Rubata la scorsa notte a Marano di Napoli l’auto usata da don Luigi Merola, il sacerdote anticamorra che presiede la fondazione ‘A’ voce de creature” di Napoli. Il furto è avvenuto all’interno di un cortile. Si tratta della stessa vettura che nelle scorse settimane a Napoli fu danneggiata e che è stata riparata nei giorni scorsi. “Io mi auguro che siano stati ladri d’auto e non altri”, dice don Luigi ricordando che già in passato ha subito altri furti, anche all’interno della stessa fondazione, come le attrezzature per il laboratorio di pizzeria.
Sulla pagina Facebook della Fondazione “A’ voce de creature” don Luigi ha scritto: “Vi devo dare una brutta notizia: i ladri hanno portato via definitivamente la mia auto di servizio nella notte del 24 aprile… Non ci siamo ancora liberati dalla camorra. Io non mollo, non farò neppure un passo indietro. Statemi vicino. Chiedo ai miei sostenitori e imprenditori di aiutarmi a comprare subito una nuova auto. Dobbiamo ripartire. Insieme siamo più forti! È accaduto a Marano di Napoli, sotto casa mia, dove ho la vigilanza dinamica. Non ci sono telecamere di videosorveglianza e in questo Comune tutte le notti rubano tra le 10 e le 15 auto. Dobbiamo fare di più. Mi auguro siano soltanto dei ladri e non sia un messaggio della camorra”.
«Don Luigi Merola non è solo nelle sue battaglie».
A dirlo è la deputata di Forza Italia, Annarita Patriarca, componente dell’ufficio di presidenza della Camera dei deputati e membro della commissione Giustizia.
«Il furto dell’auto di don Merola oggi e i raid, sempre contro la stessa vettura, nei giorni scorsi, rappresentano un segnale d’allarme che non dev’essere sottovalutato. Il lavoro sulla legalità di don Merola e il suo impegno contro la povertà educativa e per il recupero dei giovani meritano tutto il plauso e l’apprezzamento delle Istituzioni – prosegue la parlamentare azzurra –. Sono certa che due servitori dello Stato, come il Prefetto Michele di Bari e il Questore Maurizio Agricola, sapranno adottare tutte le misure necessarie per garantire la sicurezza di don Merola».