Mennea, pagine di eroica fatica, il convegno all’Archivio di Stato.

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Giornalisti che hanno raccontato le grandi imprese, ma anche campioni, tifosi e appassionati della “Freccia del Sud” si sono alternati tra i relatori del convegno dal titolo “Mennea, pagine di eroica fatica”, organizzato oggi dal Coni Campania insieme con l’Ussi nazionale e la Fondazione Pietro Mennea presso la sala Filangieri dell’Archivio di Stato di Napoli, con il coordinamento del presidente nazionale dell’USSI, Gianfranco Coppola.

“I giovani hanno bisogno di esempi – ha spiegato la direttrice dell’Archivio di Stato, Candida Carrino -. L’impegno di Mennea nello sport e nello studio è uno dei migliori esempi per i nostri ragazzi”. “Si percepisce quanto di buono ha fatto Pietro – ha aggiunto Manuela Olivieri Mennea – da quanto ancora è ricordato dai tanti che lo hanno conosciuto e anche da chi non lo ha conosciuto ma lo ha seguito nel corso della sua carriera”.

“Tanti intellettuali sono esperti di sport – ha spiegato Valerio Caprara -. A volte anche competenti, altre volte faziosi. Amare lo sport significa amare quello che nella vita è una sfida, leale e incanalata nelle regole, come fanno i bambini. Quello che mi ha colpito da sempre di Mennea era l’ossimoro della sua straordinaria normalità, che mi ha reso orgoglioso delle sue vittorie”.

“Ho vissuto accanto a Pietro i primi anni da atleta, conoscendo un uomo che altri non hanno avuto la fortuna di conoscere – ha raccontato Franco Fava -. A Termoli, alle finali nazionali del Corriere dello Sport, vinsi due gare, così come lui. Eravamo gli unici ad averne vinte due. Era il 16 ottobre di 55 anni fa, lo stesso giorno in cui si disputarono le finali dei 200 metri di Città del Messico, che lui volle tornare subito a vedere. Fu proprio lui a dirmi, dopo il record, che sarebbe stato l’ultimo primatista bianco su quella distanza e ha avuto ragione”.

“Ricordo il Mennea degli inizi, quando si intuiva il talento ma il suo allenatore Vittori non voleva neanche vederlo – ha spiegato Giorgio Lo Giudice -. Poi ricordo un secondo periodo, lui era sempre quello che doveva vincere e battere anche se stesso, per dimostrare a tutti chi fosse. E doveva dimostrare anche al suo tecnico di essere superiore alle bastonate che gli dava ogni giorno”.

Nessuno ha saputo raccontare Mennea meglio di se stesso – ha aggiunto Fausto Narducci -. Ma Gianni Minà riuscì a cogliere meglio di tutti i colleghi il vero Mennea, riprendendolo anche dai suoi libri. Ha sempre messo alla prova il suo fisico facendo tante gare ravvicinate, tra cui a Tokyo una staffetta 4×100, subito dopo i 200 metri senza fermarsi, facendo 20”03, e dopo pochi giorni rifece lo stesso tempo controvento a Pechino. Ha compiuto tante imprese dimenticate che fanno impallidire tanti risultati dei giorni d’oggi”.

“Pietro rappresentava il simbolo della velocità ai miei tempi – ha raccontato Patrizio Oliva -. Volli avvicinarlo la prima volta e da allora siamo diventati amici. Ci trovammo insieme a Mosca, dove vincemmo entrambi la medaglia d’oro. Era una persona di una grande bontà”.

Nel corso del convegno è stato proiettato un estratto dell’intervista di Emanuela Audisio “Soffri, ma sogni” e un’intervista di Gianni Minà a Pietro Mennea, mentre l’attore Claudio Di Palma ha letto passi del volume postumo di Pietro Mennea “Monaco 1972” edito da Colonnese. L’artista Lello Esposito ha donato una scultura rappresentante la sirena Partenope all’organizzatore della Maratona di Napoli, Maurizio Marino, da cui sono state realizzate le medaglie della manifestazione. Inoltre, Davide Polito, presidente della Fondazione Fioravante Polito, ha annunciato la nascita del premio letterario Pietro Mennea.

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