Superbonus, emendamento del Governo, crediti spalmati da 4 a 10 anni, ma è polemica tra Giorgetti e Tajani

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L’utilizzo dei crediti del superbonus passerà da 4 a 10 anni. La strada sarà obbligatoria.

A prevederlo è una misura allo studio del governo che sarà inserita all’interno di un emendamento dall’esecutivo, in arrivo oggi, al testo del “Decreto Superbonus”.

Il cosiddetto “spalmacrediti” si applicherà a partire dall’anno di imposta in corso alla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto, quindi per le agevolazioni relative a spese sostenute nel 2024.

Come chiarito dallo stesso ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, l’obiettivo del governo è quello di correggere i conti relativi al superbonus, allineando il deficit del 2025-2026 alle previsioni della NADEF 2023.

Si delineano i contorni dello “spalmacrediti”, la misura che il governo intende inserire nella legge di conversione del decreto n. 39/2024 per allungare l’utilizzo in compensazione dei crediti del superbonus da 4 a 10 anni.

Lo strumento sarà inserito all’interno di un emendamento dell’esecutivo, in arrivo oggi, al testo del “Decreto Superbonus” che sta affrontando l’iter di conversione a partire dal Senato.

Al termine dei lavori della Commissione Finanze dell’8 maggio scorso, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti aveva fatto sapere che l’allungamento della fruizione dell’agevolazione non sarà una possibilità ma una strada obbligatoria.

In merito all’applicazione della norma, si esclude la retroattività: l’obbligo sarà previsto dall’anno di imposta in corso alla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto. In altre parole si applicherà alle spese, relative a interventi del superbonus, sostenute nel 2024.

Il ministro Giorgetti ha sottolineato che il deficit a legislazione vigente per gli anni 2025 e 2026 è leggermente diverso dalle previsioni della NADEF 2023 per effetto anche degli oneri del superbonus.

L’emendamento avrebbe quindi anche lo scopo di riallineare i conti dell’agevolazione alle stime precedenti.

Per contro, la fruizione in 10 anni inciderà sulla liquidità delle imprese, delle banche e degli intermediari finanziari, che dovranno attendere più tempo per recuperare le somme in compensazione con modello F24.

Per l’ufficialità sulla misura si dovrà attendere la conclusione dell’iter parlamentare di approvazione della legge di conversione del decreto n. 39/2024, che dovrà concludersi entro 60 giorni a partire dal 30 marzo scorso.

L’obbligo relativo all’utilizzo dei crediti del superbonus in 10 anni non è l’unica misura che sarà inserita nell’emendamento del governo che dovrebbe essere formalizzato entro la giornata odierna.

All’orizzonte c’è anche una nuova stretta sulla compensazione dei crediti d’imposta: verrebbe introdotto il divieto di compensare gli importi con i contributi previdenziali.

Prende forma anche il potenziamento dei controlli da parte dei Comuni, con il riconoscimento del 50 per cento degli importi riscossi in via definitiva, relativi a imposte e sanzioni.

Nuove misure interesseranno anche gli interventi da parte di enti del Terzo settore che non possono utilizzare la detrazione. Il Decreto Superbonus ha previsto il divieto di utilizzo della cessione del credito e dello sconto in fattura per i lavori successivi all’entrata in vigore.

Nell’emendamento del governo dovrebbe essere prevista la costituzione di un fondo per riconoscere a tali soggetti un sostegno diretto alla riqualificazione energetica e strutturale degli immobili. Il fondo permetterebbe di controllare “a monte” le risorse messe a disposizione.

Anche per queste misure si dovrà attendere l’ufficialità, legata all’approvazione finale della legge di conversione del decreto n. 39/2024 da parte del Parlamento.

Botta e risposta tra Antonio Tajani e Giancarlo Giorgetti sul Superbonus. A “qualche perplessità” del vicepremier ha replicato il ministro dell’Economia. Successivamente è arrivata anche la controreplica del titolare della Farnesina.

