La domenica più lunga della XVIII legislatura si chiude drammaticamente poco dopo le 20, quando il premier incaricato Giuseppe Conte scioglie negativamente la riserva, rinunciando all’incarico di formare un governo giallo-verde. “Ho profuso il massimo sforzo, la massima attenzione per adempiere a questo compito” dice il professore dopo circa un’ora di colloquio con il Presidente Mattarella. Ma è ormai chiaro che tutto è saltato: il “governo del cambiamento” non si farà.
I tentativi di Matteo Salvini e Luigi Di Maio, saliti al Colle prima di Conte per sbloccare l’impasse, falliscono. Il no di Mattarella all’economista euroscettico Paolo Savona al Tesoro è il nodo sul quale si blocca la partita pentaleghista, aprendo una delle crisi istituzionali più gravi della storia della Repubblica. “Ho condiviso e accettato tutte le proposte per i ministri” presentate da Giuseppe Conte, precisa il Capo dello Stato “tranne quella del ministro per l’Economia”, la cui designazione “costituisce sempre un messaggio immediato, di fiducia o di allarme, per gli operatori economici e finanziari”.
Il presidente Mattarella, che pure ha assicurato di aver “agevolato in ogni modo la nascita del governo” viene minacciato di impeachment. Prima dalla leader di FdI, Giorgia Meloni, poi dal capo grillino, Luigi Di Maio, che attacca Mattarella con una diretta Facebook: “Sono stato un profondo estimatore del Presidente della Repubblica Mattarella ma questa scelta per me è incomprensibile perché ce l’abbiamo messa tutta”.
“Diciamocelo chiaramente che è inutile andare a votare – attacca Di Maio -, tanto i governi li decidono le agenzie di rating e le lobby finanziarie e bancarie”. Poi conclude: “Non finisce qui”. Le intenzioni vengono chiarite poco dopo, quando da Fazio, a ‘Che tempo che fa’, il leader pentastellato annuncia: “Spero che agli italiani sia data la parola il prima possibile. Dobbiamo discutere la messa in stato d’accusa del Presidente Mattarella”.
Dal canto suo, Matteo Salvini, parlando da Spoleto, invoca il ritorno alle urne, scongiurando però l’impeachment del Presidente della Repubblica: “Alla dignità non rinuncio – incalza -. Posso rinunciare alle poltrone ma non posso rinunciare alla coerenza. Ce l’abbiamo messa tutta, ma non saremo mai servi e mai schiavi”. “Rabbia? Tanta. Paura? Zero – ammette Salvini -. Cambieremo questo Paese, insieme. Io non mollo amici, conto su di Voi”.
Da parte dell’opposizione arrivano invece parole di sostegno nei confronti del Quirinale. Il primo a levare gli scudi è il premier uscente Paolo Gentiloni: “Nervi saldi e solidarietà al Presidente Mattarella – scrive su Twitter -. Ora dobbiamo salvare il nostro grande Paese”. Poi è la volta di Matteo Renzi: “Salvini non voleva governare – twitta Renzi – ha fatto promesse irrealizzabili, ha paura delle sue bugie, altro che Flat Tax e Fornero. E quindi ha usato l’alibi di un ministro per far saltare tutto: vecchio stile leghista. Ma minacciare #Mattarella è indegno. Sulle Istituzioni non si scherza”.
Anche il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi esprime solidarietà al Presidente: “Invocare l’impeachment è da veri irresponsabili – si legge in una nota di Fi-. il Capo dello Stato va rispettato anche quando non lo si condivide, aspettiamo le decisioni di Mattarella, il Paese ha bisogno di un governo subito, serve stabilita”.
La mossa di Mattarella viene annunciata in serata: è la convocazione di Carlo Cottarelli, l’ex commissario alla spending review, che sarà salirà oggi al Quirinale.