#SettimanaDeiMusei Il MANN presenta due progetti speciali.

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Il MANN in campo per la valorizzazione del patrimonio archeologico di età medievale: giovedì 7 marzo, a partire dalle 10, due eventi in successione hanno celebrato sia lo scavo della grande abbazia di San Vincenzo al Volturno (per cui il Museo offre il supporto tecnico e operativo), sia la  mostra sui Longobardi, tenutasi al MANN fra dicembre 2017 ed aprile 2018.

Ambedue questi ambiti hanno costituito altrettanti momenti di collaborazione dell’Archeologico con l’Università Suor Orsola Benincasa, che è stata tra le prime in Italia ad impegnarsi nel campo dell’alta formazione in materia di conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale.

La campagna di scavo a San Vincenzo al Volturno del 2018 ha esplorato il cuore del monastero molisano, ovvero l’area dell’enorme chiostro centrale costruito alla fine dell’VIII secolo e riedificato tra la conclusione del X e gli inizi dell’XI, dopo la distruzione nell’881 ad opera degli Arabi.
In questa sezione, dove si continuerà a scavare anche nell’anno in corso, sono state rinvenute tracce di attività produttive risalenti all’XI secolo, elemento tipico della vita dei grandi monasteri medievali.
Dalle indagini archeologiche, inoltre, è emerso un oggetto sinora unico nel suo genere: si tratta di una grande olla in ceramica, databile al IX sec., sulla cui superficie esterna sono state graffite le figure di tre individui in abito monastico, circondati da lettere e stelle; all’interno del vaso erano stati collocati, apparentemente in maniera intenzionale, dei frammenti di ceramica di forma oblunga. Difficile allo stato attuale dare un’interpretazione definitiva di questo curioso ritrovamento, sul cui significato gli studi sono ancora in corso. Tuttavia, è stata avvalorata l’ipotesi per cui l’olla possa essere stata usata come urna per consultazioni interne alla comunità monastica. Se questa idea fosse confermata, si tratterebbe del primo oggetto di questo tipo mai rinvenuto in ambito archeologico.
Tenuto conto del valore straordinario dell’opera, il laboratorio del MANN (sezione ceramica), ha curato il restauro del reperto, che sarà collocato al Museo Archeologico Nazionale di Venafro.
Alla presentazione degli scavi a San Vincenzo al Volturno, dopo i saluti di Paolo Giulierini (Direttore del MANN), Leandro Ventura (Direttore Polo Museale del Molise), Vincenzo Cotugno (Assessore alla Cultura della Regione Molise) e Lucio D’Alessandro (Rettore dell’Università Suor Orsola Benincasa), previsti gli interventi di Federico Marazzi (Docente di Archeologia cristiane medievale/ Università Suor Orsola Benincasa), Daniele Ferraiuolo, Luigi Di Cosmo e Nicodemo Abate (Laboratorio di Archeologia Tardo Antica e Medievale/Unisob) e Maria Teresa Operetto (Laboratorio di restauro del MANN).

A questo appassionante orizzonte di ritrovamenti archeologici si collega, per incidens, il volume degli atti del convegno tenutosi in occasione dell’apertura a Napoli della mostra sui Longobardi.
La silloge raccoglie una serie di approfondimenti su temi toccati dall’esposizione ed affrontati solo parzialmente nel catalogo: dalla complessa storia della presenza dei reperti longobardi nei musei italiani all’analisi della collocazione geopolitica dell’Italia fra VI e VII secolo, dalla funzione della moneta nel contesto economico medievale al problema della connotazione “etnica” degli oggetti rinvenuti nelle tombe delle prime generazioni successive all’invasione longobarda nella nostra penisola.
Il volume, pubblicato in collaborazione fra il MANN e l’Università di Siena nel quadro del progetto PRIN “Archeologia al Futuro”, con l’apporto della casa editrice molisana Volturnia (da tempo impegnata nella pubblicazione delle ricerche su San Vincenzo al Volturno e l’archeologia altomedievale italiana), è stato presentato dai curatori Paolo Giulierini, Marco Valenti (docente di Archeologia cristiana e medievale/Università di Siena) e Federico Marazzi.
 
