La premier Meloni al Congresso Cgil: Giusto esserci, non temo chi mi fischia.

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Non so cosa aspettarmi ma mi sembra giusto esserci“. Così il premier Giorgia Meloni arrivando al congresso della Cgil a Rimini. Entrata dal fondo della sala congressuale è stata accompagnata dal leader della confederazione Maurizio Landini sotto il palco, nello spazio riservato alle autorità.

“Ringrazio tutta la Cgil dell’invito. Ringrazio anche chi mi contesta, in alcuni casi con degli slogan efficaci che ho letto dalle agenzie: pensati sgradita. Slogan efficace. anche se non sapevo che Chiara Ferragni fosse una metalmeccanica…”, ha affermato Meloni aggiungendo dopo essere stata accolta dai fischi e dal coro ‘Bella ciao’: “Ho letto alcune ricostruzioni che, lo confesso, mi hanno divertito, in forza delle quali si riteneva che dopo aver confermato la mia presenza avrei messo in discussione quella stessa presenza per il timore delle contestazioni e di essere fischiata. Signori, io vengo fischiata più o meno da quando avevo 16 anni, sono 30 anni che qualcuno mi fischia. Sono cavaliere al merito di questa materia”.

“Non mi sottraggo a un contesto sapendo che è difficile, non mi spaventa”, ha rimarcato il presidente del Consiglio, che ha dovuto attendere un minuto prima di iniziare il suo discorso, ascoltando impassibile le note della canto della Resistenza partigiana.

“Con questa presenza, con questo confronto, credo che noi oggi possiamo autenticamente tentare di celebrare l’Unità nazionale”, ha affermato il premier aggiungendo: “La contrapposizione ha un ruolo positivo, addirittura educativo per qualsiasi comunità. L’Unità è un’altra cosa, è l’interesse superiore. E’ il comune destino che dà un senso alla contrapposizione”.

Riforma fiscale

”Ieri il Cdm ha approvato una legge delega” sulla riforma fiscale che, “a mio avviso, è stata un po’ frettolosamente bocciata da alcuni”, ha detto ancora Meloni assicurando che farà da ”leva” per la ”crescita economica del Paese”.

“Per favorire la crescita occupazionale, per aumentare le retribuzioni, io credo che la base sia far ripartire l’econonomia, sostenere il sistema produttivo, restituire all’Italia anche un po’ di sana fiducia in se stessa, liberare le sue energie migliori. E’ esattamente la visione che sta alla base della riforma fiscale che ieri il Consiglio dei ministri ha approvato con una legge delega che, a mio avviso, è stata un po’ frettolosamente bocciata da alcuni”.

“Noi – ha proseguito Meloni – lavoriamo per consegnare agli italiani una riforma complessiva del sistema fiscale, che migliori l’efficienza della struttura delle imposte, che riduca il carico fiscale, che contrasti adeguatamente l’evasione fiscale con un tax gap, che è stabilmente intorno ai 100 miliardi di euro nonostante gli interventi che si sono succeduti nel tempo. Una riforma che semplifichi gli adempimenti a carico dei contribuenti, che crei un nuovo rapporto di fiducia tra Stato e contribuente. Vogliamo in sostanza usare la leva fiscale come strumento base di promozione della crescita economica”. “E’ un riforma che guarda con molta attenzione al lavoro con interventi in favore dei redditi medio bassi, con importanti novità per i lavoratori dipendenti”, ha sottolineato il presidente del Consiglio.

Reddito di cittadinanza

“Io considero doverosa l’abolizione del reddito di cittadinanza per chi è in grado di lavorare”, ha detto a Rimini Meloni. Il reddito “è una misura che ha fallito gli obiettivi per i quali era nata, perché c’era a monte un errore dal mio punto di vista. Quell’errore – ha sottolineato Meloni – era mettere nello stesso calderone chi poteva lavorare e chi non poteva farlo, offrendo a tutti la stessa risposta”. Il risultato, secondo la leader di Fdi, è stato “disincentivare l’offerta di lavoro e favorire il lavoro irregolare”. “Penso non esista platea più adeguata per dirlo: non credo che chi è in grado di lavorare debba essere mantenuto dallo Stato con i proventi delle tasse di chi lavora duramente, percependo spesso poco più di chi prende il reddito di cittadinanza”, ha continuato il presidente del Consiglio.