“Il Superbonus, che in teoria poteva essere un progetto che poteva portare al rilancio del settore dell’edilizia, si è trasformato in un buco nei conti pubblici per la pessima gestione. Molte cose non si possono fare a causa di ciò che è successo”, il giudizio espresso dal ministro degli Esteri durante il Family business forum, a Lecco. “Si sta discutendo dell’ultima parte del Superbonus”, ha proseguito Tajani, “ma ho qualche perplessità sulla retroattività dell’ultima proposta del ministro Giorgetti. Come Forza Italia, vogliamo ascoltare le imprese e le banche per capire se si deve intervenire in Parlamento e fare delle proposte. La parte di retroattività non mi convince: forse dieci anni sono troppi”, ha aggiunto Tajani.

A stretto giro la replica di Giorgetti. “Io ho una responsabilità e difendo gli interessi dell’Italia, chiaro?“, ha commentato il ministro dell’Economia, a margine di Investopia Europe.

Poi, uscendo dall’auditorium San Fedele di Milano, dov’è in corso l’incontro ‘La visione lombarda per il futuro dell’Europa’, a chi gli chiedeva delle perplessità espresse da Tajani, il ministro ha risposto: “Quello che è apparso sui media io francamente non lo capisco; aspettate i testi e l’emendamento, non le fantasie che leggo sui siti e sui giornali”.

Immediata la controreplica di Tajani, uscendo dall’auditorium San Fedele di Milano: “Anche io faccio gli interessi degli italiani. Quella sul Superbonus è una proposta di Giorgetti e non una proposta del governo perché io non sono mai stato consultato. Dunque valuteremo i contenuti”.

“So bene che c’è un problema sul Superbonus e dobbiamo intervenire – ha detto Tajani – ma io ho qualche perplessità sulla retroattività perché è un principio giuridico che secondo me non funziona”. Dunque, “voglio sentire banche e imprese per dare un giudizio”. Anche perché “se è una decisione collegiale bene, ma quando si tratta di una decisione individuale, le decisioni individuali si valutano e si discutono. Detto questo – ha sottolineato – non c’è nessuna polemica”. “Io – ha ribadito – sono sempre per fare la sintesi, ma siccome non sono stato consultato su questo argomento, lo studio, lo esamino, sento gli altri e poi decidiamo”. E a chi gli chiedeva se con Giorgetti avesse parlato in questa occasione di incontro, ha risposto: “No, non abbiamo parlato di questo”.

L’emendamento del governo per spalmare su 10 anni i crediti del Superbonus arriva nel pomeriggio in commissione Finanze al Senato per permettere poi al dl di approdare in Aula al Palazzo Madama mercoledì prossimo alle 15.

Una modifica ineluttabile, a quanto apprende l’Adnkronos, nonostante la protesta delle associazioni che permette di diluire gli oneri sulle casse pubbliche del credito d’imposta edilizio al 110%. Verrebbe confermata, come anticipato già ieri dal sottosegretario al Mef Federico Freni, l’applicazione della norma ai bonus fiscali per spese edilizie realizzate dal primo gennaio 2024 che dunque andranno per legge, e non con regime opzionale, ripartite nell’arco di 10 anni e non di 4 o 5 come in precedenza. L’emendamento permette quindi di alleggerire il carico del bonus sulle finanze pubbliche con relativo impatto sul deficit per 700 milioni nel 2025 e di 1,7 mld nel 2026 (circa 0,1% deficit-pil).

Intanto le associazioni fanno sentire la loro voce contro la nuova stretta. Per Confedercontribuenti il progetto del governo di diluire i crediti del Superbonus su 10 anni condanna al fallimento dalle 8.000 alle 10.000 imprese. “La decisione di rendere obbligatoria la ripartizione in 10 anni delle residue agevolazioni per le ristrutturazioni (Superbonus in primis) desta grosse perplessità. Qualora confermata, questa disposizione annunciata dal Mef cadrebbe come pioggia su un suolo già abbondantemente bagnato”, sottolinea da parte sua Francesco Cataldi, presidente dell’Unione nazionale giovani dottori commercialisti ed esperti contabili. (AdnKronos)

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