Elezioni, aspettando il 4 marzo, curiosità.

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da Tribuna Politica Web

“A Lucia’, m’hai messo in crisi: voglio  vota’ Udc ma Gentiloni m’è simpatico…”. In questa frase  dell’elettore centrista a Luciano Ciocchetti in conferenza stampa alla Camera c’è tutto la difficoltà dello sfidante Nci-Udc del premier  Paolo Gentiloni nel collegio Roma 1. Ma lui, che comunque incassa la  rassicurazione dell’elettore che promette di non ‘tradire’, non si  sente affatto l’agnello sacrificale del centrodestra contro il super  candidato del centrosinistra.

“Sono ottimista -dice all’Adnkronos- anche perché i sondaggi dicono  che la differenza tra noi è di appena l’uno e mezzo per cento, quindi  è una partita assolutamente giocabile… Nel centro storico è più  radicato il centrosinistra, ma a Prati-Trionfale-Vittorie è più forte  il centrodestra”.

“Certo -prosegue- sono un umile candidato del territorio contro una  persona che sta tutti i giorni in televisione. Ma farò una campagna  porta a porta, bottega per bottega, a spiegare le nostre ragioni e i  fallimenti della politica di Gentiloni…”. E un confronto tv con il  premier? “Lo farei molto volentieri. Anzi, glielo chiedo formalmente.  Magari… Sarebbe una cosa bella: com’è giusto nei collegi uninominali tra candidati contrapposti. Sarei molto onorato -conclude- ma dubito  che lui accetterà…”.

 

 E’ stato il primo esempio di voto  elettronico, in occasione del referendum consultivo sull’autonomia  svoltosi in Lombardia il 22 ottobre scorso. Ma ora i tablet usati per  quella consultazione, da strumento utilizzato per rispondere sì o no  al quesito elettorale, sono diventati essi stessi oggetto rispetto al  quale esprimere o meno la propria preferenza.

Il presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, una volta  esaurita la loro funzione istituzionale, ha infatti pensato di  metterli a disposizione degli istituti scolastici, ma il dono non ha  avuto un’accoglienza unanime.

In alcune scuole infatti i tablet sono stati considerati tecnicamente  antiquati o addirittura lasciati ancora negli scatolini, mentre altri  presidi hanno trovato la maniera di utilizzarli. Insomma, dopo la  domanda sull’autonomia, ora il quesito è: sì o no al tablet?

 

Nella scheda elettorale non sarà possibile, ma allo stadio scatta il voto disgiunto. Così ieri, in occasione del  derby dell’Appennino tra Bologna e Fiorentina, allo stadio Dall’Ara  gli alleati del centrosinistra hanno messo la croce, anzi la sciarpa,  su una squadra diversa. A favore dei rossoblu i padroni di casa Pier  Ferdinando Casini e Virginio Merola, candidato per Civica popolare il  primo; sindaco Pd del capoluogo emiliano il secondo. Per i viola  l’ospite Dario Nardella, primo cittadino Dem della città dell’Arno.

 

In una conversazione privata su Facebook  aveva evocato ‘zio Adolf‘ per intervenire sulla questione dei rom,  costretto poi alle dimissioni da assessore al Bilancio del Comune di  Orvieto. Ora quelle frasi tornano a far discutere, visto che Massimo  Gnagnarini sarà candidato alla Camera in Umbria nella lista di Civica  popolare, guidata dalla ministra della Salute Beatrice Lorenzin.

”Era chiaramente l’uso di un paradosso -si difende l’interessato-  Sotto pressione mediatica mi sono dimesso subito dopo. Ma gli  orvietani che mi conoscono mi hanno difeso”. “Quell’episodio -conferma il capolista Massimo Monni, coordinatore regionale del partito- è  stata una macchia per cui ha già ampiamente pagato”.

 

Sono pronti a ricorrere alla Corte  costituzionale e a chiedere al governo il rimborso dei costi sostenuti per rientrare a votare nel proprio comune di residenza. Sono gli  studenti calabresi fuori sede, circa 32mila secondo le ultime stime,  iscritti in Atenei di altre parti d’Italia. Come gli italiani che si  trovano temporaneamente all’estero, alle elezioni del prossimo 4 marzo vorrebbero votare per corrispondenza o in un seggio allestito nella  città dove si trovano a studiare. Ma la loro richiesta non è stata  accolta al momento di elaborare la legge elettorale, troppo alto il  rischio di brogli o manomissioni ha obiettato il Viminale.

Ma loro non si arrendono. “Per un cittadino in mobilità all’estero -si legge in una petizione lanciata su Charge.org che ha raccolto finora  oltre 5.500 firme- il diritto di voto è pienamente garantito, mentre  per uno che si trova all’interno di confini italiani no”.

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