoraggio sul mercato internazionale delle opere d’arte, veniva rilevata una vendita sospetta presso una nota casa d’aste di New York (U.S.A.). La comparazione dell’immagine dell’opera individuata con quella contenuta nella Banca Dati dei beni culturali illecitamente sottratti, gestita dal Comando, confermò che il bene presente nel lotto sospetto corrispondeva con la testa in marmo raffigurante “Dioniso”, messa in vendita con una base d’asta di 70.000 dollari da un collezionista estero, inconsapevole della provenienza illecita del bene. Della scoperta era repentinamente informato, fornendo tutti gli elementi utili all’identificazione e alla rivendica del bene, il collaterale servizio doganale statunitense (Homeland Security Investigations – Immigration and Customs Enforcement di New York, USA), che procedeva alla messa in sicurezza della scultura.

Nel 2019 i Carabinieri del T.P.C. individuavano con le stesse modalità, in un lotto della medesima casa d’aste di New York, la testa in marmo raffigurante l’Imperatore Settimio Severo, messa in vendita con una base d’asta di 600.000 dollari da un collezionista estero, inconsapevole della provenienza illecita del bene. In questo caso veniva informato il Col. Matthew Bogdanos, responsabile dell’Antiquities Trafficking Unit del Manhattan District Attorney’s Office – County of New York (USA), al quale furono forniti tutti gli elementi utili all’identificazione e alla rivendica del bene, poi sequestrato dalle Autorità statunitensi.

Nel mese di giugno di quest’anno, esaurite tutte le procedure necessarie al rimpatrio delle opere dagli U.S.A., entrambe le teste marmoree sono state riportate in Italia. Oggi, grazie alla perseveranza dei Carabinieri del T.P.C. ed alla straordinaria collaborazione consolidatasi, nel corso degli anni, tra il Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, le Autorità Giudiziarie e di Polizia Federali e Statali americane, in particolare con il New York County District Attorney, nonché con la Casa d’aste Newyorkese, le due importanti opere vengono restituite alla collettività e ricollocate nel loro giusto contesto.

Rimane aperta la “caccia” all’ultimo bene rapinato nel 1985 e ancora mancante all’appello, la dea Diana, per la quale continua la ricerca e l’impegno dei Carabinieri e della Procura della Repubblica di Santa Maria C.V. per riconsegnarla alla pubblica fruizione.

 

Le opere sono state esposte l’11 luglio presso il Museo archeologico dell’antica Capua di Santa Maria Capua Vetere, in via Roberto D’Angiò nr. 44.

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