“Non stiamo questionando sui nomi ma stiamo molto più costruttivamente discutendo anche animatamente sula idea di Italia”. Lo ha detto il leader della Lega Matteo Salvini dopo il bcolloquio al Quirinale con il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
Per Salvini, “il governo parte se può fare le cose. Se ci rendessimo conto che non in grado allora ci fermiamo“.
“Stiamo facendo uno sforzo enorme – ha proseguito Salvini – perchè se dovessimo ragionare per convenienza politica non saremmo qua da tempo, se dovessimo dar retta ai sondaggi saremmo i primi a dire chi ce lo fa fare di trovare una quadra lasciamo tutto nelle mani di Mattarella con l’ipotesi di andare al voto il prima possibile”.
“Se saremo abbastanza bravi a trovare la quadra si parte senza problemi, ma non vogliamo prendere in giro il presidente della Repubblica e gli italiani” dicendo che c’è l’accordo “quando su qualche punto importante come le infrastrutture ci sono ancora visioni diverse. Il tema giustizia è centrale: processi più brevi, anche su questo partiamo da posizioni differenti e io sono in questa veste non solo da leader della Lega, perché non voglio rompere l’alleanza di centrodestra”, ha aggiunto.
“Se io vado al governo – ha aggiunto – voglio fare quel che ho promesso di fare su cui gli italiani mi han votato, sulla Fornero, evitare l’aumento dell’Iva, ridurre le accise sulla benzina, sull’immigrazione su cui Lega e M5s partono da notevole distanza: nel rispetto dei diritti umani e dei trattati mi rifiuto di pensare all’ennesima estate e autunno del business dell’immigrazione clandestina in saldo. Se andiamo al governo vogliamo mano libera per tutelare sicurezza italiani, anche con la legge legittima difesa”.
“Io voglio che ai figli non gli cadano i soffitti in testa, voglio che le imprese paghino meno tasse e oggi ho i vincoli esterni che non me lo permettono o si ridiscutono i vincoli oppure è un libro dei sogni”.
Con la conclusione del colloquio tra il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e la delegazione della Lega, formata dal segretario Matteo Salvini e i capigruppo in Parlamento Giancarlo Giorgetti e Gianmarco Centinaio, al Quirinale si è chiuso il nuovo round di consultazioni per la formazione del governo.
“Abbiamo aggiornato il Presidente della Repubblica su come stiano avanzando le varie interlocuzioni tra M5s e Lega su quello che è il contratto di governo. Sia io che Salvini siamo d’accordo sul fatto che nomi pubblicamente non ne facciamo. L’accordo di governo è il cuore di questo governo di cambiamento che siamo intenzionati a far partire il prima possibile”, ha detto il capo del M5s Luigi Di Maio, al termine del colloquio con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
“Come mai ancora tanto tempo? In fondo è solo la prima consultazione che facciamo” da quando c’è stato il via libera alla ricerca di un’intesa tra M5s e Lega, ha poi detto il leader M5s tornando nei suoi uffici alla Camera a chi gli chiedeva le ragioni del ritardo sui tempi attesi per le comunicazioni circa l’intesa.
Il contratto di governo “sul modello tedesco – ha spiegato Di Maio nella conferenza stampa al Quirinale -, mette dentro i punti programmatici delle due forze” M5s e Lega. “Noi lo sottoporremo ai nostri iscritti con un voto online che sarà chiamato a decidere se far partire questo governo con questo contratto o no”.
Secondo il leader dei pentastellati, M5S è consapevole delle scadenze internazionali, ma chiede “qualche altro giorno” perché si sta scrivendo “il programma di governo per cinque anni“. “Sono molto orgoglioso delle interlocuzioni e soddisfatti del clima che si respira – ha proseguito Di Maio -, ma soprattutto dei punti che si stanno portando a casa su temi come la legge Fornero, la lotta agli sprechi, la lotta alla corruzione, il carcere per chi evade, il fisco”.
Ai colloqui al Quirinale ha partecipato la delegazione M5S, composta dal capo politico Luigi Di Maio e i capigruppo Giulia Grillo e Danilo Toninelli.
Nessun nome sulla figura del premier, nel weekend e nella giornata di oggi sono stati fatti i nomi di Giulio Tremonti, più volte ministro dei governi Berlusconi, di Giulio Sapelli, professore di Storia Economica all’Università di Milano nonchè ex dirigente Olivetti, Eni, Unicredit e Mps, e di Giuseppe Conte, professore di Diritto Privato all’Università di Firenze.
(ANSA)