Il nome c’è, ora l’ultima parola spetta al Colle. Ieri, uscendo dallo studio alla Vetrata al Quirinale, Luigi Di Maio e Matteo Salvini si sono dichiarati pronti, quasi con toni trionfalistici, ad iniziare l’avventura di governo e a dare attuazione al contratto stipulato, dopo aver indicato al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il nome del professor Giuseppe Conte come potenziale premier. Tuttavia il presidente del Consiglio non è un mero esecutore di contratti firmati dai partiti, ma il responsabile della politica del governo, di cui garantisce l’unità di indirizzo. Un’azione che in questa fase deve tener conto dei segnali di allarme sui conti pubblici e della salvaguardia dei risparmi degli italiani.
La strada verso il conferimento dell’incarico perciò è tutt’altro che in discesa. Anzi. I tempi si allungano e per questa mattina il Capo dello Stato ha deciso di convocare i presidenti della Camera, Roberto Fico, e del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, rispettivamente alle 11 e alle 12. Un atto di riguardo nei loro confronti, visto che nelle settimane scorse hanno avuto due incarichi esplorativi, per aggiornarli sugli sviluppi della situazione e per ascoltare le loro valutazioni. Il segnale che il momento è delicato e la crisi lungi dall’essere risolta.
Mattarella alle delegazioni di M5S e Lega non ha nascosto tutta la sua preoccupazione per i segnali di allarme che arrivano sui conti pubblici italiani e sui risparmi dei cittadini. Poi, di fronte all’indicazione di Conte per la carica di premier, una piccola lezione di diritto costituzionale, con il richiamo all’articolo 95 della Costituzione, che al presidente del Consiglio assegna un ruolo cruciale, in quanto dirige la politica generale del governo e ne è responsabile. Inoltre mantiene l’unità di indirizzo politico ed amministrativo, promuovendo e coordinando l’attività dei ministri.
In altri termini, Conte potrà anche ottenere l’incarico di formare il governo, ma non sulla base di questioni e incarichi già predefiniti, ma nel rispetto delle prerogative del Capo dello Stato e delle norme costituzionali. Considerazioni che Di Maio e Salvini avrebbero condiviso, tanto che di futuri ministri non si sarebbe parlato durante i colloqui nello studio alla Vetrata.
La situazione resta comunque fluida e, anche alla luce delle udienze di oggi con Fico e Casellati, un incarico non dovrebbe arrivare prima di mercoledì, visto che nel pomeriggio Mattarella è atteso a Civitavecchia per la partenza della nave della legalità.
Il Capo dello Stato vuole dunque prendersi un’ulteriore pausa di riflessione. Finora ha assecondato un percorso per poter arrivare alla nascita di un governo in linea con il responso delle urne e questa è la linea che continuerà a seguire. Ma senza poter prescindere dall’esercizio delle proprie prerogative, dal rispetto di norme e prassi costituzionali e dalla considerazione della situazione economica e sociale del Paese, sul piano interno e con riferimento agli impegni internazionali. (AdnKronos)