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Vittorio Sgarbi ha inaugurato nella restaurata Basilica di Santa Maria alla Pietrasanta in via Tribunali a Napoli la mostra da lui curata “i Tesori nascosti.
Tino di Camaino, Caravaggio, Gemito” (fino al 28 maggio), 50 capolavori di oltre cento autori, provenienti da collezioni private dal XIII al XX secolo.
Sgarbi ha confermato che il 28 dicembre, evento collegato alla mostra, arriverà al Museo d’arte contemporanea Madre di Napoli ‘la nativita” di Caravaggio, uno dei più celebri capolavori del Merisi che si trova al museo regionale di Messina.
“La caccia di quadri non ha regione, non ha regole, non ha obiettivi, non ha approdi, è imprevedibile. Non si trova quello che si cerca, si cerca quello che si trova”.
Così Vittorio Sgarbi descrive il mistero del collezionismo:”l’interesse per ciò che non c’è”.
Da qui l’idea della grande mostra nella Basilica di Santa Maria Maggiore alla Pietrasanta di Napoli: raccontare attraverso preziosi tesori “nascosti” lo svolgimento della storia dell’arte italiana, da Tino di Camaino, considerato il Giotto della scultura, così come Dante, suo contemporaneo, è ritenuto il “padre della lingua italiana”, a Giorgio de Chirico che, affascinato dall’arte antica, fu il principale esponente della pittura metafisica, attraverso la quale tentò di svelare gli aspetti più misteriosi della realtà.
Da qui l’idea della grande mostra nella Basilica di Santa Maria Maggiore alla Pietrasanta di Napoli: raccontare attraverso preziosi tesori “nascosti” lo svolgimento della storia dell’arte italiana, da Tino di Camaino, considerato il Giotto della scultura, così come Dante, suo contemporaneo, è ritenuto il “padre della lingua italiana”, a Giorgio de Chirico che, affascinato dall’arte antica, fu il principale esponente della pittura metafisica, attraverso la quale tentò di svelare gli aspetti più misteriosi della realtà.
La mostra così intesa viene dunque a porsi come naturale estensione della straordinaria esposizione “Il Tesoro d’Italia” svoltasi all’Esposizione Universale di Milano del 2015 nella quale si è documentata, dal Piemonte alla Sicilia, la varietà genetica di grandi capolavori concepiti da intelligenze, stati d’animo, emozioni che rimandano ai luoghi, alle terre, alle acque, ai venti che li hanno generati. L’Italia, del resto, è il luogo della felicità compiuta: di questo è stato consapevole, da Stendhal a Bernard Berenson, qualunque straniero abbia eletto il nostro Paese a sua patria, non potendo immaginare un luogo di maggiore beatitudine sulla terra”.