Il caffè del Brasile commercializzato in Italia e in Europa potrebbe contenere residui di pesticidi nocivi per la salute dei cittadini.
Per capire qual è la reale situazione l’eurodeputato del M5S Piernicola Pedicini ha presentato un’interrogazione in cui chiede alla Commissione europea di “intervenire per monitorare la qualità del caffè brasiliano e, nello specifico, verificare che esso non contenga residui di pesticidi banditi dalla Ue o che superino i limiti massimi stabiliti dalle normative vigenti”.
Dalle statistiche sulle importazioni – spiega Pedicini nell’interrogazione – si rileva che il primo fornitore di caffè all’Italia è da sempre il Brasile, e Trieste è tra i porti principali d’ingresso del caffè commercializzato in Europa. Una volta superato il controllo sanitario ministeriale alla frontiera, il caffè viene autorizzato per la vendita anche negli altri Paesi europei. Tuttavia, le analisi condotte dall’Agenzia dell’ambiente del Friuli, per conto del ministero della Salute, non indagano la presenza di alcuni pericolosi fitosanitari ampiamente utilizzati nelle coltivazioni brasiliane del caffè ma vietati nell’Unione europea.
In particolare, – sottolinea l’eurodeputato del M5S – i controlli ufficiali non ricercano la presenza del pericoloso pesticida Terbufos, e del glifosato, seppur l’impiego di quest’ultimo è permesso in Europa entro certi limiti.
Nell’interrogazione Pedicini evidenzia, anche, che la Commissione Ue si dovrà esprimere tenendo conto dei Regolamenti europei CE 1881/2006 e CE 149/2008 che definiscono i livelli massimi di contaminanti e pesticidi nei prodotti alimentari.