Lavoro

”La strada più efficace è estendere i contratti collettivi allargando così la platea dai tutelati sul lavoro, noi vogliamo allargare la platea di tutelati…”, ha assicurato ‘aggiungendo: “Sono pronta a fare la mia parte, io sono per il gioco di squadra, le vostre istanze troveranno sempre ascolto”.

Non bisogna creare una ”cittadella di garantiti e non”. ”Uno dei grandi temi su cui possiamo provare a lavorare insieme è quello per creare un sistema di ammortizzatori sociali universale”, ha detto quindi.

“Veniamo da un mondo nel quale spesso ci si è detto che la povertà si poteva abolire con un decreto, che il lavoro si poteva creare per decreto. Oggi ci si dice che per legge si possono garantire salari adeguati. Ma se fosse così, allora dovrebbe essere lo Stato a creare ricchezza, mentre le cose non stanno così. E purtroppo noi lo abbiamo visto, perché nonostante i decreti la povertà non è stata abolita ed anzi è aumentata”, ha detto ancora.

“La ricchezza – ha proseguito il presidente del Consiglio – la creano le aziende con i loro lavoratori, quello che compete allo Stato è immaginare regole giuste e redistribuire la parte di ricchezza che gli compete”.

“I salari dei lavoratori italiani sono praticamente bloccati da oltre 30 anni. Il dato scioccante è che l’Italia è l’unico Paese della Ue che ha salari più bassi rispetto al 1990, quando non avevamo neanche i telefonini, mentre in altre nazioni come Germania e Francia ci sono stati incrementi anche del 30%. Significa che bisogna immaginare una strada nuova. La strada che non è mai stata intrapresa finora è quella di puntare tutto sulla crescita economica”, ha affermato.

“Sono contenta di leggere nella relazione che la Cgil non è un sindacato di opposizione, perché verrebbe da dire: figuriamoci se lo fosse. Nel senso che in oltre due ore di relazione non ho trovato nulla di quello che il governo ha fatto finora su cui la Cgil sia d’accordo, salvo un riferimento al patto per la terza età”, ha detto Meloni che ha concluso il suo intervento dal palco della Cgil accompagnata dal tiepido applauso dei delegati. Molti delegati invece hanno alzato la costituzione al suo passaggio.

Landini

“Tranquilli non parlo un’ora”. Così dal palco del congresso Cgil Maurizio Landini ha cercato di stemperare la tensione che ha accompagnato l’ingresso del premier, parole accolte dalle risate e dagli applausi della platea. “Abbiamo scelto tutti insieme di fare un congresso aperto per parlare con tutti perché dobbiamo fare i conti con il Paese come è, praticando la parola d’ordine di questo congresso: imparare ad ascoltare anche chi ha idee diverse dalle nostre perché saper ascoltare è la condizione di poter chiedere il diritto di poter essere ascoltati”.

“La scelta del premier Meloni alla nostra proposta la vivo come un segno di rispetto e di riconoscimento, perché noi vogliamo essere protagonisti”, ha sottolineato Landini che, nel suo discorso di apertura del congresso martedì, non ha risparmiato il governo, criticandolo su più fronti: migranti, autonomia differenziata, fisco, pensioni, reddito di cittadinanza, lavoro e precariato.

D’altra parte, ha spiegato ancora oggi Landini, quella in corso è “davvero una stagione straordinaria in condizioni straordinarie e che deve riservare per questo al mondo del lavoro uno spazio centrale che deve poter negoziare con il governo le riforme che servono”. E poi l’appello finale a un comportamento consono: “Siccome l’abbiamo invitata noi è importante, come segno rispetto, mostrare tutta la nostra capacità di ascolto”. (AdnKronos)

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