da Tribuna Politica Web
Nessuna apertura ai 5 Stelle. Questa l’indicazione che arriva da Matteo Renzi. E se qualcuno volesse mettere in discussione la linea, c’è la Direzione per farlo. “La linea non la dà il reggente, la dà la Direzione”, si osserva tra i parlamentari vicini all’ex-segretario. E i numeri nell’organismo dem parlano chiaro: su 209 componenti, la maggioranza è 105 e i renziani dicono di poter contare su 128 voti: “Renzi 117, Orfini 8, Del Rio 3”, è il calcolo.
Poi, in minoranza, ci sarebbero tutti gli altri. Perchè ormai il fronte dei dialoganti comincia a prendere la forma di un ‘correntone’: Dario Franceschini (20 membri in Direzione),Michele Emiliano (14), Andrea Orlando (32). Per i prodiani parla Sandra Zampa, c’è Walter Verini per l’area Veltroni (2). Vengono conteggiati dai renziani anche “5 cani sciolti”. E poi c’è Maurizio Martina (i ‘suoi’ sarebbero 9 in Direzione).
Oggi il reggente si è scontrato con i renziani ‘ortodossi’ Andrea Marcucci e Matteo Orfini prima delle consultazioni con Fico. Troppo ‘dialogante’ Martina per il fronte renziano. La delegazione dem, riferiscono, ha discusso fino a un attimo prima di entrare nella sala della Lupa a Montecitorio per incontrare il presidente della Camera. Per Martina, raccontano, lo smarcamento di Luigi Di Maio dalla Lega sarebbe stato esaustivo come pre-condizione per intavolare un confronto. Troppo poco. Marcucci e Orfini alzano l’asticella e chiedono un riconoscimento del governo Renzi. Di lì la mediazione con la citazione di Martina del programma Pd dei 100 punti.
A fine giornata, Martina fa sapere di essere soddisfatto dai tanti che si sono espressi a favore della sua linea più aperturista. E tra questi non solo i ‘dialoganti’ già usciti allo scoperto. Per dire, c’è anche il ministro Marianna Madia.” Piena condivisione delle parole di @maumartina all’esito del colloquio con il Presidente @Roberto_Fico”, scrive Madia su twitter.
Dal fronte renziano fanno sapere che se anche si arrivasse a un ribaltamento degli equilibri (cosa che viene comunque esclusa, sostengono) “per un governo con i 5 Stelle serve tutto, tutto il Pd”. E come disse Renzi alcune settimane fa ai cronisti al Senato: “Serve il 90 per cento dei gruppi parlamentari del Pd per fare un governo con il M5S. Se anche qualcuno nel Pd facesse un accordo, vuoi che il senatore di Rignano non riuscirebbe a tenere con sé almeno 7 dei suoi?”.
L’ex premier, anzi, ha detto ai suoi che non teme affatto lo spettro di nuove elezioni, come scritto oggi su un articolo retroscena de “Il Giornale”, dove accusa peraltro il M5S di usare metodi “da baby gang” («Questi – ha spiegato a più di un amico – hanno impostato una trattativa violenta, con minacce e ultimatum. Vogliono mettermi con le spalle al muro: o dico di sì al governo con i grillini; o c’è il muro, cioè le elezioni. Ma se la mettono in questo modo, io scelgo il muro, cioè le elezioni. Tanto io in Parlamento torno, Franceschini non so. Questi non hanno capito che non mi faccio intimidire. Usano la violenza: o fai questo, o ti facciamo male. Non hanno capito come sono fatto: io sono pronto a trattare pure con Belzebù, ma certo non ho paura di chi nelle trattative politiche si comporta come sul web, con i metodi delle baby gang».), ndr
Comunque prima di arrivare alla Direzione manca un po’: “La facciamo dopo il 1° maggio”, dicono in ambienti parlamentari Pd. Anche su questo, sulla data della Direzione, ci sarebbe stata una discussione. Martina avrebbe tentato di accelerare i tempi convocando la riunione già il 26 aprile. Una fuga in avanti bloccata dai renziani.