- pubblicità -
Ancora oggi, a mesi di distanza dalla dichiarazione dell’emergenza coronavirus del 31 gennaio, mentre in altre regioni italiane si effettuano circa 20.000 tamponi al giorno, la regione Campania è tra le regioni italiane che effettua meno tamponi.
Ancora oggi, la Campania è la regione con un alto numero di ospedali con reparti contagiati da coronavirus: infermieri e medici si sono contagiati al Cardarelli, al Monaldi, all’ospedale del Mare, a Castellammare di Stabia, a Battipaglia, e persino nelle cliniche private convenzionate, dove sono stati trasferiti pazienti covid19. Emblematico ed inquietante, dalle notizie diffuse, è ciò che è accaduto all’ospedale di Pozzuoli, con decine di contagiati e diversi morti.
Vorremmo che la Regione Campania facesse luce sulla motivazione di scelta del test rapido, poi bocciato da Governo e ISS in quanto inaffidabile, per il quale si sono impegnati fondi importanti, quando già numerosi esperti ne denunciavano la scarsa affidabilità (cross reazioni, falsi negativi, ecc), mentre l’impiego del tampone avrebbe dato maggior certezza; vorremmo sapere se questi medesimi test siano stati utilizzati come criteri di selezione per i trasferimenti di pazienti verso l’ospedale di Pozzuoli e se i successivi contagi dell’Ospedale di Pozzuoli e della Rsa di Serrara Fontana possano essere collegabili a questo.
Vorremmo sapere se è vero che il reparto di ematologia dell’ospedale del Mare sia stato chiuso per contagio covid19. Vorremmo sapere se prima della costruzione dell’ospedale da campo di Ponticelli, a struttura modulare, già esisteva un reparto sospetti covid all’interno dell’ospedale del Mare e, se sì, perché sono stati spesi ad oggi milioni di euro per un ospedale incompleto, senza personale e ridotto da 120 a 31 posti letto, di cui solo dodici, ad oggi, di terapia intensiva. Vorremmo sapere tutto questo, tenuto conto dei molti reparti inutilizzati nell’Ospedale del Mare, tra i più costosi della storia del sud Italia. Vorremmo sapere che fine hanno fatto gli altri due ospedali da campo di Caserta e Salerno, che insieme con quello di Napoli impegnano 18 milioni di euro.
Vorremmo sapere perché si è pensato di cambiare la procedura di richiesta del tampone fino al suo espletamento, lasciando a lungo la voce dei medici di famiglia inascoltata, rendendo invisibile questa categoria di medici, che invece è in prima linea in questa epidemia.
Vorremmo sapere la cifra esatta dei contagiati che sono isolati in casa e non ricoverati e quali Unità Speciali di Continuità Assistenziale (Usca) li stanno seguendo e curando. Vorremmo sapere delle previste 120 Unità Speciali di Continuità Assistenziale, di cui dovrebbe essere dotata la Campania, quante ne sono state istituite e attivate, quali sono i compiti che hanno, da quale personale sono composte, la loro formazione ed esperienza. Vorremmo sapere se l’accordo tra Regione, ASL e medici di famiglia sia su base volontaria o meno.
Vorremmo sapere come sono state concesse le autorizzazioni alle RSA, scenario di focolai e morti, e, ancora, se le autorizzazioni abbiano compreso anche la caratterizzazione professionale del personale assunto, se siano stati fatti controlli e con quale cadenza.
La fase due è sicura se i cittadini possono contare su tamponi tempestivi, se i contagiati possono essere immediatamente seguiti e curati e se i farmaci sono facilmente reperibili, se tac ai polmoni, prelievi del sangue ed ECG sono facilmente eseguibili. Dalle notizie circolate su alcuni organi di stampa, sembra che il 10 e 11 maggio le ambulanze non abbiano potuto sbarellare i pazienti nei pronto soccorso della città, in quanto sembra che in quei giorni mancassero nei pronto soccorso posti letto, barelle e addirittura ossigeno. Sembra che al Cardarelli, Cto, Fatebenefratelli, San Giovanni Bosco, Ospedale del Mare in quei giorni non si accettassero pazienti nel pronto soccorso, e vorremmo ricordare che non di solo covid19 si ammalano i cittadini campani.
Senza Unità Speciali di Continuità Assistenziale, con numeri insufficienti di terapie intensive, senza tamponi estesi, senza posti letto, senza accessi ai reparti e alle cure: è questa la strategia per renderci sicuri nella fase due e nella temuta seconda ondata d’autunno?
Attendiamo fiduciosi risposte dall’assessore regionale alla sanità.
Senza Unità Speciali di Continuità Assistenziale, con numeri insufficienti di terapie intensive, senza tamponi estesi, senza posti letto, senza accessi ai reparti e alle cure: è questa la strategia per renderci sicuri nella fase due e nella temuta seconda ondata d’autunno?
Attendiamo fiduciosi risposte dall’assessore regionale alla sanità.
Infine, chiediamo al Governo se si sia pervenuti ad una definizione da parte della Commissione di accesso nei confronti dell’Asl Napoli1, per l’accertamento di presunte infiltrazioni ovvero di collegamenti della criminalità organizzata nell’amministrazione dell’ASL Napoli1. Chiediamo di sapere se tale procedimento sia giunto a una definizione e con quale esito. Non vorremmo, infatti, che in assenza di una definizione su di un’ipotesi così grave, si continuasse a far gestire a un Ente che si trova sotto la lente di ingrandimento fiumi consistenti di denaro pubblico. Attendiamo una risposta nell’interesse pubblico.