Voragine alla Sanità, verifiche del Comune e fascicolo aperto dalla Procura per disastro colposo.

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Impossibile dire oggi quando le famiglie sfollate a causa della voragine che si è aperta nella notte tra venerdì e sabato al Rione Sanità potranno rientrare nelle loro abitazioni. L’area è infatti posta sotto sequestro dalla Procura.

Intanto fin dalle prime ore dalla segnalazione dei vigili del fuoco, l’amministrazione comunale ha impegnato tutti i servizi per effettuare i rilievi necessari.

”Proseguono tutte le verifiche da parte dei nostri servizi tecnici – ha spiegato all’ANSA l’assessore alla Protezione civile, Rosaria Galiero – con tutte le difficoltà del caso perché lavorare a ridosso di una voragine con un diametro di circa 30 metri non è semplice”. Sul posto, fin da subito, si sono recati i tecnici del servizio idrogeologico, della protezione civile, del ciclo integrato delle acque di Abc per verificare la tenuta dei condotti, il servizio sicurezza abitativa. Contemporaneamente il Comune ha avviato i contatti con gli amministratori dei condomini e l’invio delle diffide ”perché – ha sottolineato Galiero – si tratta di edilizia privata e dunque dovranno fare delle verifiche di staticità degli edifici”.

Per fornire assistenza alle famiglie, già dalle prime ore, sul posto sono giunti anche gli assistenti sociali. La maggior parte delle famiglie sfollate ha trovato sistemazione presso familiari o amici mentre soltanto un nucleo è ospitata in una struttura proposta dal Comune. ”Cercheremo di accompagnare queste famiglie che sono state allontanate d’improvviso e di notte dalle loro case – ha concluso l’assessore – ma per la loro incolumità è fondamentale che siano effettuati tutti i rilievi necessari e utili per accertare la situazione che deve essere analizzata per bene”’. (ANSA).

E’ risultata intestata a una “prestanome” l’autorimessa per la quale una impresa stava eseguendo lavori di sbancamento sotterranei nel rione Sanità di Napoli dove, la notte tra venerdì e sabato scorsi, si è aperta un’ampia voragine dopo un temporale primaverile. Un crollo, secondo gli inquirenti, che solo per un puro caso non ha trascinato con se interi palazzi e provocato vittime.

La Procura della Repubblica di Napoli, al momento, ipotizza il reato di disastro nel fascicolo d’indagine aperto subito dopo il cedimento: al lavoro ci sono il sostituto procuratore che era di turno al momento del crollo, affiancato dal collega Giuseppe Tittaferrante, i quali, coordinati dal procuratore aggiunto Simona Di Monte, sono al lavoro per accertare come siano andati i fatti, isolare eventuali responsabilità e soprattutto determinare la tipologia di reato da contestare: doloso o colposo.

Secondo quanto si è appreso i lavori di sbancamento della massa tufacea sottostante l’area dove si è verificato il crollo, la cui liceità è al vaglio degli investigatori, avevano l’obiettivo di ampliare gli spazi a disposizione dell’un’autorimessa.

Il crollo ha costretto le autorità preposte a disporre lo sgombero dalle rispettive abitazioni di 13 famiglie le quali, secondo quanto si è appreso, avevano già evidenziato dei segnali premonitori il crollo.

All’esame della Procura anche alcune foto in cui si nota un camion quasi completamente coperto dai detriti che, verosimilmente, era stato destinato al recupero del materiale di risulta prodotto dallo sbancamento. (ANSA).

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