Eravamo stati chiarissimi con il ministro per gli Affari regionali del governo Conte 2, Francesco Boccia. Vogliamo se possibile esserlo ancora di più con la ministra Mariastella Gelmini, che ne è il successore nel governo di unità nazionale guidato da Draghi. Non le passi nemmeno per la testa, ministra Gelmini, non dico di fare finta di fare qualcosa che spinga sulla strada dell’autonomia differenziata, ma francamente nemmeno di tornarne a parlare. Perché un simile atteggiamento significherebbe ignorare il disastro di questo sistema regionale che è la causa principale del disastro competitivo italiano portatore come è di interessi miopi che hanno consegnato alla povertà il Mezzogiorno e avviato sulla strada del declino il Nord. Parliamo, per capirci, del peggio del peggio di questo ventennio della crescita zero italiana dove il saccheggio della spesa storica ha fatto crescere la mala pianta dell’assistenzialismo nelle regioni più produttive e ha asciugato i trasferimenti dovuti nella scuola, nella sanità e nei trasporti nelle regioni più deboli. Si sono fatti cittadini di serie A e cittadini di serie B usando il marchingegno della spesa storica e le pratiche consociative della Sinistra padronale tosco-emiliana e della Destra lombardo-veneta a trazione leghista, consumate in un luogo oscuro della democrazia italiana che è la Conferenza Stato-Regioni.
Autonomia differenziata, l’arma per il suicidio Pnrr e regionalismo malato – Su spesa ordinaria e spesa storica si deve applicare la Costituzione senza mischiare le carte.
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Dobbiamo attuare il Progetto Italia, non continuare ad alimentare le camarille di dogi e sceriffi da un capo all’altro del Paese. Ministra Gelmini, la strada è tracciata: cerchiamo di non prendere le scorciatoie dei carrozzoni regionali del Nord e del Sud. Non ce lo possiamo più permettere
di Roberto Napoletano, Direttore del Quotidiano del Sud – l’Altravoce dell’Italia
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