Una lezione di calcio. Il Barcellona mortifica il Napoli al ‘Maradona’ e si prende la qualificazione agli ottavi di finale di Europa League schiacciando e quasi irridendo gli azzurri.
Finisce 4-2 per i catalani e il Napoli deve ringraziare l’imprecisione sotto porta degli avversari perché la sconfitta per la squadra di Spalletti avrebbe potuto essere dai contorni ancor più impressionanti.
Il Barcellona è una squadra disposta in maniera ordinata e armonica che riesce a coprire tutte le zone del terreno di gioco, al contrario dei padroni di casa che appaiono sempre slegati, con i reparti distanti gli uni dagli altri, e privi di identità e di una valida idea di gioco.
I blaugrana (in tenuta giallorossa con i colori della Catalogna) vanno in vantaggio dopo 8 minuti, da azione partita da calcio d’angolo per il Napoli battuto malissimo da Insigne, parte la staffetta Aubameyang-Adama Traorè-Jordi Alba con il terzino che chiude alle spalle di un non impeccabile Meret. Solo 5 minuti per il raddoppio, il Napoli cincischia a centrocampo, Rrhamani perde una palla sanguinosa e De Jong fa partire un destro a giro che finisce nell’angolino.
Sussulto del Napoli al minuto 23, lancio in profondità per Osimhen che viene toccato da Ter Stegen, l’arbitro fischia punizione ma viene richiamato dal Var perchè il contatto è avvenuto in area, penalty per il Napoli, Insigne trasforma. Sembra la scossa per il Napoli, invece per i 20 minuti successivi è un monologo di tiki-taka blaugrana, in cui i giocatori del Napoli non toccano letteralmente palla e corrono a vuoto. Monologo che viene premiato dalla rete del 1-3 a fine primo tempo con capitan Piquè. Non cambia il copione nella ripresa, la squadra di Xavi trova anche la quarta rete con Aubameyang che mette all’angolino un passaggio di Adama Traorè (un vero incubo per Mario Rui).
Inutile la rete di Polotano che sfrutta un errore del Barça in disimpegno difensivo, è già troppo tardi.
In alcuni momenti della partita il Napoli non sembra neppure una squadra di calcio ma un’armata Brancaleone. Il Barcellona domina in lungo e in largo e segna ‘solo’ quattro gol, mentre con un po’ più di attenzione dei suoi attaccanti il bottino, potrebbe essere di 6 o 7 reti. I fischi di tutto lo stadio a dieci minuti dalla fine accompagnano l’uscita dal terreno di gioco di Insigne, sostituito da Petagna. (ANSA).
Luciano Spalletti, tecnico del Napoli, ha commentato ai microfoni di Sky Sport il 4-2 subito al Maradona contro il Barcellona: “Bisogna essere onesti, loro sono partiti molto meglio di noi. Il raddoppio di De Jong ha reso tutto difficile, poi quando siamo rientrati in partita abbiamo subito anche il terzo gol ed è diventato ancora più complicato. C’è un grande dispiacere, stasera si era ricreato il clima Napoli: ci abbiamo messo tanta fatica per essere qui tutti insieme, questo ci lascia doppiamente dispiaciuti, forse più del risultato. Però abbiamo fatto anche delle cose fatte bene; on siamo mai riusciti a rimetterla in pari la partita da un punto di vista di normalità di scorrimento, perché ogni volta che si è fatto l’accenno e si è preso in mano qualcosa è arrivato il colpo da ko”.
Come si spiega quei dieci minuti iniziali?
“Prima di tutto io sono sempre il primo responsabile quando la squadra non riesce ad avere un atteggiamento corretto. E poi forse in quei momenti lì abbiamo tentato di tenerla ancora di più per andare contro a quella che poteva essere una risposta agli avversari per non farci vedere intimoriti. Volevamo andare contro alla loro veemenza di venirci addosso, non siamo stati bravi a trovare i giocatori fra le linee, il trequarti soprattutto. Non siamo riusciti a uscire e loro hanno continuato sicuri della loro forza”.
Vi sono mancate delle possibilità a causa di alcune assenze?
“Ci sono calciatori che hanno più qualità a fare determinate cose. Lobotka quando lo attacchi ha questa torsione con la guida della palla che se ti esce così è un po’ come quando abbiamo preso il gol in contropiede: ti trovi campo aperto per ribaltare l’azione. Però Demme e Fabian sono calciatori che sanno giocare: andare a prendere quelli che mancano per la soluzione diventa un abbassare la fiducia verso chi ha giocato. All’inizio abbiamo sbagliato troppo per quelle che sono le nostre capacità su questo fraseggio, abbiamo insistito sul possesso basso su cui loro in parità numerica ci venivano a prendere. E lì dobbiamo andare sulla punta. È stato coraggio insistere a tentare di giocare: è sintomo di voler fare le cose, di voler prendere delle decisioni. Però abbiamo sbagliato troppo e li abbiamo trovati in grande serata, sono stati bravi a giocarsi la palla addosso e crearsi lo spazio per andare a tirare. Dopo il 2-1 avevamo un po’ riordinato le idee, una volta preso il terzo su corner diventa difficile: con loro, se giochi in parità numerica in campo aperto, lo trovano l’uomo libero. Dispiace, dobbiamo riorganizzarci bene e valutare bene quel che è successo, senza rimanere affogati in questa gara”.
C’è una difficoltà del calcio italiano? Oggi avete sofferto la superiorità tecnica del Barcellona. “Ma io lo vedo in evoluzione il calcio italiano, questo fatto di costruire da dietro, andare addosso all’avversario… Vedo tante squadre che fanno un calcio più feroce e propositivo: è chiaro che se si va a confrontarsi con alcune squadre straniere, come noi al Barcellona e la Lazio al Porto, si torna lì. Noi abbiamo la possibilità di avere di livello altissimo tutti quei giocatori che ha un avversario come il Barcellona? Averli tutti renderebbe diverso il confronto visto stasera. Però per quanto riguarda il calcio italiano, in generale, io vedo linee difensive che vogliono giocare alte. Magari si poteva fare una scelta diversa, aspettare il Barça al limite dell’area, invece l’abbiamo sfidato e ne abbiamo pagato le conseguenze. In generale ora le squadre italiane sono allineate verso un calcio propositivo, che ti sfida senza troppi tatticismi”.
Sul primo gol qual era l’idea sul corner poi andato malissimo? “Di scambiarsi la palla corta per poi fare un movimento dentro l’area di rigore. C’è stato questo malinteso e poi loro hanno preso subito il sopravvento numerico: non siamo stati bravi a fare fallo e l’hanno portata fino in fondo. Loro anche quando si trovano in parità numerica diventa difficile: si doveva fare fallo, non ci siamo riusciti. Bisogna imparare anche questo, quando ci sono quelle squadre che si vedono in difficoltà sulla pressione fanno il fallo tattico e rimettono a posto le cose. Noi non ce l’abbiamo fatta e dopo l’errore non abbiamo sopperito con furbizia e mestiere. A noi stasera dispiace per la gente che c’era, c’erano 42 mila persone, c’era tanto entusiasmo, c’era questo effetto Maradona, ci piaceva essere all’altezza della situazione”.
Ultima notte europea di Insigne a Napoli.
“Sono in molti che apprezzano quello che ha fatto in questi anni, fino alla fine abbiamo bisogno di lui”.