De Luca rompe gli indugi: mi ricandido, anche senza il Pd

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In questo complesso scenario politico campano, la situazione si fa di giorno in giorno più intricata, con Vincenzo De Luca al centro di una controversia che scuote il Partito Democratico italiano. De Luca, attuale governatore della Campania, ha annunciato la sua intenzione di ricandidarsi per un terzo mandato, una mossa che non solo sfida apertamente la leadership del suo partito, ma solleva anche questioni legali e politiche di grande rilevanza.

La decisione di De Luca di rompere la tregua con la segretaria del PD, Elly Schlein, si presenta come un atto di forza, in quanto avviene proprio quando il partito si trova a fare i conti con accuse interne e pressioni per un rinnovamento. Questa forzatura delle norme per ripresentarsi nuovamente al voto regionale, ispirandosi al precedente di Zaia in Veneto, agita le acque interne al PD.

In effetti, questa decisione arriva subito dopo un’offensiva mediatica portata avanti da alcuni esponenti del partito, contrari alla ricandidatura di De Luca. Tra questi, si sono pronunciati con fermezza Antonio Misiani, Sandro Ruotolo e Marco Sarracino, chiedendo un segnale di discontinuità.

“Basta fritture di pesce e ambulanze in parata”, ha detto Ruotolo (fedelissimo della segretaria), “serve ricambio delle classi dirigenti. Clientelismo, cacicchi e nepotismo sono fenomeni che poco hanno a che fare con un partito moderno di sinistra. Se da più di un anno è sospesa la vita democratica in Campania, evidentemente c’è ancora bisogno di questo, bisogna rimuovere le cause di questa situazione. ”

Il Pd in Campania, infatti, da più di un anno è commissariato per la vicenda sui tesseramenti gonfiati, e proprio il commissario Misiani dichiara che la strada del terzo mandato non è percorribile.

Gli fa eco Sarracino, deputato e membro nazionale della segreteria: il partito si è già espresso col voto in Parlamento, stop al terzo mandato.

La tensione con Schlein non è solo questione di candidature. Recenti scandali, come l’arresto di Franco Alfieri, presidente della provincia di Salerno e figura di spicco del PD campano, hanno infiammato il dibattito.

La Schlein ha sospeso Alfieri ma non ha chiesto le sue dimissioni, scelta che ha suscitato critiche da chi ritiene che in casi simili e passati erano state necessarie dimissioni immediate. È significativo come l’inchiesta su Alfieri, che coinvolge il sistema politico campano, sia stata preceduta da interrogazioni parlamentari che non hanno portato a misure concrete.

In questo contesto, l’annuncio di De Luca di ricandidarsi non è solo un atto politico, ma anche una sfida aperta ai vertici del suo partito. Mentre il clima politico si surriscalda in Campania, con accuse e tensioni interne che minacciano la stabilità del PD nella regione, De Luca si prepara a combattere quella che sembra essere una battaglia decisiva per la sua carriera politica, utilizzando lo “stratagemma Zaia” per sostenere la sua causa. Questa situazione non solo riflette le spaccature interne al PD ma pone anche importanti interrogativi sul futuro politico della Campania.

De Luca quindi ha annunciato :«Non so più come dirlo. Io vado avanti a prescindere, mi ricandido. Chi ci sta ci sta. Chi non ci sta non ci sta». «Io – ha aggiunto De Luca rivolgendosi agli imprenditori – vado avanti a prescindere, anche se c’è sempre qualcuno che fa domande sulla base dell’imbecillità di qualche esponente del Pd. Non so più come dirlo. Io vado avanti a prescindere, mi ricandido. Chi ci sta ci sta. Chi non ci sta non ci sta. L’importante è che ci stiate voi, perché se questo lavoro si ferma, la Campania precipita».

Il Pd potrebbe convergere con il Movimento 5 Stelle sulla candidatura di Sergio Costa, ex generale dei Carabinieri e ministro dell’ambiente in entrambi i governi Conte, De Luca potrebbe a quel punto presentarsi con le sue solite liste appoggiato da Italia Viva, e strizzando l’occhio a Forza Italia, anche se a questo punto i casi Alfieri e Zannini toglierebbero ogni dubbio al partito di Tajani sull’opportunità di rompere il fronte del centrodestra, che ancora deve scegliere il suo candidato.

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