di Dario Tiengo – Oggi a Goteborg si tiene un evento europeo da titolo “summit sociale per il lavoro e crescita eque” Un tema che le istituzioni europee affrontano per la prima volta in modo così ufficiale e importante. Capi di governo dei 28 Paesi membri, leader delle istituzioni e rapprentanti della società civile si sono dati appuntamento nella cittadina svedese. A Goteborg è presente anche Gianni Pittella Presidente dei Socialisti&Democratici, il più numeroso gruppo del Parlamento di Bruxelles (23 nazioni rappresentate ndr). Con lui abbiamo affrontato i temi europei ma anche la “corsa” italiana a un’aggregazione vincente per il centrosinistra. Ecco che ne pensa.
Questo evento di Goteborg arriva insieme alle dichiarazioni di Katainen e di quelli che lei chiama rappresentanti della “cieca austerità”. L’Europa riuscirà a trovare la strada per riportare l’attenzione al sociale e alle persone?
Pittella – Il fatto che ci sia una giornata con dichiarazione ufficiale della comunità europea è già una grande conquista. Almeno sul piano simbolico. Bisogna tenere conto che fino a qualche mese fa si parlava di finanza e di banche e quasi per nulla delle questioni sociali. Questo convegno è stato una conquista ottenuta dai socialisti europei. Detto questo, questa conquista ora si deve trasformare in misure concrete, sia sul versante della lotta alla disoccupazione sia su versante delle garanzie per i giovani, per i bambini. Sul versante dell’educazione e della non discriminazione.
E’ un’operazione non facile viste le resistenze che si manifestano a ogni occasione…
Pittella – E’ ovvio che nel campo dei conservatori europei c’è sempre qualcuno nostalgico dell’austerità. Non dobbiamo sottovalutarli. Stiamo parlando di Katainen ma anche di Shaeuble e altri. E’questo “partito dell’austerità” il nostro vero avversario, è un partito di contabili che pensano ai conti senza curarsi delle persone.
Si, ma i conti sono basilari per i Paesi dell’Unione, non c’è il pericolo di sottovalutarne l’importanza?
Pittella – Certamente è importante che i bilanci nazionali siano in regola ma perché lo siano non si possono “ammazzare” le persone. Quello che in questi anni è stato fatto ha portato alla riduzione del lavoro, dei servizi sociali, degli investimenti. Tutto ciò ha creato un dramma sociale e una grande frattura democratica. Mettiamo a posto i conti, ma allo stesso tempo garantiamo gli investimenti nei settori sociali, nella scuola, nei trasporti pubblici, nel sostegno della piccola e media impresa. Dobbiamo garantire la tenuta sociale dell’Europa
In Italia è cresciuto ancora il debito nell’ultimo mese. in particolare il debito delle amministrazioni centrali è aumentato di 4,5mld mentre per le amministrazioni locali è diminuito di 0,1mld. Il problema rimane sempre quello, non crede?
Pittella – Penso che in questi anni siano stati fatti enormi sforzi riformatori, anche dolorosi per certi versi. Il governo Renzi e Gentiloni hanno lavorato molto sulle riforme. C’era anche una grande riforma, la più importante di tutte, che avrebbe portato sia a una semplificazione sia a una riduzione dei costi. La riforma costituzionale con il superamento del bicameralismo perfetto.
Ma alla prova del referendum è stato bocciata…
Pittella – E’ stata affossata da un coacervo di no, messo insieme non per dare un giudizio sulla riforma, ma dalla volontà di attaccare Matteo Renzi. E’ stato un atto di miopia politica, e non parlo dei cittadini, ovviamente. Mi riferisco a chi creato una campagna che non era fondata su una vera contrapposizione sui contenuti della riforma, ma da una contrapposizione personale a Renzi. E’ stato un grave errore!
Il filone della contrapposizione personale è ben presente ancora nelle trattative per un centrosinistra unito in vista della elezioni politiche. Piero Fassino ha incontrato Prodi. Sembra che ci sia, in generale, un consenso al lavoro di ricucitura che sta facendo. Ma rimane la posizione di Mdp che sembra non accettare alleanze con il Pd. Che ne pensa?
Pittella – Mi auguro che si possa creare un’alleanza anche con chi fino a poco tempo fa era nel nostro partito. Francamente non vedo come non si possa cogliere la straordinaria crucialità del voto della prossima primavera. Si giocherà la partita non solo per l’Italia, ma anche per l’Europa. Mi domando se correre da soli in questa competizione elettorale corrisponda all’interesse di difendere una prospettiva progressista in Italia e una prospettiva di integrazione europea. Questa è la grande domanda che pongo ai compagni dell’Mdp invitandoli, senza strumentalismo e senza pigliarli per la giacca, a riflettere su questo punto. Vale la pena di fare una corsa solitaria che porterebbe un danno a una prospettiva progressista italiana? In agguato non ci sono avversari qualsiasi ma ci sono Grillo da una parte e Salvini dall’altra.
Dal centrosinistra italiano alla sinistra europea. Lei è presidente del gruppo Socialisti e Democratici del Parlamento Europeo. Come legge la situazione europea della sinistra. Molti la danno in gravissima difficoltà e senza prospettive. Quali i problemi?
Pittella – Non credo si debba evitare di vedere gli elementi di difficoltà. Si sono materializzati in Francia e anche nella stessa Germania, derivano da cause profonde non contingenti. Le cause profonde stanno nel non aver capito fino in fondo gli effetti della globalizzazione e della velocità di cambiamento che la tecnologia impone. Non abbiamo capito adeguatamente che un’attenzione troppo forte al mercato ci avrebbe alienato i settori tradizionali della nostra base e non abbiamo compreso che le politiche di austerità avrebbero distrutto il tessuto sociale, il welfare state in Europa. Ma non solo, anche il compromesso politico su cui reggeva il welfare state: il compromesso socialdemocratico. Se a questo si aggiunge anche il tema dell’immigrazione, della paura dell’invasione che è stata in qualche modo ingigantita da operazioni mediatiche forsennate operate dalla destra xenofoba e radicale europea… Questi elementi, tutti insieme sono alla base della crisi della sinistra. Bisogna ripartire da qui!