Partita a Napoli la bonifica della spiaggia di Trentaremi. I rocciatori sono al lavoro per eseguire le opere di disgaggio e pulizia delle falesie rocciose, necessarie per la messa in sicurezza temporanea della spiaggia che permetterà lo sbarco delle maestranze per la rimozione dei rifiuti presenti ed il trasporto in discarica.
Sulla spiaggia, oltre a rifiuti generici portati dal mare, sono presenti ingenti quantità di materiale di scarto in fibrocemento (amianto) e semilavorati siderurgici industriali, provenienti dai vicini stabilimenti dell’ILVA e dell’Eternit di Bagnoli, scaricati dall’alto del promontorio tra gli anni ’50 e ’60. L’attenzione sul depauperamento dell’area causato da tali sversamenti fu già accesa dal quotidiano “Il Mattino” nel 1959, e Italia Nostra (1960). Negli articoli dell’epoca, venivano riportate le immagini dei camion che sversavano dall’alto rifiuti sui costoni tufacei della Baia.
Negli articoli dell’epoca, venivano riportate le immagini dei camion che sversavano dall’alto rifiuti sui costoni tufacei della Baia. Successivamente negli anni ’80, tali sversamenti furono coperti con terreno di riporto per permettere l’attecchimento delle vegetazione ed il sigillamento della discarica. Purtroppo però, la base della conoide di sversamento è stata negli anni erosa dal mare che ha scoperto e distribuito sulla spiaggia i rifiuti industriali sversati negli anni passati a cui si sono aggiunti i rifiuti generici trasportati dal mare.
La situazione di degrado è rimasta invariata fino all’istituzione dell’AMP di Gaiola diede, infatti, finalmente nuova attenzione e soprattutto nuovi strumenti normativi per poter risolvere una problematica dimenticata da oltre 60 anni. E’ il 2009, infatti, quando il CSI Gaiola onlus, d’intesa con la Soprintendenza Archeologica (Ente Gestore dell’AMP di Gaiola), denunciò per la prima volta, all’allora Commissario per l’emergenza rifiuti in Campania, Guido Bertolaso, la problematica della Baia di Trentaremi riaccendendo l’attenzione sulla questione dopo 50 anni.
Da allora è andato avanti un lungo iter più volte bloccato anche per le difficoltà logistiche dovute all’elevato rischio frana tuttora sussistente, che non permettevano lo svolgimento delle operazioni in condizioni di non sicurezza. Negli ultimi anni l’apertura del Caso EU Pilot 5972/13/ENVI per le verifiche di contaminazione del Sito Natura 2000 – SIC IT8030041 “Fondali Marini di Gaiola e Nisida” da parte del SIN di Bagnoli, ha dato l’opportunità al Parco di portare nuovamente all’attenzione diretta del Ministero dell’Ambiente la problematica di Trentaremi direttamente connessa al SIN di Bagnoli. Parallelamente, grazie alle indagini portate avanti dalla Capitaneria di Porto di Napoli, nel Dicembre 2014 la Procura della Repubblica di Napoli, ha notificato l’esecuzione di sequestro preventivo della citata Baia di Trentaremi.
A seguito del sequestro si è riusciti a creare un Tavolo tecnico coinvolgendo tutti gli enti competenti (Regione Campania, Città Metropolitana, Comune di Napoli, Aut. Portuale, Capitaneria di Porto, Soprintendenza Archeologica, Parco Sommerso Gaiola, ASL, ARPAC) attraverso il quale si è arrivati alla definizione nel Giugno 2016 del progetto esecutivo per la “rimozione di rifiuti ed M.C.A. dall’arenile della Baia di Trentaremi e dai fondali prospicienti”, realizzato e finanziato dell’Autorità Portuale di Napoli, individuata dalla Procura della Repubblica quale soggetto responsabile all’attuazione della bonifica. Per permettere l’accesso alla spiaggia la Città Metropolitana si è accollata l’onere della temporanea messa in sicurezza della falesia mediante opere di disgaggio, eseguite da rocciatori specializzati. L’AMP Parco Sommerso di Gaiola, ha già messo a disposizione del soggetto attuatore tutti i dati tecnico scientifici disponibili in proprio possesso sull’area e la collaborazione dei propri esperti nei settori della botanica, ornitologia e biologia marina, mentre la Guardia Costiera ne garantirà la sorveglianza ed il regolare svolgimento. La Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Napoli, che ha dato il proprio nulla osta ai lavori in qualità di Ente gestore dell’AMP Parco Sommerso di Gaiola, ha già chiesto che dopo questa prima fase di pulizia si prendano le opportune soluzioni definitive per evitare che il mare continui ad erodere il piede della scarpata rispargendo sulla spiaggia altro materiale in fibrocemento. La fase di disgaggio e “temporanea” messa in sicurezza del costone dovrebbe durare circa 15-20 giorni e la successiva attività di pulizia via mare circa 30 giorni condizioni meteo permettendo. Una volta terminate le operazioni di bonifica la spiaggia resterà comunque interdetta per l’alto rischio di caduta massi a cui è soggetta, quindi deve essere chiaro che l’intervento non è volto a restituire la spiaggia alla fruizione pubblica e che il rischio frane è un rischio assolutamente attuale e reale. Maurizio Simeone, responsabile del Centro Studi Interdisciplinari Gaiola Onlus, che da anni si batte per la risoluzione della problematica ringrazia “per l’impegno e la collaborazione le tante persone e gli Enti, in particolar la Guardia Costiera, l’Autorità Portuale e la Città Metropolitana, che, a vario titolo, in questi anni hanno permesso di superare le numerose difficoltà logistiche e non solo per arrivare a questo primo importante risultato.” (ANSA)