La disciplina del Fondo per lo sviluppo e la coesione rientra nella competenza legislativa dello Stato perché è finalizzata a rimuovere gli squilibri economici e sociali. Pertanto non viene lesa in alcun modo l’autonomia delle regioni. Con questa motivazione la Corte Costituzionale ha dato torto alla Campania che aveva impugnato diverse disposizioni del decreto Sud del 2023 sollevando dubbi di legittimità costituzionale.
Non solo, per la Consulta è legittimo che l’accordo sui fondi tra Stato e Regione sia siglato solo dopo che quest’ultima abbia dato atto dei risultati dei precedenti cicli di programmazione.
E non è incostituzionale, da parte del governo, la possibilità di definanziare quelle risorse già stanziate ma non impegnate dalla Regione beneficiaria secondo quanto richiesto nel cronoprogramma contenuto nell’accordo.
Unica parte accolta, del ricorso della Campania, quella in cui si contesta il definanziamento nel caso in cui la Regione non rispetti il cronoprogramma di spesa annuale, perché tale atto andrebbe anticipato da un’interlocuzione tra le parti.
Sul piano politico, solo un mese e mezzo fa governo e Regione avevano siglato l’accordo che ha permesso alla Campania di incassare circa sei miliardi e mezzo destinati, tra le altre cose, alla bonifica di Bagnoli e all’emergenza bradisismo.
“Anche la Corte Costituzionale dà torto a De Luca”. Aurelio Tommasetti, consigliere regionale della Campania della Lega, commenta così la decisione dei giudici costituzionali in merito al ricorso della Regione Campania sui fondi di coesione e sulla Zes Unica.
“La sentenza n. 175 evidenzia che la disciplina del fondo per lo sviluppo e la coesione è una competenza legislativa esclusiva dello Stato. Chiarisce inoltre che l’eventuale definanziamento è una misura a salvaguardia della realizzazione dei progetti, e che la Regione può chiedere di modificare il cronoprogramma se non è in condizione di rispettare i tempi previsti per motivi non imputabili ad essa. In sintesi viene bocciato l’approccio di De Luca che su questo punto ha scelto la strada dello scontro istituzionale”.
Tommasetti ricorda la lunga battaglia intrapresa dal governatore sui fondi di sviluppo e coesione: “Un braccio di ferro estenuante con il Ministero competente e la stessa Presidenza del Consiglio, che non ha portato a nulla se non a un vicolo cieco di incomprensioni e persino insulti. Il culmine fu l’ormai famoso corteo con i sindaci dello scorso febbraio che diede a De Luca la ribalta nazionale: una sceneggiata senza alcun vantaggio concreto alla Campania, di cui anzi si diede una pessima immagine con l’offesa alla premier diventata virale”.
Ora i nodi vengono al pettine, prosegue il consigliere regionale: “La sentenza conferma che De Luca è andato testardamente al muro contro muro su una materia non di sua competenza. Un messaggio al presidente che avrebbe fatto meglio a dialogare con il Governo anziché alimentare inutili tensioni”.