Teresa Filangieri, una duchessa contro un mondo di uomini, Carla Marcone presenta il suo libro venerdì 27 alla libreria Ubik.

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«Scarni e pallidi, figli di una città sempre affamata, dai mille volti, inenarrabile ed evanescente per le sue mille storie, per le sue mille leggende, ingovernabile e fiera, dove l’unico segno di potere è la libertà e l’unico sovrano S. Gennaro, dove vivere è una ricompensa e morire spesso un privilegio».

È la Napoli che vive e che descrive Carla Marcone nel suo romanzo storico “Teresa Filangieri. Una duchessa contro un mondo di uomini” (Scrittura & Scritture edizioni, pag. 170 euro 13,50 in uscita in libreria dal 26 ottobre) presentazione 27 ottobre alle 18  presso la libreria Ubik (Via B. Croce, 28).

Il romanzo è ambientato a Napoli, prima e dopo l’Unità d’Italia, una città provata dal colera e dalla miseria. La protagonista è Teresa Filangieri Fieschi Ravaschieri (1826-1903).

Figura di spicco nell’Ottocento napoletano. Duchessa, sottoposta a una rigida educazione dal padre, generale Carlo, nipote di Gaetano Filangieri, filosofo e giurista alla corte del re. Una personalità forte che fu capace, impiegando proprie risorse economiche, di far sorgere un ospedale, allora l’unico ospedale pediatrico, rimasto attivo fino al 1975, dalle rovine di un palazzo del ‘700, S. Orsola alla Cupa, di proprietà dell’esercito borbonico, ora sede amministrativa.

Il romanzo, unico su questa figura storica, attraverso un coro di personaggi di fantasia e di personaggi storici come il filantropo Alfonso Casanova, la nobile Paolina Craver, descrive una Napoli preda della miseria e ripercorre la vita di Teresa Filangieri una donna, una madre piegata dal dolore per la morte prematura dell’unica figlia Lina, ma che manifesta fin da subito una personalità forte nello sfidare le convenzioni. Non si limitava alla semplice beneficenza ma  correva, lottava, si sporcava per i vicoli di Napoli, soccorreva i bambini, imboccava gli infermi, lavava carni rese flaccide, come vecchi cenci, da quel male che svuotava il corpo, interrogava il popolo. Per contrastare la fame ha fatto istituire le prime Cucine prima gratuite e poi economiche, lei stessa sovraintendeva a quella della Vicaria, denunciava con articoli sul giornale Il Piccolo la miseria e le cattive condizioni di  vita dei bambini e dei più poveri.

Quando tutto questo ancora non bastò, concepì un progetto ambizioso: far costruire il primo ospedale pediatrico per malattie infettive. Per riuscirci si scontrò con il mondo degli uomini, quegli stessi, padri e mariti, a cui le donne ancora appartenevano di diritto. Riuscì nell’intento impiegando proprie riscorse economiche e anche per disporne dei suoi soldi dovette  chiedere il permesso al marito, sotterrando il suo orgoglio, ma salvando così migliaia di bambini.

Carla Marcone mette in scena una Napoli in cui la storia viaggia per conto proprio, separata nei tempi e nei modi dal resto d’Italia. Nel romanzo è centrale il tema dell’infanzia a Napoli nell’Ottocento.

I bambini orfani, malati, finivano nel casermone maleodorante del Palazzo dei Poveri, tristemente noto con il nome di Serraglio dal quale spesso scappavano, i figli di nessuno abbandonati nella famosa Ruota dell’Annunziata, marchiati con il cognome Esposito crescevano poi ingrossando le fila della Malavita (personaggio di Michele), le bambine invece orfane (personaggio di Maddalena) diventavano spesso prostitute o suore senza vocazione. Ma questa infanzia è raccontata con una prosa delicata a tratti emozionante.

Inoltre, si vuole  celebrare la straordinarietà di un personaggio femminile caduto nell’oblio della Storia e restituirci l’immagine di una donna forte, indipendente e incredibilmente moderna. Un esempio perché come scriveva la stessa Teresa «Napoli è un paese ove occorre che qualcuno abbia un poco più di coraggio affinché gli altri lo imitino dopo. Non prendiamola più in giro questa nostra città, né seduciamola con promesse irrealizzabili. Aiutiamola piuttosto a risorgere. Il popolo siamo noi e siamo la nostra più grande risorsa!».

 

 

 

 

Due estratti del romanzo

«Così ‘o Belzebù, al secolo Michele Esposito, si elevò al di sopra di quel popolo di monelli vestiti di nulla, scaltri e pronti a impadronirsi dei giorni di festa come dei giorni di guerra. Scarni e pallidi figli di una città sempre affamata, dai mille volti, inenarrabile ed evanescente per le sue mille storie, per le sue mille leggende, ingovernabile e fiera dove vivere è una ricompensa e morire spesso un privilegio»

«“L’uomo nobile non si perde mai d’animo e vince il timore”, così le aveva detto Alfonso quando le autorità municipali requisirono la sala della chiesa di Piedigrotta, infrangendo un sogno e gettando per strada più di trenta bambini. E quelle parole le erano bastate a porle nell’anima l’ebbrezza che emerge dal pericolo e ne trae una forza più grande. Non si sarebbe arresa…mai!»

Profilo autrice

Carla Marcone vive e lavora a Napoli.
Grande appassionata di Storia e  in particolare di quella partenopea, ha pubblicato il racconto Favola d’Aprile (2004), e il romanzo Fiori di carta (Scrittura & Scritture 2007)

in fase di riedizione. Oltre alla scrittura, coltiva la passione per la gastronomia locale.

I suoi personaggi, di cui l’autrice racconta in uno stile  fatto spesso di parole sussurrate che nascondono segreti, affrontano nella maggior parte dei casi il proprio destino talvolta uscendone vittoriosi, altre delusi e sconfitti.

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