Nel pieno della campagna elettorale, non vediamo l’ora che arrivi il prossimo 4 marzo per dare un taglio alle promesse di questi giorni.
Dallo schieramento di centrodestra col trittico Berlusconi-Salvini-Meloni, al centrosinistra sotto l’egida del Partito Democratico di Renzi, fino al Movimento Cinque Stelle con Di Maio candidato Premier, sono tre le forze principali in campo a contendersi la guida del prossimo Governo.
E come sempre accade quando si parla di elezioni, da una parte all’altra, è partito il circo di promesse elettorali: c’è chi parla dell’abolizione del bollo auto, chi annuncia l’addio al canone Rai, chi ostenta un reddito di cittadinanza per tutti.
E, inevitabilmente, anche il Sud finisce nel calderone dei grandi traguardi: fioccano imprecisati piani di rilancio per il Meridione, tanto ambizioni negli obiettivi quanto poveri nei contenuti.
L’assalto alla diligenza Meridionale imperversa. Si promette una ripresa immediata, un rilancio di un territorio con sempre le medesime parole d’ordine: decontribuzione per le aziende, incentivi alle assunzioni, creazione di poli industriali, investimenti nelle grandi opere.
Non vediamo però una proposta reale, la sensazione è quella che le forze politiche in campo continuino a guardare il Sud come mero bacino di voti: un territorio dove raccogliere ma non seminare, semmai dare il contentino con il consueto assistenzialismo che altro non fa che impedire lo sviluppo sano dell’area e ingrassare soltanto le vecchie classi di imprenditori locali.
Per chiunque vincerà ci saranno le promesse più appariscenti da mantenere e, visto che la coperta è sempre troppo corta, se ci sarà da togliere temiamo già che toccherà a noi.