”Per la prima volta in Italia un grande Museo statale è coinvolto in un progetto di ricerca archeologica sul campo – spiega Paolo Giulierini, direttore del MANN – accade dalla scorsa estate a San Vincenzo al Volturno e siamo orgogliosi di presentare a Napoli i primi eccellenti risultati. E’ importante ricordare che dopo aver ospitato ‘I Longobardi’, il MANN ha scelto proprio il prestigioso sito molisano, nella mostra ampiamente rappresentato, per sperimentare la fruttuosa sinergia con il Suor Orsola, la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio del Molise,  il  Polo Museale del Molise. Per completare questa giornata tutta dedicata alla ricerca e aperta al pubblico, abbiamo voluto presentare  gli atti del convegno sui Longobardi, in collaborazione con l’Università di Siena”. 

Emozioni da raccontare e da vivere: al via, dal 7 al 9 marzo, la Expert Room del progetto scientifico “MANN in Colours” per ricostruire le caratteristiche cromatiche che definivano splendore e bellezza delle statue antiche.

Nella sezione Numismatica del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, così, il team di archeologi e diagnosti, guidato dalla dott.ssa Cristiana Barandoni (Research Fellow Indiana University-USA e responsabile scientifico del progetto “MANN in Colours”), intraprenderà en plein air il proprio percorso di ricerca: gli appuntamenti settimanali si ripeteranno mese per mese ed avranno come oggetto, per la programmazione di marzo, la Venere detta Lovatelli, la Venere tipo Marina della collezione Farnese e la Venere in Bikini.
In prossimità delle celebrazioni per la Festa della Donna, la Expert Room di “MANN in Colours” permetterà al pubblico di verificare, con i propri occhi, quale era il segreto del fascino femminile rappresentato nell’arte antica: non soltanto eleganza e sinuosità di forme, ma anche brillantezza del colore che riempiva, prepotente, il nitore del marmo.

Bambini e ragazzi con i capelli grigi, grazie alle spiegazioni degli esperti, potranno seguire le diverse fasi della ricerca e divenire protagonisti di un originale viaggio di conoscenza: i visitatori, infatti, saranno stimolati ad interagire con gli archeologi e con i diagnosti, utilizzando nuove tecnologie e canali social per condividere un’esperienza unica, che fonderà il linguaggio della scienza con i moderni strumenti della comunicazione.

La Expert Room rappresenta la prima fase del progetto MANN in Colours – anticipa il direttore Paolo Giulierini – nelle sale del Museo Archeologico Nazionale, sarà realizzato prossimamente anche uno spazio Experience nato dalla sinergia con l’Università Nazionale Normale di Taiwan (Taipei). Finalità scientifica dell’intero progetto è la creazione di un Italian Polychromy Database, che metterà in rete il bagaglio di conoscenze acquisite al MANN”

“L’applicazione di indagini scientifiche sulla statuaria classica ha visto un rapido sviluppo negli ultimi anni grazie anche al crescente interesse di archeologi e studiosi sulla ri-scoperta della policromia nella statuaria classica, greca e romana.  Il progetto che qui viene proposto riguarda da una parte la creazione del primo database sulla policromia antica promosso da un museo italiano e dall’altra si auspica di costruire dalle basi un metodo sulla comunicazione, in grado di attrarre un numero ampio di prosumers, grazie all’impiego di nuove tecnologie e software digitali mai impiegati in Italia fino ad oggi per la valorizzazione di questo ambito di studi”, dichiara Cristiana Barandoni, responsabile scientifico di “MANN in Colours”.

Note sulle opere scelte per la Expert Room di “MANN in colours”
 

VENERE MARINA. La cosiddetta Venus Marina venne rinvenuta a Pompei nell’atrio della casa IX; è stata scelta per questo progetto perché oltre ad appartenere alla Collezione Farnese presenta evidenti tracce di colore rosso e azzurro nel mantello.

VENERE IN BIKINI. La celebre statuetta proviene anch’essa da Pompei, questa volta dalla casa di Maximus (successivamente rinominata Casa della venere in Bikini, in suo omaggio); al momento del rinvenimento era custodita all’interno di un armadio posizionato nel tablino. La dea indossa un elegante bikini dorato ed è raffigurata mentre si slega un sandalo con fare sinuoso ed elegante.
VENERE (tipo) LOVATELLI. Questa singolare scultura fu rinvenuta a Pompei nella casa di Diomede, più precisamente nel larario costruito nel peristilio. Sinuosa e nuda fino alle gambe, recando nella mano sinistra il pomo del giudizio di Paride, presenta visibili tracce di policromia e fori ai lobi delle orecchie che secondo la moda dell’epoca dovevano ospitare orecchini dorati ai quali si affiancavano braccialetti ai polsi. Mentre il chitone era sicuramente bianco, l’hymation presenta ampie campiture di giallo che si alterna al verde del peplo.

 

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