Omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, detenzione e porto abusivo di armi aggravati dalle finalità mafiose: nuove accuse dei carabinieri e della DDA di Napoli nei confronti di Cosimo Di Lauro, figlio del capoclan Paolo Di Lauro ed ex reggente dell’organizzazione malavitosa di Secondigliano, in relazione all’omicidio di Massimiliano De Felice, legato da rapporti di parentela con le famiglie scissioniste “Abbinante” e “Notturno”, ucciso a Napoli, nel quartiere Scampia, il 28 novembre 2004, nell’ambito della cosiddetta “Prima faida di Scampia”.
Gli stessi reati vengono contestati anche a Nicola Todisco, detto “Ninnone”, anche lui ritenuto elemento di spicco dei Di Lauro e come Cosimo già detenuto per altri motivi.
Secondo gli inquirenti i due detenuti, chiusi rispettivamente nelle carceri di Milano e Saluzzo (Cuneo), sarebbero, rispettivamente, il mandante l’esecutore materiale dell’omicidio di De Felice assassinato in risposta al duplice omicidio di Fulvio Montanino e Claudio Salierno, uomini di estrema fiducia di Cosimo Di Lauro, uccisi un mese prima di De Felice, il 28 ottobre 2004. Un assassinio che, secondo la DDA, di fatto, diede il via alla contrapposizione tra gli scissionisti, composti dai clan “Abete-Notturno”, “Abbinante”, “Marino”, “Amato-Pagano” e il clan “Di Lauro”. (ANSA).