Truffa bonus cultura, 9 arresti. Sangiuliano: va riformato.

Il Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano arriva a Palazzo Chigi per partecipare alla riunione del Consiglio dei Ministri Roma, 10 gennaio 2023. ANSA/FABIO CIMAGLIA
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In cambio di denaro avrebbero monetizzato quasi seimila “bonus cultura 18 app”, beneficio che il governo ha pensato per promuovere nei neo 18enni la diffusione dei libri, dello studio e dell’accesso ai servizi di natura culturale.

Una truffa che, secondo la Guardia di Finanza e la Procura di Napoli, avrebbe trasformato in contanti benefici per 2 milioni 850.000 euro tra il 2017 e il 2020.

Nove le misure cautelari (tre arresti in carcere, due ai domiciliari e quattro obblighi di dimora): ipotizzati, a vario titolo, l’associazione a delinquere finalizzata alla truffa ai danni dello Stato e l’autoriciclaggio.

Secondo il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, questa nuova truffa “con il vecchio bonus cultura è l’ennesima riprova del fatto che avevamo ragione: la App18 così com’è non funziona e va riformata”.

“Anche per evitare queste situazioni – ha aggiunto – abbiamo voluto dare vita alla nuova Carta Cultura Giovani che, a partire dal prossimo anno, sarà riservata a 18enni provenienti da famiglie con redditi non elevati, e alla Carta del Merito. Due nuovi strumenti che garantiranno un utilizzo immune da distorsioni. Verranno infatti rafforzati i meccanismi anti-truffa, per dire definitivamente addio alle frodi”, Tra i destinatari delle misure cautelari anche i gestori di una libreria di Ercolano, in provincia di Napoli, utilizzata per trasformare i bonus in denaro. In quella libreria, per gli investigatori, venivano convocati, attraverso alcuni intermediari e procacciatori (sono 12 in tutto gli indagati), i possibili beneficiari del bonus per invitarli a monetizzare il beneficio. Il meccanismo truffaldino era semplice: simulare la vendita dei libri e l’effettuazione di altre prestazioni culturali inserendo nel sistema informatico del Mibact gli estremi e i codici dei ‘buoni cultura’ con in allegato la falsa dichiarazione della vendita di libri e di altri servizi culturali contemplati nel beneficio ma mai fruiti.

Per il servizio offerto veniva trattenuta una percentuale (stimata tra 40 e 60%) corrisposta attraverso versamenti su carte di credito prepagate.

Infine venivano richiesti i rimborsi dei benefici al Mibact.
(ANSA).

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