TUTTO ANDRA’ NEL MIGLIORE DEI MODI
Autore: Rosalia Catapano Editore: Homo Scrivens
Questo libro è da considerarsi il prequel ideale di Solo Nina, il primo romanzo di Rosalia Catapano, pubblicato per Homo Scrivens nel 2012.
E’ una lettura piacevole ed emozionante e di grande interesse specie per quanti sono interessati al rapporto fra psicologia e letteratura. Un settore di studio certamente controverso nel quale la cosiddetta “interpretazione” talora va al di là di quello che è il significato intrinseco dell’opera letteraria.
In questo romanzo questo lavoro è facilitato perché la sua centralità è occupata dalla storia di una famiglia, in un intreccio di vicende che rende il racconto sempre più avvicente a motivo dell’incontro di più generazioni. Tutto si svolge in gran parte nell’isola di Capri ma vi giungono gli echi dei grandi avvenimenti del mondo, come il movimento studentesco del ’68 e la caduta del muro di Berlino, o quelli più vicini del colera a Napoli del 1973 e del terremoto del novembre del 1980.
E’ un libro dove con grande capacità narrativa e costruzione accurata dei personaggi la famiglia viene raccontata in uno degli aspetti che da sempre è stato ritenuto, a seconda delle epoche e delle culture, come un accadimento assolutamente indicibile, vergognoso o addirittura ingiurioso verso la stessa istituzione familiare: che all’interno delle famiglie, cioè, le persone si possono ammalare e diventare nevrotici, psicotici, comunque sofferenti psichici. Perché sembra impossibile che dove si nasce e dove gli affetti sono per definizione definiti carnali, lì può farsi strada la follia.
In questo romanzo succede a Francesca, quando l’annuncio della sua gravidanza (è incinta di un musicista che parte per non tornare più) al padre Ascanio, anziano aristocratico romano, e il rifiuto del padre a far proseguire naturalmente questa gravidanza, così come richiesto da Francesca, e il successivo matrimonio combinato con il cugino Fernando in gravi difficoltà economiche, determina una vera e propria “interruzione biografica” nella giovane, consegnandola dapprima ad una profonda depressione e successivamente ad una follia conclamata.
Succede allo stesso Fernando, a cui Francesca andrà in sposa, che per lunghi anni ha affogato nell’alcol la sua diversità che non poteva esprimere perché da lui stesso ritenuta offensiva nei confronti di un amore materno esclusivo. Fernando trova rifugio nella tenerezza che esprimerà verso la moglie, privandola, però, di qualsiasi passione fisica, e successivamente verso la figlia Laura, la bambina non sua che amerà come una figlia.
Succede ad Ascanio che muore oppresso dal rancore.
Succede al marito di Laura, Gabrio Ortega, che non ha trovato nella famiglia amore e compensione e che manifesta un’inspiegabile severità nei confronti del figlio Raoùl.
Succede al gesuita Domenico Carrara che nel corso della sua vita si rende conto che viene meno la sua fede. Sente sempre più prorompente il desiderio sessuale che si esprime in particolare verso Francesca, la dea pagana che vive nel clima isolano la sua sensualità nel contesto di un’apparente libertà di azione e di pensiero perché sotto il dominio incontrollabile della follia. L’incapacità di poter esprimere liberamente questo impulso lo porterà a pregare quello che lui definisce il Padre Mostro.
Sarà Laura ad affermare nel corso di una sua riflessione che esiste il potere magico della tenerezza, l’unico rimedio capace di curare le ferite dell’animo e di prevenirle.
Pertanto, sul piano psicologico vengono individuate in questo romanzo due distinte polarità, una rappresentata dal rancore e l’altro appunto dal potere magico della tenerezza, unite queste due polarità da un filo narrativo che si arrichisce continuamente di elementi esplicativi.
Il rancore è soprattutto quello di Ascanio, che pure ha inizialmente le sue ragioni. Ma poi diventa un sentimento dominante, vorace, che arde e distrugge la vita psichica di quest’uomo, che si incammina verso un sentiero oscuro, senza uscite, dove non c’è più la luce della ragione ma si ode solo l’urlo della forza distruttrice dell’odio, che martella le sue tempie e lo conduce a morte. Un rancore, perciò, causa di follia e di morte.
E sarà proprio Domenico Carrara a ricordargli in una lettera che, come ammonisce San Paolo, “il sole non tramonti sopra la vostra ira”. Il perdono esige che ci sia la luce, perché gli sguardi di chi perdona e di chi è perdonato possano incontrarsi per ricomporre assieme le ferite dell’animo.
L’altra polarità è il potere magico della tenerezza, che, come pensa Laura, non va data perché meritata ma perché chi la ricerca ne è bisognevole.
Nei confronti di queste situazioni di disagio psichico la scrittrice non è mai tentata da intenti psicopedagogici, etici o moralistici né avanza interpretazioni sul piano psicodinamico. Rosalia Catapano racconta con grande forza narrativa queste storie e i loro personaggi.
Non ha avuto bisogno di descrivere situazioni particolarmente forti sul piano emotivo per catturare l’attenzione del lettore. Lei ha raccontato storie ordinarie di famiglie, storie ordinarie di paure, di rancore, di tenerezza, di gelosia, storie ordinarie di follia, storie ordinarie di amore.
La letteratura è vita anche perché spesso succede che uno scrittore o una scrittrice sono capaci da queste storie ordinarie di ricavarne altre che ci consentono di riflettere e, perché no, di sognare.
LUCIO RUFOLO