“Il Segretario Generale di una organizzazione sindacale dovrebbe assumere sempre comportamenti responsabili. Il contrario di quanto sta facendo il leader della Cgil Maurizio Landini. Se il suo invito alla rivolta sociale poteva essere spiegato con una di quelle frasi fuori posto che sfuggono in momenti di concitazione, anche se non sono mai giustificabili, avere ribadito il concetto a distanza di 24 ore dimostra assoluta indifferenza verso i possibili effetti dannosi della sua incredibile affermazione. Si tratta di un incitamento alla violenza, né più né meno, in un Paese che ha già conosciuto stagioni terribili segnate dal terrorismo rosso e nero”. Ad affermarlo è il Presidente di Unione Industriali Napoli, Costanzo Jannotti Pecci. “La condotta irresponsabile di Landini è ancora più incomprensibile, se si guarda alle cifre. Da anni l’occupazione a tempo indeterminato è in crescita, ma ad ogni manovra finanziaria Cgil e Uil proclamano scioperi generali. Anche quando, come è per la Legge di Bilancio presentata dal Governo e che Confindustria ritiene non soddisfacente perché poco attenta alle esigenze delle imprese, i due terzi della manovra servono per ridurre il cuneo fiscale dei lavoratori”. Jannotti Pecci sottolinea inoltre “una palese assurdità contenuta nelle richieste avanzate dalla Cgil: il blocco dei licenziamenti. Una misura che ingessa l’attività delle imprese in presenza di casi critici al proprio interno e che infatti non esiste in alcun Paese del mondo. A suo tempo, con il disaccordo della Commissione europea, fu varata solo dall’Italia, e temporaneamente, in epoca Covid. Quando fu rimosso il divieto, Landini e il suo collega Segretario della Uil Bombardieri, paventavano da un giorno all’altro la perdita di 700 mila-un milione di posti di lavoro. Non accadde niente del genere ma la storia non insegna nulla alla demagogia, e la richiesta torna a essere proposta. Possiamo sperare in rappresentanti sindacali che facciano il loro mestiere e non provino a improvvisarsi capipopolo estremisti?”
La replica di Nicola Ricci, segretario CGIL Napoli.
“Le dichiarazioni del presidente dell’Unione degli Industriali di Napoli ci stupiscono non poco per il tono e per il contenuto e sembrano dettate da una ricerca di visibilità nazionale in relazione ad affermazioni del segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, che da due giorni vengono strumentalizzate dal Governo, a cui fa soltanto propaganda gratuita invece di chiedersi come mai l’occupazione a Napoli e provincia sia così scadente. Durante il periodo Covid – ricorda Ricci – la Cgil ha avuto un atteggiamento responsabile firmando accordi che hanno consentito al Paese e all’apparato industriale di rimanere in piedi. Nonostante ciò, nella nostra regione continuiamo ad assistere a dismissione e crisi di numerose aziende, come Jabil a Dema e, con questo Governo, si sta mettendo in crisi l’intero settore dell’automotive che, lo ricordiamo, occupa solo in Campania 20mila lavoratori e lavoratrici. Eppure non abbiamo sentito una dichiarazione del presidente Pecci sul taglio al settore previsto in questa legge Finanziaria. Riteniamo quindi che sia grave, da parte sua, richiamare fasi drammatiche vissute dall’Italia e che avevano altre motivazioni e ragioni, storiche e sociali. Sul cuneo fiscale, dimentica che senza gli scioperi di Cgil e Uil questa misura non sarebbe stata ottenuta. Per questo le sue dichiarazioni non possono che essere lette come un tentativo di accreditarsi politicamente in vista di una possibile candidatura alla presidenza della Regione Campania. È davvero convinto – conclude il segretario generale Cgil Napoli e Campania – che queste affermazioni rispecchino il pensiero dei propri associati?”.
“Condivido la posizione del presidente dell’Unione industriali di Napoli, Costanzo Jannotti Pecci. Le parole del segretario nazionale della Cgil, Landini sono sbagliate nel merito, nei toni e nelle modalità”. Così Stefano Caldoro, capo della opposizione di centrodestra in Consiglio regionale della Campania, commenta lo scontro di posizioni riportato oggi dalla stampa tra Unione degli Industriali di Napoli e CGIL Campania.
“Che nostalgia dei tempi nei quali, nella CGIL e nel sindacato italiano, la forte componente socialista riusciva a indicare la strada del riformismo e della modernizzazione” conclude Caldoro.