Parlamento, oggi si apre la XIX Legislatura, verso le presidenze Molinari alla Camera e La Russa al Senato.

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Il presidente provvisorio della Camera Ettore Rosato ha aperto la prima seduta della Camera della XIX legislatura.

In corso la prima votazione per l’elezione del presidente: è segreta e per schede, e avviene nei ‘catafalchi’.

Si terranno tre votazioni. Dopo la prima, in corso, la seconda sarà convocata alle 14 e la terza alle 17. Per queste votazioni è richiesta la maggioranza dei 2/3.

L’elezione dei presidenti delle Camere rappresenta il primo passo della nuova legislatura che si apre oggi a Montecitorio e a Palazzo Madama ed è propedeutica per i passaggi successivi della formazione del nuovo governo.

VERSO LA RUSSA AL SENATO, MELONI VEDE BERLUSCONI

Intanto Fratelli d’Italia fa sapere che “su La Russa c’è una maggioranza”. Così Francesco Lollobrigida all’entrata della Camera dei deputati, prima della seduta inaugurale. C’è stato un incontro, a quanto si apprende, fra la leader di FdI Giorgia Meloni e quello di Forza Italia Silvio Berlusconi, alla Camera. L’incontro, dopo la fragile intesa abbozzata nella notte, serve a definire l’accordo sulla presidenza della Camera, che dovrebbe andare al leghista Molinari, e quella del Senato, che invece si chiuderebbe su Ignazio La Russa di Fdi. Da definire di conseguenza altre caselle per il governo, con il nodo del ruolo che ancora Forza Italia continua a chiedere per Licia Ronzulli. Al Mef, secondo quanto si apprende, dovrebbe andare il leghista Giancarlo Giorgetti. “Tutto procede bene, state tranquilli, faremo velocemente”. Lo ha detto la leader di FdI Giorgia Meloni.

Ecco cosa succe in Parlamento nei prossimi giorni. Iniziamo dall’elezione dei presidenti delle Camere, passaggio fondamentale che guiderà tutta l’attività parlamentare fino alla fine della legislatura. L’elezione del presidente della Camera scatta nei primi tre scrutini solo se si raggiunge la maggioranza dei 2/3 (pari a 267 voti). Nella seconda e nella terza votazione il quorum scende a 2/3 dei presenti. A partire dal quarto scrutinio è sufficiente la maggioranza assoluta, pari a 201 voti. C’è da ricordare che questa è la prima volta che si vota dopo la riforma costituzionale che ha drasticamente ridotto il numero dei parlamentari. Molto diversa la procedura del Senato dove presiedere la prima seduta toccherebbe al senatore a vita ed ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il più anziano tra i componenti di Palazzo Madama (è nato nel 1925). Tuttavia Napolitano non ci sarà a causa delle sue condizioni di salute.

Lo scranno di presidente provvisorio andrà, dunque, ad un’altra senatrice a vita, Liliana Segre, nata nel 1930.

Nei primi due scrutini (previsti per la prima seduta) per eleggere il presidente serve la maggioranza assoluta dei voti dei componenti dell’Assemblea. Ove non si raggiunga tale maggioranza (104 voti su 206), si procede ad una terza votazione in cui basta la maggioranza assoluta dei voti dei presenti, computando anche le schede bianche. Qualora nella terza votazione nessuno abbia riportato questa maggioranza, il Senato procede al ballottaggio fra i due candidati che hanno ottenuto nel precedente scrutinio il maggior numero di voti e viene proclamato eletto quello che ne prende di più. A parità di voti sarà eletto il candidato più anziano di età. Dopo il discorso del presidente provvisorio, la seduta è sospesa perchè la Giunta per le Elezioni provvisoria deve dichiarare le opzioni dei parlamentari. Alla Camera sono cinque, relative agli Europarlamentari eletti a Montecitorio; al Senato le opzioni da accertare sono ben 26. Ma non basta: entro due giorni dalla prima seduta i parlamentari devono dichiarare a che gruppo aderiscono e questo termine scade domenica. A quel punto i gruppi parlamentari sono convocati per eleggere i rispettivi presidenti. Una volta eletti i capigruppo, si terrà la prima riunione dei presidenti di gruppo: dovrà decidere quando si terrà la seduta in cui eleggere i vicepresidenti, i questori ed i segretari. Alla fine di questa laboriosa procedura e quindi con l’elezione dei presidenti di entrambe le Camere il presidente del Consiglio uscente può salire al Quirinale per dimettersi: resterà comunque in carica per il disbrigo degli affari correnti fino alla nomina ed al giuramento del nuovo governo. (ANSA)

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