Morcone – Clemente, volano di nuovo stracci tra Comune e Regione.

La manifestazione a Napoli in ricordo di Silvia Ruotolo vittima innocente della camorra, uccisa nel 1997. Ha preso parte alla cerimonia il sindaco di Luigi de Magistris e Alessandra Clemente figlia di Silvia e oggi assessore ai giovani del comune di Napoli, 11 giugno 2019 ANSA / CIRO FUSCO
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All’infinita polemica degli ultimi mesi tra Regione Campania e Comune di Napoli si aggiunge lo scontro tra due assessori: l’ex prefetto Mario Morcone, oggi in Giunta con De Luca, definisce la collega Alessandra Clemente, delfino di de Magistris, come “simpatica ragazza bionda”, e la replica dell’interessata non tarda.

“In una giornata come quella della Memoria, fondamentale per ricordare valori alle nuove generazioni, il sindaco ha inviato una simpatica ragazza bionda.

La debolezza delle istituzioni cittadine aggrava il problema di una ndifferenza diffusa”, dice Morcone, assessore regionale alla legalità, in una intervista a Il Mattino. Risponde in una nota Clemente, indicata dal sindaco uscente come candidato alla successione: “In questa città il discorso pubblico di alcuni esponenti istituzionali è ormai affetto da un deficit di civiltà istituzionale. Ben prima, infatti, della vena discriminatoria e sessista – da cui, per fortuna e per merito delle mie letture e dei miei modelli non mi sento ferita ma fortemente offesa come donna – colpisce la mancanza degli elementi basilari del rispetto istituzionale.

Forse sdoganata da una certa violenza verbale da tempo introdotta nei Palazzi della Campania. Io mi sento e sono una ragazza bionda ma non può essere così definito un amministratore pubblico”.

Tutti gli assessori della giunta De Magistris si schierano al fianco di Alessandra Clemente. “Sono gravi – sottolineano in una nota congiunta – inadeguate ed offensive le parole con le quali è stata apostrofata l’assessore Clemente. Ancora più grave è che queste parole le siano state rivolte da un uomo delle istituzioni proprio come lo è Mario Morcone. È inammissibile che una figura che dovrebbe farsi promotore, anche a mezzo stampa, di una cultura che sostiene la parità dei diritti, si faccia invece promotore di uno sguardo che sta alla base della cultura della violenza contro le donne.

Non deve essere mai più accettato che le donne vengano giudicate, valutate o etichettate rispetto al loro lato estetico, alla loro vita privata o ad altre caratteristiche, che il disappunto rispetto ad una donna passi attraverso un linguaggio violento che le sminuisce”. (ANSA).

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