L’emergenza carceraria è partita male ed è stata gestita peggio, perchè è stata sottovalutata. Oltretutto bisognava evitare le scarcerazioni di pericolosissimi mafiosi”.
Lo ha detto il magistrato Catello Maresca nel corso di una intervista per la rubrica “Dritto al Punto” in onda sull’emittente Canale 9 e rilasciata al giornalista Oscar De Simone. Un momento di riflessione sulle rivolte messe in atto dalla popolazione carceraria nei mesi passati e sulle conseguenze che queste, potrebbero ancora avere nelle prossime settimane. Ma non solo. Nel corso dell’intervista il magistrato, ha parlato anche di quanto sia importante mettere al centro delle agende politiche il contrasto alle mafie.
“Io sono andato a recuperare le mie prime note stampa – continua Maresca – che risalgono agli inizi di Marzo, prima delle rivolte, in cui dicevo proprio questo: “stiamo molto attenti” per quello che sarebbe potuto accadere ed è accaduto. Il danno è stato grande e gli effetti li verificheremo nei mesi prossimi.
Sicuramente si deve continuare a lavorare come i colleghi stanno facendo e forse ancora di più perchè i tempi saranno duri.. Con l’emergenza socio economica che stiamo vivendo e con le situazioni che favoriscono il proliferare delle mafie, assisteremo ad anni difficili. Ci dobbiamo attrezzare ed affrontare il problema come autorità giudiziaria, ma si dovrebbe anche sensibilizzare la politica. Ancora oggi non si parla di mafia e di gestione carceraria. Pare che l’emergenza epidemiologica abbia cancellato questa parola dal nostro ordinamento”.
Poi, in conclusione, il magistrato Catello Maresca esprime la sua idea rispetto al “caso Palamara”.
“Diciamo subito una cosa. La stragrande maggioranza dei magistrati di questo paese interpretano nel modo migliore la loro “missione”. Perchè in certi territori amministrare giustizia è veramente una missione. Poi bisogna assistere a pagine tristissime che ci riportano ad una situazione deprecabile che però non fa parte della quotidianità della magistratura. La gente deve rispettare questa istituzione, tenendo presente che gli interpreti talvolta – essendo uomini – possono sbagliare ma le istituzioni restano sacre”.