La Cina è veramente fuori dal conflitto Russo-Ucraino? Intervista a Mario Volpe.

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Immaginare una nuova cruenta guerra, una vera guerra, nel cuore dell’Europa agli inizi del terzo millennio poteva essere solo materia per film e romanzi distopici. Noi, uomini moderni, eravamo abituati a pensare a battaglie virtuali sul filo della rete internet o commerciali combattute a colpi di prezzi e dazi. Il mondo globalizzato, a cui avevamo aperto i nostri favori e soprattutto quelli della Cina, sembrava essere garanzia di (almeno per quelli più ricchi) di un definitivo stop alle bombe. Purtroppo, con un’amara sorpresa, il 24 febbraio di quest’anno, la Russia ha invaso un paese confinante scatenando un conflitto armato che ha, di colpo, monopolizzato tutti i canali d’informazione, spazzando via le tragiche notizie dell’emergenza Covid e quelle delle mire espansionistiche della Cina.

Eppure, gli incontri a due “preconflitto” tra Putin e il presidente cinese Xi-Jinping ci hanno messo una pulce nell’orecchio, al punto che abbiamo voluto approfondire diverse strane coincidenze legate a questa guerra. Per farlo abbiamo rivolto alcune domande all’imprenditore e scrittore pomiglianese Mario Volpe, esperto delle questioni economiche sulla Cina, nonché autore del popolare saggio Cina Prosit (edito da Diogene) e di numerosi reportage giornalistici sull’argomento; oltre a una serie di romanzi ambientati in Cina.

La prima domanda che abbiamo fatto a Mario Volpe è stata quella di darci il suo punto di vista su questo ambiguo atteggiamento della Cina nei confronti della guerra.

“Per quanto se ne dica, la Cina è notoriamente un paese a forte ideologia comunista, per vari aspetti storici e sociali è legata alla Russia. Inoltre il presidente Xi-Jinping non ha mai fatto mistero di voler ricalcare le orme di Mao Zedong per ciò che riguarda la gestione del suo potere e delle sue mire espansionistiche. In Putin ha scoperto un suo omologo animato dal medesimo desiderio.

 Ma Xi-Jinping ha fatto anche una promessa al suo popolo, quella di abolire la povertà consentendo a tutti i cinesi la possibilità di avere cibo e vestiti; per mantenerla ha bisogno di continuare a tutelare ed espandere i suoi investimenti nel mondo.”

Pur concordando con il concetto espresso da Mario Volpe ci sembra, da parte della Cina, più ovvio condannare apertamente l’invasione Russa e schierarsi con l’Occidente dal momento che, fino ad oggi, le quote di esportazioni delle merci cinesi di maggior rilievo sono destinate proprio ad Europa e America.

“In effetti questo è vero, ma la Cina è ben consapevole che la fitta rete di relazioni commerciali e acquisizioni di asset strategici in Occidente la protegge da qualsiasi possibile ritorsione commerciale. Fare un embargo, o solo accennarlo, nei confronti della Cina produrrebbe un disastro economico senza precedenti che si rifletterebbe con l’immediata perdita di milioni di posti di lavoro. Questo è uno dei motivi per cui l’Occidente tollera, non solo l’atteggiamento di falsa neutralità cinese sulla guerra Russia-Ucraina, ma tollera anche il pugno di ferro di Xi-Jinping nei confronti dei suoi oppositori. Si chiude un occhio sui diritti umani a favore della questione economica, che in una fase così delicata non può essere nemmeno accennata. Del resto non è da escludere la possibilità che un conflitto del genere possa essere stato avallato in segreto dalla Cina che non ama essere per troppo tempo sotto i riflettori.  Il progetto della Nuova via della Seta, nonché la colonizzazione dell’Africa per la questione delle materie prime e l’accordo con le isole Samoe per le istallazioni di basi militari nel Pacifico spostavano l’attenzione e le critiche mondiali in modo massiccio sulla politica cinese con il rischio di alterare i piani di Xi-Jinping. Con una cruenta guerra nel cuore dell’Europa si avrà meno tempo per pensare a ciò che sta facendo la Cina distogliendo l’interesse sulle manovre espansionistiche del presidente.”

Quest’ultima ipotesi, espressa da Mario Volpe, ci ha fatto pensare ad un disegno predeterminato della Cina per puntare a divenire la prima potenza economica e militare al mondo. Del resto, come lo stesso Mario ha chiarito, la presenza degli Istituiti Confucio (organizzazioni per la diffusione della cultura cinese) nelle maggiori università del mondo, oltre ai massicci investimenti nelle infrastrutture e nei porti d’Europa e all’acquisizione di marchi commerciali noti in tutto il mondo, sono segnali inequivocabili del progetto cinese di voler dettare legge nel mondo economico e finanziario. Secondo Mario Volpe, mancava solo una guerra come pretesto per dare uno slancio alla produzione di armi anche in Cina, oltre alla voglia d’impiantare proprie basi militari all’estero allo scopo di primeggiare in campo militare.

Insomma, ciò che Mario Volpe chi ha raccontato -grazie ai suoi trenta anni di esperienza nel mondo cinese- ci è parsa una verità di cui tenerne in debito conto. Una verità degna delle avvincenti trame dei suoi straordinari romanzi.

a cura di Davide Guida

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