Obiettivo raggiunto per il Napoli che si qualifica agli ottavi di finale di Champions League battendo in casa 4-2 gli olandesi dell’Ajax.
Come all’andata, partita a senso unico a favore degli uomini di Spalletti con gli azzurri in vantaggio già dopo 4′ con Lozano che raccoglie di testa un cross di Zielinski.
Il raddoppio arriva al 16′ con un tiro all’incrocio di Raspadori. Avanti di due gol, e con la qualificazione in pugno, il Napoli ha gestito la ripresa subendo il ritorno dell’Ajax in gol con Klaasen a inizio secondo tempo.
Poi due rigori, uno per parte (di Kvara per il 3-1 del Napoli al 62′, e di Bergwijn all’83’ per il 3-2 degli olandesi). In pieno recupero Osimhen, oggi al rientro, mette il sigillo alla partita per il 4-2 finale. Napoli agli ottavi di Champions. (ANSA).
Luciano Spalletti, tecnico del Napoli, commenta ai microfoni di Sky la qualificazione agli ottavi di finale di Champions League con due turni d’anticipo. Azzurri brillanti anche questa sera e vincenti 4-2 contro l’Ajax: “In serate così si viene coinvolti e trascinati, ad un certo punto mi girava la testa e vedevo le stelline (ride, ndr). Io sono allenatore di ragazzi che hanno fatto una cosa immensa questa sera e hanno portato in campo l’orgoglio di un popolo intero come i napoletani, la loro voglia e determinazione di volerci stare in questa competizione e voler trasferire ai nostri calciatori la garra giusta per riuscire a fare questa qualificazione del genere. L’hanno assorbita tutta.
Napoli che sta giocando un calcio meraviglioso e con leggerezza: “Gli schemi non ci sono più nel calcio, gli spazi non sono più fra le linee ma fra gli avversari. Quel che è fondamentale è saperli riconoscere. Saper andare dentro al momento giusto, avere il coraggio di iniziare sempre l’azione anche quando ti pressano”.
Con Raspadori gran possesso palla e verticalità. Con Osimhen altro sistema di gioco: “Vero. Non sappiamo a che punto Osimhen era, dato che ha fatto pochi allenamenti con noi, per cui era un’incognita. Non ha lavorato per la squadra in fase difensiva perché non era in condizione. Dovevo alzare la squadra da un punto di vista dei colpi di testa e poi ripartire da metà campo perché c’erano dei segnali dove loro palleggiavano benissimo e ci voleva la gamba di uno con questa caratteristica”.