Si apre una nuova prospettiva di intervento per arginare le continue aggressioni che si registrano negli ospedali. Il ministro della Salute, Giulia Grillo, ha affermato la possibilità di presidiare con l’Esercito i Pronto soccorsi, in particolari quelli più sensibili ad atti di violenza succedutesi negli ultimi anni.
È quanto emerso nel corso di un’audizione in Commissione parlamentare congiunta Igiene e Sanità del Senato e Affari sociali della Camera. Nulla di definitivo, ma una soluzione momentanea volta ad arginare una situazione ormai di emergenza in Campania e Sicilia, dove settimanalmente si registrano atti di violenza ai danni del personale operativo.
Il ministro pentastellato della Salute, nel corso dell’audizione, ha espresso il suo impegno a contribuire con le Regione per la risoluzione del problema in tempi rapidi e certi, intervenendo tramite un disegno di legge. Non è ammissibile, a detta del ministro, che medici e infermieri debbano interrompere il loro servizio, non potendo soccorrere i pazienti bisognosi di aiuti ospedalieri, perché fatti oggetto di violenza.
Tuttavia, Grillo ha specificato che non si tratta di una “militarizzazione degli ospedali” ma di una misura di tutela per gli operatori sanitari che al momento hanno paura a recarsi sul luogo di lavoro a causa delle attuali condizioni d’emergenza. Del resto, proprio aggredire un medico, significa ostacolare la struttura ospedaliera che non può rispondere adeguatamente alle esigenze dei pazienti.
Non l’unica risoluzione possibile. Ci sarebbe infatti anche l’alternativa più adeguata, di potenziare le dotazioni di polizia, ma per la quale occorre più tempo e risorse di organico (attualmente in deficit), lasciando così l’uso di presidi militari l’unica soluzione al momento perseguibile.
Non servono soldati negli ospedali, ma medici. I consiglieri regionali della Campania di Forza Italia, Armando Cesaro e Maria Grazia Di Scala, commentano così la decisione del ministro della Salute, Giulia Grillo, di inviare l’esercito negli ospedali per difendere il personale da eventuali aggressioni.
“Qualcuno spieghi al ministro Grillo che non risolve il problema, non serve a nulla: le aggressioni si verificano perché mancano i medici che vanno difesi e tutelati con l’invio di forza lavoro, non militarizzando un luogo di cura o attivando misure intimidatorie nei confronti di chi disperatamente cerca assistenza” spiegano Cesaro e Di Scala.
“Cosa dovrebbero fare gli uomini dell’esercito nei pronto soccorso? Mettere ordine? Attivare un coprifuoco permanente?”, si chiedono Cesaro e Di Scala. “Sono mesi – aggiungono – che denunciamo inascoltati il corto circuito della rete dell’emergenza-urgenza per i mesi estivi. Abbiamo anche presentato un’interrogazione rimasta ancora senza risposta”. Per Cesaro e Di Scala, dunque: “La proposta del ministro è dunque approssimativa, confusa e contrasta, peraltro, con i programmi di umanizzazione dei luoghi di cura avviati nelle strutture sanitarie”. “Il Ministro – concludono gli esponenti di Forza Italia – anziché inviare le mimetiche tra pazienti e camici bianchi approfondisca il problema e rimuova le cause che impediscono il diritto e la tutela della Salute dei cittadini”.
“Peccato che i consiglieri Cesaro e Di Scala non si siano svegliati una consiliatura fa, quando i loro preziosi, purtroppo inutili, consigli sulla gestione della sanità regionale, anziché darli al ministro per la Salute, avrebbero potuti dispensarli alla giunta dell’allora governatore e loro collega di partito Caldoro. Quel Caldoro che, da mero contabile, ha anteposto le cifre di bilancio alla salute dei cittadini della sua regione, chiudendo e smantellando ospedali. Spianando la strada a De Luca, che si è mosso lungo il solco tracciato dal suo predecessore e completando l’opera di devastazione del sistema sanitario regionale. Quanto alla carenza di medici e personale sanitario, il duo azzurro Cesaro-Di Scala stesse tranquillo. A differenza di precedenti governi, nei quali il loro partito era numericamente ben rappresentato, il nostro è al lavoro da tempo per reperire risorse per l’assunzione di nuovi infermieri e per mettere finalmente mano a una riforma delle scuole di specializzazione”.
“Quanto all’ipotesi di far presidiare i Pronto soccorso dai militari dell’Esercito, il ministro è stato chiaro quando ha parlato di una soluzione momentanea contro una situazione emergenziale. Nessuno, a partire dal Movimento 5 Stelle, vorrebbe la militarizzazione degli ospedali. Ma nell’immediato serve una soluzione tampone, per tutelare il lavoro di medici e infermieri e salvaguardarne la sicurezza, nell’attesa di intervenire con un apposito progetto di legge grazie al quale si affronti la questione, una volta per tutte, sotto l’aspetto della repressione. Questione mai affrontata prima d’ora da nessun governo, sia a livello nazionale che a livello regionale. Non consentiremo più che personale sanitario si rechi al lavoro con addosso il timore di ritrovarsi vittima di un’aggressione per ritardi e inefficienze che esulano dalle loro responsabilità ma che, nel caso della Campania, sono figlie di una gestione tesa a tagliare e smantellare per far quadrare i conti a spese della salute dei cittadini. Una gestione che trova oggi in De Luca il principale responsabile, ma che affonda le radici nel precedente governo regionale retto dallo stesso partito dei sedicenti maestrini in tema di Sanità pubblica Di Scala e Cesaro”.