Il Napoli attuale non sembra nemmeno un lontano parente della squadra che si è vista calcare i campi di Serie A nella passata stagione. Sebbene gli innesti dal mercato abbiano dato una grande spinta, buona parte della rosa è rimasta sostanzialmente la stessa, certificando ancora una volta l’importanza dell’aspetto motivazionale nel calcio.
La scorsa stagione era iniziata sotto auspici poco favorevoli. Il patron Aurelio De Laurentiis aveva dato il benvenuto a mister Rudi Garcia ma di fatto la fiducia accordata all’allenatore si è dimostrata estremamente limitata, complice anche le grandi aspettative accordate al gruppo dopo la vittoria dello scudetto. I primi passi falsi dei partenopei si sono perciò trasformati in un esonero al tecnico francese, a cui è seguito l’arrivo di Walter Mazzarri. Per lui un ritorno sulla panchina del Napoli, ma anche in questo caso di breve durata. Il terzo allenatore stagionale è stato Francesco Calzona, arrivato alle sponde del Vesuvio pensando bene di conservare il posto da commissario tecnico della Slovacchia, probabilmente consapevole del ruolo da traghettatore verso fine stagione.
Appena ereditata la compagine partenopea, il tecnico Calzona torna subito al sistema di gioco che ha portato alla vittoria dello scudetto solo un anno prima, il 4-3-3. La costruzione dal basso è tornata ad essere un mantra, aspetto che in realtà accomuna quasi tutte le compagini di Serie A, e Lobotka indossa i panni del metronomo a centrocampo. Appare centrale la figura di Osimhen, tanto nella costruzione della manovra quanto nei contropiedi, dimostrando una certa duttilità in base al tipo di avversario che si ritrova. Se però l’arrivo di Calzona è sembrato ridare animo alla squadra, così non è stato nell’ultimo mese circa. Considerando infatti le ultime 5 uscite stagionali, i partenopei non hanno mai vinto, conquistando 4 pareggi e una sconfitta. L’impresa di risalire in classifica centrando quantomeno le coppe europee è stata mancata e soprattutto, gli azzurri vantano numerosi pochi ambiti record, incluso quello a fine campionato di peggior piazzamento nell’anno successivo alla vittoria dello scudetto, chiudendo al decimo posto.
Ad oggi invece tutto è cambiato. Ad inizio stagione il Napoli di Conte era considerato come outsider rispetto alle prime della classe, ora invece i media e gli addetti ai lavori ma anche il mondo delle scommesse incentrate sulla Serie A danno maggiore fiducia ai partenopei, che possono sfruttare il vantaggio di non disputare coppe europee. Il patron De Laurentiis ha dato al tecnico salentino praticamente tutti gli innesti richiesti, non badando a spese e andando a rafforzare ogni zona del campo. Gli arrivi di Buongiorno, McTominay, Lukaku, Neres e Gilmour hanno dato grandi alternative e soprattutto esperienza a livello internazionale, elemento che è forse mancato maggiormente nella passata stagione. Se la prima giornata si è conclusa con una sonora sconfitta per gli azzurri (3 a 0 contro l’Hellas Verona), il Napoli oggi rientra saldamente tra le pretendenti al titolo e dopo le prime 8 giornate occupa la prima posizione in classifica. Merito senza dubbio dei cambiamenti apportati da Conte, il quale dal canto suo ha avuto la capacità di saper modificare il proprio sistema di gioco in base agli interpreti disponibili, abbandonando il dogma del 3-5-2 a tutti i costi.