da Davide Tutino riceviamo e pubblichiamo
Roma, 25 Febbraio 2022
Cari amici,
da qualche anno non ci vediamo, ma non a causa dell’epidemia di cui si glorificano ovunque i mortiferi trionfi, per la ben nota necrofilia delle dittature.
Da tanti anni non ci vediamo, non ci sentiamo, non ci incontriamo, anche e soprattutto perché alcuni di noi si sono trovati sotto attacco, in una guerra civile vile e violenta.
Prima vennero a prendere i bambini, che da un giorno all’altro divennero malati fino a prova contraria; e li misero fuori dalle scuole, insultandone le famiglie dai più alti scranni delle istituzioni.
Poi promisero di tornare per il resto della popolazione e hanno mantenuto la promessa.
Ogni cittadino è divenuto per legge malato fino a prova contraria, contro ogni diritto, contro ogni scienza e coscienza, contro quella medicina che nasce e che vive solo nel rapporto fiduciario tra medico e paziente.
Da qualche anno non ci vediamo, non ci sentiamo, non ci incontriamo, perché noi siamo i perseguitati dalle politiche di segregazione, di espropriazione dei corpi, noi siamo i sorci additati all’odio di ricino da un potere che occupa, contro diritto, le istituzioni.
Siamo perseguitati, banditi dalla società, ma non è per noi che stiamo lottando.
Noi siamo già liberi, perché abbiamo scelto di disobbedire a un governo totalitario e fuorilegge, abbiamo scelto di lottare con i cittadini in sciopero della fame, non per liberare noi stessi ma chi è costretto a obbedire.
Lo stato di emergenza è divenuto, non da oggi, l’emergenza dello Stato.
Le istituzioni sono occupate da un governo militare, in divisa e senza divisa, che sputa decreti ed eccita alla guerra civile.
Siamo qui a domandarvi di dividere il pane del dialogo, del dubbio, della domanda e del diritto, con quelli che chiamavate compagni.
Come è possibile tacere sull’imposizione di una scienza di Stato e di una medicina di Stato, che perciò stesso non possono essere né medicina né scienza? Quanto costa questa omertà, e chi ne paga il prezzo?
Radicali, Pier Paolo Pasolini ci chiedeva di essere irriconoscibili.
Siamo divenuti irriconoscenti verso gli espulsi dalla società, verso i condannati alla fame per una disobbedienza che potrebbe, dovrebbe, vorrebbe essere la nostra, di noi compagni.
Solo questo oggi vi domandiamo: parliamone, interroghiamoci.
I partiti e i luoghi della politica, a cominciare da questo, sono divenuti gli unici luoghi in cui è vietato porre le questioni politiche, quelle di cui si parla a tavola, nei letti, nei bar e nelle strade.
I partiti e i luoghi della politica sono divenuti la culla dell’antipolitica e può accedervi soltanto chi mostra il marchio dell’obbedienza al governo.
Noi siamo qui senza il marchio: parliamone.
Non ve lo domandiamo noi, ma vogliamo affidarci alle parole nel presidente Sandro Pertini:
“Secondo lei un uomo senza lavoro, che ha fame, che vive nella miseria, che è umiliato perché non può mantenere i propri figli… questo per lei è un uomo libero? No, che non lo è. Sarà libero di imprecare, ma questa non è la libertà che intendo io. La libertà senza giustizia sociale è una conquista vana.”
Radicali, consideriamo libero un uomo costretto a concedere il corpo e il consenso, per una emergenza che lo Stato può arbitrariamente convocare e perfino provocare?
Radicali, consideriamo libero un partito che cede il corpo dei propri cittadini?
È libero un partito al cui congresso può entrare solo chi ha già scelto di obbedire?
Parliamone.
Noi ci siamo, vi aspettiamo ancora. Abbiamo costruito questa Resistenza Radicale per una lotta che è la nostra e la vostra.
È la lotta di Marco Pannella, che in un discorso del 1995 lanciava l’allarme contro
“un’autorità che a un certo punto stabilisca di mettere il vaccino contro il dissenso.”
Pannella aggiungeva che “nel progredire della scienza non è una cosa del tutto inimmaginabile, che ti si inoculi qualcosa che ti crei dei riflessi e non certi altri, socialmente parlando.”
Ora che il vaccino contro il dissenso si è fatto carne, ora che si è fatto carta, ora che le persone sfoggiano orgogliose il proprio codice ai kapò, ora che i più volenterosi si tatuano il marchio sulla pelle o si fanno chippare come bestie, premiati dagli applausi della propaganda, ora è l’ora di disobbedire, e noi ci siamo.
Immaginate solo per un attimo se questi strumenti non fossero in mano a un governo democratico, come certamente è il nostro.
Immaginate se questi strumenti fossero in mano a un banchiere senza scrupoli, magari affiancato da un generale, magari con un parlamento aperto solo agli obbedienti e ai ricattati, magari con una magistratura e una avvocatura nella quale soltanto ai marchiati fosse consentito esercitare.
Immaginate soltanto per un attimo che un governo di tal fatta proibisse di lavorare e di vivere a chi fosse privo del marchio.
Immaginate un governo del genere che potesse permettersi ogni tipo di abuso, che potesse cancellare con un colpo di spugna centinaia di migliaia di firme raccolte sui referendum, e potesse impedire al paese di scegliere come vivere e quali sostanze mettere nel proprio corpo, e come morire in maniera dignitosa.
Insomma, immaginate l’Italia, il vostro paese, oggi.
Se questi strumenti di marchiatura tecnologica e di coercizione fossero in mano a un governo del genere occorrerebbe disobbedire, e noi ci siamo.
Ci siamo quando gli studenti sono costretti a scendere dagli autobus perché non hanno il marchio.
Ci siamo quando i lavoratori sono condannati alla fame perché non hanno il marchio.
Ci siamo quando gli imputati non hanno difesa, perché i loro avvocati non hanno il marchio.
Ci siamo con il nostro sciopero della fame perché laddove la vita del diritto è negata, sarà negato il diritto alla vita.
Ci siamo e vi aspettiamo, con Marco, senza il marchio.
Davide Tutino
Resistenza Radicale Azione Nonviolenta