Ucciso per una coperta: tragedia sul lungomare

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Una tragedia ha scosso il cuore di Napoli, una città famosa per la sua bellezza mozzafiato e i suoi panorami incantevoli.

Qui, tra il famoso Castel dell’Ovo e la panoramica collina di Posillipo, si può ammirare uno dei più suggestivi lungomari del mondo. Tuttavia, basta voltarsi per scoprire un’altra realtà, cruda e dolorosa. Esiste una Napoli meno vistosa ma altrettanto reale, fatta di persone senza fissa dimora e di degrado. In questo contesto difficile, è avvenuto un fatto tragico: una lite per una coperta o un materasso si è trasformata in un evento drammatico.

Nella mattinata di ieri, intorno alle otto, un runner che stava correndo nei pressi dei giardinetti di viale Dohrn, a due passi dal celebre Lungomare, ha scoperto una scena terribile. Ha trovato un uomo agonizzante con un profondo taglio alla gola, una visione sconvolgente in un luogo considerato il “salotto buono” della città.

Purtroppo, tante persone temevano che qualcosa del genere potesse accadere. Sul luogo del delitto sono subito intervenuti alcuni uomini della Guardia di Finanza. La vittima, Abdelhakim Mitraoui, un trentenne tunisino senza fissa dimora, era ancora vivo quando è arrivata l’ambulanza.

Tuttavia, nonostante la tempestività dei soccorsi, le sue condizioni erano troppo gravi e non è sopravvissuto. La Squadra Mobile, con il supporto della Guardia di Finanza, ha avviato immediatamente le indagini.

Il runner che ha fatto la macabra scoperta è stato interrogato, insieme ad altri tre tunisini presenti nella zona. Le informazioni raccolte sono state cruciali per ricostruire l’accaduto e per identificare il presunto assassino. Grazie a descrizioni dettagliate su altezza, colore dei capelli e abbigliamento, le forze dell’ordine sono riuscite a mettersi sulle tracce del colpevole. Uno dei testimoni ha persino riferito di aver visto l’uomo con il coltello in mano mentre si allontanava dalla scena del crimine. La svolta nelle indagini è avvenuta nelle prime ore di oggi, quando il sospettato, sempre armato, è stato avvistato nella zona della stazione centrale di piazza Garibaldi.

Alcuni militari dell’Esercito italiano sono dovuti intervenire per proteggerlo da un gruppo di connazionali che lo aveva circondato e tentava di linciarlo. Nonostante fosse riuscito a liberarsi momentaneamente, il presunto assassino è stato presto raggiunto e arrestato da due carabinieri presenti in zona. Uno dei testimoni ascoltati immediatamente dopo l’evento ha spiegato ai carabinieri che l’uomo arrestato, Moussa Racked, un trentaduenne nato a Napoli, aveva accoltellato a morte Abdelhakim, suo amico.

Questo triste episodio getta una luce su una Napoli doppia: da una parte, la città incantevole e meta turistica; dall’altra, un luogo dove la disperazione e la povertà conducono a eventi di estrema violenza.

Un omicidio scaturito da una disputa apparentemente banale: una coperta o un materasso su cui dormire, considerati beni così preziosi da essere difesi a qualsiasi costo.

La vicenda mette in luce la vulnerabilità e la disperazione di chi vive in condizioni estreme, dove anche oggetti di uso quotidiano possono assumere un valore critico e scatenare conflitti fatali. Secondo la testimonianza raccolta, un gruppo di persone di origine straniera ha deciso di intervenire dopo aver appreso che l’assassino si aggirava in piazza Garibaldi.

L’intenzione del gruppo era di bloccarlo e consegnarlo alle autorità competenti. Tuttavia, l’azione del gruppo si è trasformata in un raid violento.

Secondo il testimone, l’episodio è degenerato finendo in una vera e propria aggressione, caratterizzata da calci e pugni diretti verso Racked, l’individuo che hanno cercato di fermare. In una disperata tentativo di difendersi, Racked ha sferzato dei colpi con un coltello, fortunatamente senza causare ferite gravi. La Polizia di Stato è intervenuta prontamente, prendendo in custodia Racked e conducendolo in ospedale per una prima medicazione. Successivamente, gli agenti della Squadra Mobile di Napoli lo hanno sottoposto a fermo con l’accusa di omicidio. Il coltello utilizzato nell’episodio è stato sequestrato come prova dell’accaduto.

Al momento, Racked si trova detenuto presso il carcere di Poggioreale. Questo avvenimento tragico sottolinea quanto possa essere sottile la linea tra conflitti banali e gravi atti di violenza, specialmente in contesti di forte disagio sociale e precarietà.

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