dall’Associazione Jamme Assiem riceviamo e pubblichiamo
In un editoriale di Marco De Marco del 4 Aprile apparso sul Corriere del Mezzogiorno, si poneva un importante accento sulla questione di Bagnoli alla quale noi come associazione, da anni impegnata sull’argomento, vogliamo esprimere un punto di vista al fine di contribuire a tenere alta l’attenzione su un processo di ristruturazione e riqualificazione urbana, unico in Italia, sul quale tuta la cità di Napoli ha riservato grosse aspetative.
Pur condividendo alcune riflessioni sulla incapacità di una classe dirigente locale di saper affrontare l’argomento e sulla atuale disatenzione della politica nazionale, gli aspetti più preoccupanti che creano disorientamento sono state alcune dichiarazioni del sub commissario Falconio.
Infatti, il “non politico” sub commissario Falconio, come si è auto definito, la cui professionalità e cultura è indiscutibile, molto candidamente si è lasciato andare in una serie di considerazioni che ci spaventano: “la bonifica dovrebbe finire nel 2029”; “rifilare la colmata”; Mancanza dei fondi necessari per completare l’opera; riduzione del parco urbano e incertezza sulla restituzione del mare ai citadini.
Noi come associazione siamo stati protagonisti, dopo 25 anni di totale immobilismo e chiacchiere, con il ministro Lezzi, il commissario ing. Floro Flores ed Invitalia, ad una partenza e accelerazione su Bagnoli.
Si può pensare allo stanziamento dei fondi per la bonifica come nella zona ex-eternit (partita il 16 gennaio 2020 e conclusa dicembre 2022), l’approvazione del PRARU e il concorso delle idee per dare un nuovo asseto paesaggistico del sito di Bagnoli. E, infatti, indiscutibile che dal 2018 si è proceduto con coerenza e costanza, con passi da gigante, verso una risoluzione “della Bagnoli possibile”.
Cosa è successo, quindi, dal cambio della strutura commissariale?
Perché non si è continuato a procedere sul solco tracciato dai governi Conte I e Conte II?
Ma la domanda più importante, alla quale anche l’editorialista De Marco pone una cogente riflessione è: perché Bagnoli non è stata inserita come destinataria del PNRR visto che, come dice il sub commissario Falconio, allo stato atuale, mancano fondi per completare l’opera?
Va da sé, che tutte queste domande portano ad ulteriori domande alle quali andrebbe data risposta. Si è indotti a pensare che vi sia una volontà di modifica del PRARU, che grazie allo stanziamento dei fondi del PNRR sarebbe dovuto essere inserito come prevede il progeto atuale.
Sarebbe anche il caso di rilevare che la cifra di un miliardo e 800 milioni è una esagerazione che non si spiega per un amministratore attento e preciso.
Qual è lo scopo di divulgare una cifra così alta?
Invitalia ha presentato due anni fa il progetto di cinque lotti per la bonifica di tutta l’area, della linea di costa, con la rimozione della colmata e delle opere di infrastrutturazione primaria. Il totale del progetto Invitalia era di 550 milioni, che oggi, alla luce degli aumenti delle materie prime e dei costi in generale, potrebbe arrivare a 650/700 milioni.
Il sub commissario come fa ad arrivare a 1 miliardo e 800 milioni?
È forse terrorismo comunicativo?
Ovviamente i costi potrebbero superare il miliardo se venissero considerati gli investimenti del Comune e della Regione per completare le infrastruture di propria competenza, per completare tutto il progetto di visibilità e mobilità per l’area occidentale di Napoli.
Questi costi, però, non rientrano propriamente nel PRARU approvato due anni fa.
Arrivati a questo punto, l’amministrazione deve venire a Bagnoli, nelle aule istituzionali a riferire sul Patto per Bagnoli – patto sul quale si regge la restituzione ai cittadini degli impegni presi a seguito della chiusura della fabbrica: spazi, economia e sviluppo ecosostenibile. Si ha “purtroppo” la sensazione che questo patto non voglia essere mantenuto, rimetendo in discussione il PRARU, e che il così deto “peso morto Bagnoli” sia un’area, invece, appetibile alla solita speculazione.
Associazione Jamme Assieme