Raffaele Cantone, procuratore generale a Perugia, già presidente ANAC, intervenuto a Napoli al Forum ASMEL “Paura della firma o ansia del risultato” si è soffermato sul tema della “burocrazia difensiva” che caratterizza sempre più i funzionari pubblici condizionati dalla “paura della firma”: «il tema della “burocrazia difensiva” è diventato di attualità negli ultimi dieci anni sulla falsariga di quanto già accaduto nel mondo anglosassone nell’ambito della “sanità difensiva”. Come in ambito sanitario i medici si orientano a richiedere controlli e gli esami aggiuntivi, a volte anche inutili, per tutelarsi da possibili cause giudiziarie, allo stesso modo i funzionari pubblici sono portati ad appesantire la procedura nella paura delle responsabilità personali di natura penale e contabile a cui possono essere chiamati. La soluzione, tuttavia, non è quella di eliminare i controlli o ampliare l’ambito della discrezionalità, ma è piuttosto quella di investire sulla certezza del diritto e sulla formazione specialistica, aspetti su cui ASMEL è da tempo impegnata in prima linea».
L’ex presidente ANAC non ha mancato di lanciare una stoccata nei confronti del Legislatore e, in particolare del Governo attuale e di quello in carica al tempo del COVID, a cui si deve imputare il primo smantellamento del reato di abuso di ufficio, su cui anche il Ministro Nordio. Sul punto Cantone è stato lapidario: «non credo sia questa la strada corretta da seguire!».
Non è mancato da parte di Cantone un piccolo mea culpa ripensando ai rapporti non sempre sereni con i Comuni che hanno caratterizzato il suo periodo all’Anticorruzione: «confesso che il ruolo di Presidente ANAC mi ha consentito di superare alcuni pregiudizi che avevo nei confronti della Pubblica Amministrazione, abituato com’ero a vederne esclusivamente le patologie legate alla commissione dei reati contro la stessa PA. In quella esperienza ho imparato a conoscere un mondo articolato e complesso nel quale vivono tantissime possibilità oltre, naturalmente, ai noti problemi».
Infine, in merito alla candidatura dell’Italia per ospitare l’Autorità Europea Antiriciclaggio (AMLA) Cantone ritiene questa soluzione profondamente auspicabile in quanto «in tema di antiriciclaggio il nostro è l’unico Paese all’avanguardia. Ormai in tutti i contesti non esportiamo più la mafia ma l’antimafia, con un serie di criteri che riguardano proprio l’antiriciclaggio e che funzionano molto meglio che in altri luoghi. Credo inoltre che ci siano motivi anche simbolici per giustificare la presenza dell’AMLA proprio in Italia, basti pensare al ruolo fondamentale che ha avuto la Convenzione di Palermo, voluta fortemente anche da Giovanni Falcone, è da lì che il tema della lotta alla mafia è diventato un tema mondiale».
In apertura del FORUM il segretario generale di ASMEL Francesco Pinto, soffermandosi sul ruolo assunto negli anni dall’Associazione, ha sottolineato la peculiarità del modello associativo promosso da ASMEL, ormai diventata la seconda associazione cui aderiscono oltre il 50% dei Comuni italiani, «che punta alla tutela dei Soci mettendoli in Rete per la gestione associata dei servizi comunali, in contrasto con l’accorpamento coatto incentivato/propugnato da ANCI». Solo così, continua Pinto si ottiene la massa critica sufficiente ad adeguate economie di scala. Una scelta premiata dai Soci dimostrata anche dalla crescita costante delle adesioni, malgrado la forte azione di contrasto cui finora è stata sottoposta l’Associazione da parte di apparati interessati a tutelare proprie rendite di posizioni. Oggi con 4265 Comuni soci siamo diventati una realtà pienamente legittimata che intende far sentire la propria voce ai tavoli governativi, a partire dalla riforma in atto del Testo Unico degli Enti locali».