Natale in casa di donne, al Nuovo Teatro Sancarluccio di e con Sarah Falanga.

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Lo spettacolo è un’importante sperimentazionesulla dimostrazione dell’universalità della drammaturgia di Eduardo De Filippo- “…è una mia esigenza emotiva edintellettuale!” – afferma l’attrice e regista        SARAH FALANGA, in questi giorni protagonista sugli schermi di RaiUno della serie “L’AMICA GENIALE” (tratto dal romanzo di Elena Ferrante – regia di Saverio Costanzo) e nel quale interpreta il ruolodi MARIA CARRACCI (moglie di Don Achille e futura suocera di LILA).

 L’interpretazione tutta al femminile dei personaggi del celebre copione “Natale in casa Cupiello”, troppo imitato e scimmiottato, è una grande sfida tesa a dimostrare che se è vero che Eduardo ha scritto testi di essenza e contenuto universale tanto da guadagnarsi un posto tra “i miti” del teatro, è anche vero che quella stessa drammaturgia non perderà la sua verità e la sua essenza se interpretata e non imitata…e l’universalità non conosce limiti di tempo, di maschere, di sesso.

Insomma non possiamo continuare a pensare di frequentare i copioni di Eduardo De Filippo cercando di imitarne la maschera, sarebbe come non permettere alla loro poesia di vibrare…libera da schemi e luoghi comuni.

Lucariello sarà una donna, come Tommasina. Il testo sarà semplicemente arricchito da atmosfere e musiche, senza alcun gracchiato voluto sulla celebrefrase-tormentone ‘te piace ’o presepe’ ma cercandone una verità interpretativa necessaria agli attori, che hanno studiato il testo e la sua pregnante e problematica forza, la sua profonda emozione ed il suo vero significato. Un significato che si scompone in tante micro verità che, oggi più che mai, appartengono all’uomo. Un testo è vivo se vive in ogni tempo, per ogni pubblico e per ogniattore, solo così si concede l’immortalità al suo autore! Insomma una continuasorpresa data dalle vibrazioni di quelle stesse parole che suonano di una nuovamelodia, vera, essenziale, infinita. Fino ad identificarsi sicuramente come unvero mito… “mito” perché resiste al tempo! “Natale in casa di donne” è una responsabilità, un rischio, un gioco pericoloso ma intrigante e stimolante.

L’INTIMA SCOPERTA DEL PRESEPIO
La messa in scena di “Natale in casa di Donne” suggerisce puntualmente, in itinere, infinite ed insospettate sfumature umane efilosofiche…storiche, culturali e psicologiche. La drammaturgia del testo Eduardiano, in alcuni momenti, lascia sospettare addirittura, vissuto dalla parte dell’interprete sia attore che perlustratore culturale (detto anche“riadattatore” e/o regista), l’inconsapevolezza da parte dell’autore stesso dei contenuti universali catturati in una sola parola (presepe) o nell’espressione ormai idiomatica “te piace ’o presepe?”. 

L’apice poetico è raggiunto dall’apparente “paradossale scelta” di proporre un’interpretazione femminile dell’icona eduardiana, che l’autore stringeva gelosamente nella maschera maschile ormai presentissima nell’immaginario collettivo. 

Rischiando un’interpretazione spartana dei contenuti nel coraggioso richiamo femminile, laddove il presepe si traduce immediatamente in ventre materno dicui la naturale evoluzione è “la famiglia”, intesa come l’unione deiconsanguinei e l’accoglienza dei ”dominatori” degli stessi (ossia di tutte quelle presenze che arricchiscono affettivamente la vita ed il destino dei figli, dando origine all’amata discendenza di “un ventre”), si giungenaturalmente e senza alcuna forzatura al significato di quella mangiatoia (parola in cui è racchiusa l’origine etimologica ed il significato di presepe),ossia al luogo sentimentale e storico dal quale ha origine la luce e dal qualeci si nutre di luce.

Incredibilmente il richiamo al presepe e l’esortazione di quel “te piace ‘o presepe” rinnovata da una “donna madre” assume una valenza pregna di altri etanti spunti di riflessione sull’essere, poiché è da un ventre che nasce la richiesta che lo stesso non venga tradito e sventrato. Si delinea sempre più prepotente nel corso dello svolgimento dello spettacolo, il dramma dell’ideale tradito, della maternità e delle sue attese puntualmente negate.

Il testo si trasforma pian piano in un dramma laico ed universalmente umano, appartenente a tutta la storia dell’essere, pur partendo da una simbologia apparentemente cattolica, la quale trova radici nella storia e nel “mito della luce”.


Riadattamento e Regia:Sarah Falanga
Disegnoluci:Christian Mirone
Costumi: LeticiaCraig

Cast:
FILUMENA: Sarah Falanga
CONCETTA: Francesca Morgante
TOMMASINA: Elena Fattorusso
PASQUALIN: Stefano Pascucci
NINUCCIA: Giusy Paolillo
VITTORIO ELIA: Christian Mirone
NICOLINO PERCUOCO: Damiano Agresti

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