Sarà presentato ai detenuti la mattina di martedì prossimo nel carcere di Secondigliano, a Napoli, e mercoledì alle 21, al Teatro Tram (Piazza Dante), ‘IL RE RIDE’, scritto e diretto da Luisa Guarro, con Francesco Campanile, Luca Di Tommaso e Giorgio Pinto, luci di Paco Summonte, realizzazione costumi di Federica Del Gaudio. Lo spettacolo è stato selezionato dal Festival Internazionale di teatro che si terrà al Drama Theatre di Ryazan, in Russia, dal 20 al 26 novembre.
Si tratta, come spiega Luisa Guarro, di “una riflessione sul potere in forma di prosa e nera clownerie. È una favola, accompagnata da musiche di Tom Waits e Nick Cave e ha per protagonisti dei clown: uomini in quanto tali, pallidi perché destinati alla morte, con segni evidenti sul viso, della passata infanzia e delle emozioni più remote”.
“La nostra favola è una rilettura della leggenda campana dell’uccello grifone, storia di un fratricidio per il potere. Di questa leggenda abbiamo trasformato presupposti e finale, in base ad un principio mutuato dalla filosofia di Martin Heidegger. In antitesi con quanto insegnato dalla vecchia leggenda, tale principio stabilisce che ogni storia è il dispiegamento di una scelta ontologica originaria, arbitraria. Per cui, se si assume che l’uomo è incapace di fratellanza (per giustificare il potere), il fratricidio sarà una possibilità aperta e quotidiana e sarà una conseguenza e non la conferma di tale assunto. Il principio a cui ci siamo rifatti stabilisce, inoltre, che il bene e il male, il bianco e il nero, non sono due differenti qualità dell’animo umano, ma due facce di un medesimo sistema impersonale, che irretisce, nega libertà e condanna al pianto. Il pianto è disperato, i clown hanno lacrime nere che solcano il viso, poiché per sbarazzarsi del nero, del potere violento e ingiusto, è necessario sbarazzarsi del bianco, ciò che il potere paternalisticamente garantisce: le certezze, gli affetti, il nutrimento, la propria casa. E ancora, il principio heideggeriano stabilisce che non esistono verità assolute. E in assenza di verità assolute la giustizia in senso tradizionale non si compie, ma si apre lo spazio della libertà, che è libertà di fare una scelta ontologica nuova ad origine di una nuova storia dell’umanità”. Secondo quanto sottolinea Luisa Guarro “così se nell’antica storia del fratricidio, nel ‘rassicurante’ finale, grazie al flauto prodigioso di un boscaiolo, la verità assoluta della colpevolezza dell’assassino, magicamente si rivela e s’impone, a garantire il compiersi della giustizia, con un fratello morto, un fratello in galera e un boscaiolo contento di trovare protezione nel potere, nella nostra versione il boscaiolo viene deluso dal potere, che gli oppone una verità relativa, non ottiene giustizia e, costretto a rinunciare alle sue certezze, si libera delle stesse e vola alto, come un uccello potente e saggio, la nostra proposta di uccello Grifone. Selezionato dal Festival Internazionale di Teatro, che si terrà dal 20 al 26 novembre, al Drama Theatre di Ryazan, in Russia, lo spettacolo sarà ospite al Teatro TRAM, che ringraziamo, in questa unica data fuori programma, come sostegno e augurio per la nostra imminente avventura”. La presentazione nel carcere di Secondigliano, secondo Luisa Guarro, ha un significato particolare. Un evento per il quale ha postato una sua riflessione su Fb: “Se ogni storia è il dispiegamento di una scelta ontologica originaria arbitraria, in un sistema in cui il potere giustifica il suo esercizio presupponendo l’incapacità di fratellanza degli uomini, l’assassinio è una possibilità aperta e quotidiana. In esso ogni fratricidio è un’esecuzione del potere ed ogni esecuzione del potere è un fratricidio””. (ANSA)