Si apre oggi a La Malbaie, nel Quebec, il vertice del G7. Secondo dell’era Trump, e prima prova internazionale per il premier italiano Giuseppe Conte, ancora una volta appare destinato ad essere dominato dalle tensioni tra il presidente Usa e gli altri ‘grandi della terra’. E se a Taormina era stato soprattutto sul clima che si era consumata la frattura, con un comunicato finale che parlava chiaramente di un consenso a sei senza gli Stati Uniti, questa volta a tenere banco sarà la guerra commerciale che Trump ha innescato con suoi storici vicini ed alleati, come appunto il Canada padrone di casa e gli europei, con la sua politica protezionista dei dazi.
Una reggia con 405 stanze, 5 piscine, 4 ristoranti, un casinò, un campo da golf e una vista mozzafiato sul fiume San Lorenzo è l’identikit del Manoir Richelieu, il resort che si appresta a ricevere i big. La struttura, a circa 140 km a nord-est di Quebec City, è stata costruita nel 1899 e restaurata nel 1928 dopo un incendio. Il Manoir Richelieu, una delle principali mete del turismo di lusso in Canada, è la ‘perla’ di La Malbaje, cittadina di 8.000 abitanti nella regione di Charlevoix. La presidenza canadese del G7 ha bloccato l’intero hotel dal 27 maggio al 12 giugno, apportando anche modifiche per la sicurezza con un investimento da 460 milioni di dollari. L’area è circondata da una recinzione metallica e ovunque sono disseminate telecamere.
“Il sistema del commercio mondiale non funziona, e la colpa non è di Trump ma dei Paesi che l’hanno fatto fallire”, ha tuonato il consigliere economico di Trump, Larry Kudlow, in un briefing con i giornalisti in vista del G7, in cui ha fatto capire che l’inquilino della Casa Bianca si prepara ad un approccio muscolare nel difendere le sue posizioni al vertice, nella convinzione della loro giustezza. “Credo che sia il riformatore del commercio più potente degli ultimi decenni”, ha detto Kudlow parlando di Trump e precisando che il presidente intende avere colloqui bilaterali, in particolare con il padrone di casa Justin Trudeau e con il presidente francese, Emmanuel Macron, per parlare della questione dei dazi.
Angela Merkel, da parte sua, non ha nascosto che teme che le tensioni esistenti tra Europa e Stati Uniti su una serie di temi potrebbero addirittura impedire di arrivare alla tradizionale dichiarazione finale. “Ci si lavorerà”, ha affermato, rispondendo al Bundestag durante il suo primo question time a una domanda in merito, ricordando le divergenze con Washington in materia di imposizione di dazi sulle importazioni di acciaio e alluminio, politica ambientale e sulla decisione americana di uscire unilateralmente dall’accordo sul nucleare iraniano.
“Questo dimostra che abbiamo un problema serio con gli accordi multilaterali”, ha dichiarato, sottolineando l’importanza che l’Europa negozi “unita”. Ancora prima della conferma della Merkel, fonti delle delegazione degli sherpa tedeschi aveva rivelato che ancora tre giorni fa “il comunicato finale era ancora tutto all’aria”, hanno dichiarato le fonti tedesche.
E si stava valutando la possibilità di arrivare a dichiarazione diverse dei leader in modo che “le posizioni non siano abbandonate o diluite”. Sarebbe meglio, spiegavano, che ognuno mantenesse la propria posizione. Anche perché se Trump dovesse accettare un comunicato congiunto, questo non significa “che lo rispetterebbe”, aggiungono.
Trudeau, alla vigilia del summit che si prevede pieno di tensioni ha riconosciuto che “vi saranno molti colloqui diretti sulle questioni su cui c’è disaccordo”, mettendo appunto il commercio in cima alla lista. “Questo è in fondo quello che è il G7, un’opportunità per amici ed alleati di riunirsi ed avere conversazioni dirette sulle cose su cui non andiamo d’accordo, ma anche sottolineare quello su cui concordiamo e poi procedere”, ha poi aggiunto con toni più concilianti il padrone di casa del vertice. Non è per niente conciliante l’analisi di Mark Agnew, della Camera del commercio canadese che parla “di una tempesta molto grave all’orizzonte per le società canadese”, ricordando che il Canada è il secondo partner commerciale degli Usa dopo la Cina.
La politica protezionistica ed aggressiva di Trump nei confronti dei tradizionali alleati commerciali degli Usa viene ovviamente criticata da esponenti delle passate amministrazioni Usa: “Trump si è scavato una fossa da solo”, ha detto Matt Gold, ex vice assistente del rappresentante Usa del Commercio, sottolineando come il piano del presidente potrà alla fine danneggiare i posti di lavoro che lui ha promesso di creare, facendo aumentare inoltre i prezzi.
Il presidente americano lascerà prima del previsto il vertice e non sarà presente alle sessioni dedicate al cambiamento climatico e all’ambiente. Secondo quanto riferito dalla Casa Bianca Trump partirà domani mattina – diverse ore prima della conclusione dei lavori – direttamente alla volta di Singapore, dove è il programma per il 12 giugno lo storico incontro con il leader nordcoreano Kim Jong Un. “Lo sherpa per il G7 e vice assistente del presidente per gli Affari economici internazionali Everett Eissenstat rappresenterà gli Stati Uniti alle restanti sessioni del G7”, ha precisato la portavoce Sarah Sanders in una dichiarazione.
Il Canada ospiterà il G7 per la sesta volta, dopo Ottawa 1981, Toronto 1988, Halifax 1995, Kanaskis 2002 e Muskoka 2010. Il G20, ospitato da Toronto nel 2010, fu caratterizzato da scontri e disordini, con centinaia di arresti di manifestanti. Per evitare una situazione analoga, in questa occasione, il Canada ha scelto una sede con caratteristiche particolari. A La Malbaie, i manifestanti saranno ammessi solo in un’area speciale, bel lontana dall’hotel. La polizia è preparata anche a fronteggiare proteste a Quebec City. (AdnKronos)