Osservatorio MutuiOnline.it: in crescita richieste per la prima casa.

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Il rasserenamento registrato sul fronte dell’economia nei mesi che sono seguiti al punto più critico dell’emergenza sanitaria si è tradotto non solo in un’accresciuta voglia di fare degli italiani (quasi fisiologica dopo il periodo di lockdown), ma anche in una maggiore fiducia di molti nelle prospettive future e – di riflesso – in un interesse più vivace verso l’acquisto di un’abitazione. È quanto emerge dal più recente Ossevatorio Mutui di MutuiOnline.it che, in particolare, evidenzia per il trimestre ad agosto un aumento delle richieste di finanziamento per l’acquisto della prima casa: salite al 44,8% del totale (dal 42,4% segnato nel secondo trimestre), ovvero al top dalla metà dello scorso anno.

 

Nonostante il lockdown i mutui in linea con il 2019

Il trend delle domande di mutuo registrato tra gennaio e agosto è sostanzialmente in linea con quanto registrato nell’intero 2019 (rispettivamente al 40,3% e al 41,7%), ma questo confronto acquisisce una connotazione decisamente positiva se si considera che buona parte delle attività di compravendita è rimasta congelata durante i mesi più condizionati dall’esplosione della pandemia da coronavirus (marzo-aprile-maggio). Il mercato immobiliare d’altronde, nel frattempo, è diventato molto più interessante con prezzi in discesa (a seguito di un aumento dell’offerta) e grazie a tassi che – come confermato recentemente da Banca d’Italia – continuano a girare sui minimi assoluti.

 

Aumentano le erogazioni, al top dal II trimestre 2019

La voglia di mattone degli italiani, che resta una loro primaria ‘passione’, trova altre conferme. In primo luogo il sensibile aumento delle richieste di finanziamento per l’acquisto delle seconde case: balzate al 6,1% nel trimestre considerato dal 4,5% dei tre mesi precedenti. Poi c’è stato l’aumento delle nuove erogazioni fatte dalle banche, cresciute al 39% del totale (35,2% nel precedente trimestre). In entrambi i casi questi valori si collocano ai massimi dal secondo trimestre del 2019. Nel mentre, resta elevata la quota riferita alle richieste di surroga che, nel trimestre preso in considerazione, ha rappresentato il 46,7% del totale contro il 50,5% segnato nel tre mesi precedenti.

 

La netta preferenza del tasso fisso

La maggior parte (89,9%) delle domande di mutuo avanzate nei tre mesi a tutto agosto è caratterizzata, ancora una volta, dal tasso d’interesse fisso. Gli italiani, seppur più rassicurati circa l’orientamento della politica monetaria della Bce, preferiscono come tradizione assumere un atteggiamento conservativo e sapere in anticipo le modalità di ammortamento del prestito. Anche perché oggi la differenza tra tasso fisso e tasso indicizzato è quanto mai ridotta. La Bce, comunque, ribadendo di volere in tutti i modi aiutare l’economia europea a rialzarsi dai danni provocati dalla pandemia da Covid-19 (e alle prese con il contestuale e indesiderato forte apprezzamento dell’euro), ha lasciato intendere che all’orizzonte più prossimo non ci potrà essere altra stretta del credito. Essendo inutile puntare su eventuali nuovi minimi a breve, la domanda si concentra sul tasso che permette certezza di risparmio e di rata costante nel tempo.

 

Il quadro tassi resta favorevole

E a proposito di tassi di interesse, dai grafici dell’Osservatorio Mutui emerge che la media del fisso applicato sui mutui a 20 e a 30 anni è salita leggermente in agosto, allo 0,90% dallo 0,80% di luglio. Analogamente è cresciuto anche il relativo saggio variabile, allo 0,77% dallo 0,72%. Si tratta di microaggiustamenti fisiologici da un mese all’altro, che non mutano il favorevole quadro di fondo del mercato del credito, con il tasso fisso che su base annuale staziona attorno ai minimi storici (0,89% contro l’1,53% di media registrato nello scorso anno), così come quello indicizzato (allo 0,78% contro lo 0,86%). In sintonia è la fotografia dei tassi di riferimento, come l’Euribor (indicato in agosto in negativo, -0,52% a un mese e -0,48% a tre mesi) e l’Eurirs (0,06% a 30 anni, 0,03% a 20 anni e -0,18% a dieci anni).

 

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